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venerdì 15 febbraio 2013

La finezza dell'inteletto si vede quando una mente è capace di destreggiarsi con tante variabili. Distinguere un praticante oltre che per età, sesso e background anche per cultura e grado di istruzione significa introdurre nell'analisi una bella e complessa variabile. Cogliere queste sfaccettature è ad uso di chi raggiunge la maestria in quello che fa. L'assunzione stessa dell'idea della difesa personale è un atto di coraggio intellettuale e di sprezzo verso il conformismo, che marzialmente parlando, si è oggi proteso verso la distruzione degli idola della difesa personale. Come tutte in le rivoluzioni, si tagliano anche quelle teste che non andrebbero tagliate, si eccede col piglio del rivoluzionario depositario della "verità" e si finisce col gettare alle ortiche anche quello che di buono c'era stato, in nome della palingenesi giacobina. Paolo Girone si è inserito con la saggezza della persona di intelletto nel processo evolutivo delle arti marziali e in questa evoluzione ha saputo conservare ed evolvere allo stesso tempo. Ha saputo adeguare le sue attività tradizionali alle istanze moderne, eliminandone comunque il vecchiume, così come ha saputo essere interprete attivo e prolifico delle nuove discipline e dell'avanguardia marziale.
Paolo Girone, gestisce un ampio orizzonte di possibilità marziali, senza per questo addentrarsi nel pericoloso mondo del "far tutto". E' una delle personalità di base del prototipo che piace a Try To Fight! ovvero colui che ama diverse angolazioni della cultura, della pratica e dell'efficacia marziale.

L'intervista:

 Ciao Paolo, Presentati agli amici di TTF che non dovessero conoscerti. Esordi, esperienze, gavetta... 
Sono nato nel dicembre 1975, pratico arti marziali dal 1990; dopo un primo, brevissimo , periodo con il karate, dal 1991 ho iniziato lo studio del wing chun kung fu, che continua tutt’ora, dal 1998 al 2001 escrima, dal 2001 kali , dal 2004 muay thai, dal 2005 brazilian jiu jitsu ed mma. Nel frattempo ho conosciuto e sempre più apprezzato il campo della preparazione fisica, dedicandomi con passione all’allenamento funzionale. L’arte marziale che per prima mi ha appassionato è stata anche quella che mi ha spinto alla ricerca, al confronto continuo; di qui il nome del network che ho l’onore di dirigere Wing Chun Research Association (WCRA). Ho aperto il mio primo corso nel 1996 e dal 2003 insegno per professione.

Ho visto che gestisci sia corsi a carattere "tradizionale" sia corsi a carattere sportivo. Spieghiamo ai lettori in cosa consiste la differenza dei due approcci e a chi potrebbe essere più adatto l'uno e a chi l'altro.
È proprio cosi: nella WCRA pratichiamo stili tradizionali ma orientati fortemente al combattimento reale, il wing chun ed il kali, e discipline più marcatamente sportive quali le mma e il bjj, oltre a corsi di sola preparazione fisica, nello specifico allenamento funzionale. Io personalmente amo tutto ciò che faccio, ne ho fatto la mia vita e la mia professione, ma capisco che naturalmente il praticante medio, per gusti o esigenze di tempo e di energie, debba fare delle scelte. Quando qualcuno viene a trovarci in accademia, cerco di farci una lunga chiacchierata per capire cosa stia cercando, perché molto spesso non si ha una corretta visione di una disciplina e si può rimanere velocemente delusi da scelte affrettate. Capita anche che ci siano persone che, anche solo vedendola, si siano già appassionate ad una delle arti che pratichiamo, in quel caso tutto è ancora più facile. Negli ultimi anni , grazie ad internet, l’utente medio delle palestre è decisamente più informato, anche se non sempre correttamente. Da noi è possibile provare tutto ciò che insegnamo, ma tendenzialmente indirizzo verso il Bjj un pubblico giovane e il pubblico femminile, se interessato a coniugare arte marziale e vera e propria pratica sportiva; il wing chun ed il kali, invece, tendenzialmente sono più adatti ad un praticante più adulto e di buon livello culturale, perché sono discipline che hanno bisogno di uno studio attento e paziente per poter essere comprese ed apprezzate nella loro bellezza ed efficacia. Naturalmente queste sono indicazioni di massima che nascono dalla mia esperienza. A loro vantaggio, però, sono orientate fortemente al combattimento, più di altri stili tradizionali, e sono perfette per quella che molti, con un termine che non gradisco, definiscono “difesa personale”.

Spesso le arti marziali tradizionali vengono bollate come inefficaci. Cosa risponderesti a chi afferma questo?
Che hanno ragione! Sono molto spesso inefficaci perché quasi sempre trasmesse in modo a mio giudizio errato, con più attenzione ai numeri che al duro lavoro ed alla qualità. Inutile negare che buona parte della loro straordinaria diffusione si deve al fatto che sono state spesso rese estremamente accessibili. Non si può allenarsi per un’ora e mezzo e non versare una goccia di sudore. Ma si tratta, alla fine, di onesta intellettuale di chi insegna: se ti racconto che, senza essere colpita , senza stancarti, senza neppure scomporti l’acconciatura anche una ragazza di 50 kg può facilmente avere ragione di un energumeno di 90, non sono un professionista serio.

Rovescio della medaglia: spesso gli sport da combattimento vengono descritti come adatti solamente a persone giovani e con tanto tanto tempo da dedicargli. A questi cosa rispondi?
Non è così, io ho in accademia professionisti che si allenano 8 volte a settimana e competono ad altissimi livelli , cosi come cinquantenni che vogliono tenersi in forma, fare gruppo , imparare a difendersi, e hanno la possibilità di farlo integrandosi perfettamente con tutti gli altri. Avere dei campioni o dei maniaci dell’allenamento vicino a te , deve rappresentare uno stimolo, mai un obbligo. Ognuno fa ciò che può, l’importante è la qualità, su quella non si transige indipendentemente dalle ambizioni dell’atleta.
Con quale regolamento secondo te una persona comune può provare a combattere? Quali discipline vedi adatte a far confrontare persone che non hanno, magari, alcune attitudini peculiari del fighter vero e proprio?
Certamente le discipline di grappling, il jiu jitsu brasiliano su tutte. Si tratta di uno stile ad altissimo contenuto tecnico, sicuro nella sua pratica e privo di colpi, che punta controllo dell’avversario mediante leve articolari e strangolamenti. Molti hanno il terrore dei colpi all’inizio, di riceverne quanto di darne, e in questo modo superano velocemente le prime inibizioni.
Parlaci del tuo team agonistico. Come gestite gli allenamenti, in cosa andate a competere, risultati....
Il team agonistico è nato nel 2007 con le prime competizioni di submission wrestiling in giro per l’Italia, in seguito anche con il Brazilian Jiu Jitsu, il K1, le MMA , il Kali sportivo. Tanti bellissimi momenti e tanti successi, ma per parlare solo dell’ultimo anno: le partecipazioni e le vittorie al Ronin F.C. , la partecipazione e il buon piazzamento di 2 nostri atleti al campionato europeo di bjj di Lisbona, l’entrata nella Nazionale Italiana di MMA FIGRMMA di Carlo Milani e la sua partecipazione al mondiale di Cracovia, i numerosi ori vinti e la vittoria come squadra al campionato di Combat Kali nelle specialità bastone e colpi, sono bastone e mani nude, la vittoria a squadre in 3 tornei di bjj (di cui 2 no gi) e 3 di mma organizzati in Puglia, la partecipazione a numerose competizioni su tutto il territorio nazionale.

Paolo Girone quali progetti ha per sé, nel suo futuro marziale?
Diffondere sempre di più le discipline che amo, pratico con entusiasmo e insegno, far crescere il nostro network sempre di più, ma soprattutto spero di continuare sempre ad imparare.
Paolo chi ti senti di ringraziare per il tuo percorso? 
Se dovessi ringraziare quelli che mi hanno insegnato, dovrei fare davvero tanti nomi; scelgo invece di ringraziare quelli che da me hanno imparato, quelli che mi hanno fatto il dono più importante, quello della fiducia. Persone che all’inizio sono stati sono allievi, poi compagni di strada: 
Alberto de Giosa, Michele Lattanzi, Raffaele Spinelli, Claudio Soleti (mio primo allievo di bjj) Emanuela Soleti, prima valente atleta poi compagna davvero supportiva, Andrea Moresca, Michele Saliani, Marco Simone, Carlo Milani, Danilo Scarafile, Pier Dragone.
Oguno di loro, a modo suo, ha reso possibile o più facile il mio lavoro passato o presente, e a loro vanno i miei ringraziamenti.


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