Breaking News
Loading...
domenica 1 maggio 2011

Abbiamo spesso visto su queste pagine come praticare una disciplina legata al combattere spesso sia distante dal combattere vero e proprio. Così come il sempre attuale Bruce Lee ci suggerisce in alcuni suoi scritti, dobbiamo liberaci dei Kata, delle forme, degli schemi rigidi e non ci si deve ingabbiare nel proprio stile. Alcune cose, probabilmente non pienamente utili, mi permetto di suggerirle.

Quando incontro praticanti che anche dopo anni non sanno i nomi delle tecniche o nulla della cultura, delle informazioni relative la disciplina che praticano un po' mi infastidisco. Sapere che alcune tecniche di karate e judo o ju jitsu si denominano con otoshi, non è un vezzo culturale, ma ci spiega molto sulla dinamica di caduta nettamente verticale della tecnica. Così tutte le tecniche che fanno parte della dimensione uchi hanno delle caratteristiche che possono non essere studiate singolarmente e volta per volta. Basterebbe sapere che nell'ultimo termine giapponese si nasconde il concetto di percossa, che nella nomenclatura nipponica si differenzia dal pugno. Avere un lessico del tutto intraducibile, perché non ne capiamo un piffero, è solamente un inutile fardello. Non sapere che nel Kung Fu bong sao significhi braccio ad ala, ci fa chiedere se non sia migliore indicare questa tecnica con una dicitura italiana. Come spesso accade, i nomi delle tecniche parlano e spiegano molto. Non sapere che Ma Bu o Kiba dashi significa posizione del cavaliere, ci priva di un siggerimento visivo importante e ci priva di un messaggio che forse voleva conservare chi ha divulgato la tecnica con questo nome. Jujiteri che ignorino alcune basi storiche e filosofiche del Jiu Jitsu sviluppato dai Gracie effettivamente non fanno altro che praticare una forma di Judo a terra, senza capire le implicazioni profonde della loro pratica. Contare in giapponese gli addominali, cosa facevo fin da bambino, non serve se poi sono oscure terminologie come sandan, o ikkyo. Avere cultura marziale non è solo un vezzo ma ci semplifica il lavoro. Ci aiuta a categorizzare, a sapere in anticipo l'argomento di una tecnica o di un principio, ci aiuta a sapere come chi ci ha preceduto vedeva una determinata azione o cosa.
Nello stesso modo informarsi su discipline che non pratichiamo ci aggiorna sull'evoluzione del marzialismo e dà alla nostra pratica il senso della scelta... e non che siamo capitati per caso alla palestra più vicina.