Breaking News
Loading...
lunedì 11 luglio 2011

Aveva grossi progetti per sé. Si immaginava circondato di di fidi allievi, come lui era stato per altri. Aveva passato buona parte della sua vita dietro al combattimento e voleva farne un lavoro. L'opportunità gli si presentò grazie a qualche viaggio e ad una sorta di franchising, di cui perlatro andava molto fiero. Era una persona onesta e limpida, aveva studiato tanto per arrivare lì, certo non lontano per il mondo borghese, ma in alto per lui del mondo dei combattenti. Forse ancora troppo ingenuo per capire come reclutare persone iniziò a dichiarare alfieri della sua causa tutti quelli che gli capitavano sotto tiro, anche se, in vero, non troppo motivati. L'importante, pensava, era munirsi di un piccolo esercito di fedeli che lo avrebbero stimato e rispettato, magari anche a ragione. In fondo era una persona valida.
Proprio per quella smania di adepti, alla quale il suo altalenante ego non sapeva rinunciare, si trovò tra le mani un ragazzo che forse se avesse incontrato qualche anno dopo non sarebbe neanche entrato in palestra. Non aveva bisogno di imparare a combattere il ragazzo. Aveva cattiveria, grinta e corpo dalla sua. Avrebbe saputo menare le mani anche se si fosse dato al ciclismo.
Con la presunzione frequente nel mondo delle discipline del combattimento, pensava sopravvalutandosi, che lo avrebbe cambiato e gli avrebbe dato una rigorosa disciplina. Combattendo, il ragazzo, guadagnava rispetto per sé e per il suo maestro, vinceva e convinceva, anche se non proprio tutti. Proprio il maestro stesso rimaneva infastidito nel vedere nel combattimento la violenza che sapeva esprimere, sembrava non avere rispetto per niente e per nessuno e pareva combattere non per vincere ma per sfogare una sua qualche valvola evidentemente difettosa. Nei momenti pubblici però bastava la faccia da duro, magari per la foto, da affiancare a quella sempre torva del ragazzo, per convincere tutti che lui era fiero e che sì, loro, erano dei duri.
Frequentava, il ragazzo, persone che avevano famiglie che tirando le somme avranno avuto tre o quattro ergastoli, contando ciascun membro e cumulando le pene. Di tanto in tanto partiva per qualche spedizione punitiva ed era chiamato per l'occorrenza proprio per quelle sue abilità nel combattimento. In palestra era malvisto, ma tutti se lo tenevano per sé. Era troppo chiaro che non era "una brava persona" ma da qui a dirlo ce ne passa.
Lo vedeva mentre si allenava e pensava se questa realtà fosse quella che aveva immaginato. Aveva passato le sue conoscenze a chi non ne aveva bisogno e forse neanche avrebbe dovuto averle. Aveva tra le mani una belva che al circo era però sempre fiero di mostrare come sua creatura, l'aveva cresciuta lui.
Non sapeva proprio come districarsi da questo conflitto. Tenere i succcessi per sé e fingere di non sapere quanto di torbido vi fosse nel ragazzo era quello che aveva sempre fatto, ma col passare del tempo diveniva sempre tutto più pesante. A poco a poco era diventato un confidente e sapeva anche dove andava a regolare conti "con le buone o con le cattive, ma meglio le cattive" e sapeva che girava sui SUV pieni di colli cinti d'oro e polvere bianca.
Un giorno il ragazzo gli rispose male davanti a tutti. Gli prese il panico. Sapeva che lui era forte e bravo e forse, alle brutte, avrebbe avuto la meglio. Ma sapeva che non avrebbero combattuto con le stesse armi poiché l'altro ne aveva anche di ferro se voleva. Con la rapidità di un computer iniziò a elaborare dati. No, con lui non sarebbe andata finire male, pensava, era la sua guida. Ma forse sì, perché oramai aveva ascoltato troppo e chi tace acconsente e senza capirlo lo aveva assurto anche lui a boss della situazione.
Risolse, non si sa come, fingendo che quella risposta cattiva e di sfida era frutto della loro confidenza e ci scherzò sopra per far vedere a tutti, che sì, lui se lo permetteva solo perché aveva più confidenza. Se non fosse stato che il ragazzo gli teneva gli occhi addosso con la testa bassa e pronta a partire ci avrebbe creduto pure lui magari.
Pensava a quando progettava la sua carriera d'insegnante e aveva in mente ben più romantici scenari e bestemmiava tra sé e sé la sua inettitudine. Avrebbe volentieri bruciato tutte le coppe e coppette che aveva preso con lui.

Lo scritto in questione è puramente frutto di fantasia e qualunque riferimento a fatti e persone è puramente casuale.