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giovedì 9 giugno 2011

Nel precedente post abbiamo visto le differenze relative all'intensità e ciò che essa comporta per grappler e per striker. Abbiamo visto come un grappler di qualsiasi livello sia abituato all'uso massimale delle tecniche che conosce mentre lo striker no.

Gli sport ove si colpisce, come la Boxe o la Kick Boxing, hanno dunque il pesante limite della difficile simulabilità del confronto al 100%. Ho potuto seguire dall'esterno la preparazione per le competizioni sia di grappler sia di striker, anche di alto livello. Mentre il grappler simula la gara giornalmente, anche più volte al giorno, lo striker quasi mai allena le condizioni proprie della competizione della sua disciplina.
I guanti da 10 once che usano in competizione passano a 16 once, diventando così canotti, pesanti e gonfi, con una protettività e una offensività totalmente differente. Se il livello della competizione è professionistico allora non prevede il caschetto che però verrà invece usato negli allenamenti e si evita accuratamente il KO. Nello stesso modo accade per paratibia e protezioni simili.
Mentre il lottatore, simula l'evento di gara al 100% delle sue possibilità ogni qualvolta desidera questo non vale per gli sport di percussione dove spesso piccole, ma fondamentali, differenze passano tra gara e allenamento, anche se per la gara stessa.
Un amico con un glorioso passato in diverse discipline di Kick Boxing mi raccontò come scoprì la pesantezza dei colpi dati al 100% solamente il giorno del suo primo incontro a contatto pieno, che nella fattispecie coincise col suo primo incontro in assoluto.

Ma perché è tanto difficile testarsi a pieno se sì colpisce?

Questa è una delle altre grandi differenze tra sport ove si colpisce e sport ove si lotta.
La risposta la troviamo laddove è possibile sia colpire che lottare (leve, compressioni, soffocamenti) per vincere.
Nelle MMA è palese la differenza di un KO e di una resa per sottomissione. La vittima del KO da percossa rimane stordito, spesso pesantemente ferito e è incapace di riprendersi in poco tempo. Spesso è necessario l'intervento dei medici.
Nel Brazilian Jiu Jitsu un atleta agonista può essere sottomesso quante volte desidera in quante competizioni desidera. Nella Boxe, così come in tutti gli sport dove sussistono percussioni, se l'atleta subisce un KO non può combattere per un determinato periodo di tempo, così da salvaguardare la sua incolumità cerebrale.

“Il triangolo che ha cambiato la storia delle MMA”. Così titolava una rivista all'indomani della vittoria di Fabricio Werdum su Fedor Emilianenko. Nelle brutali MMA, la tecnica che “ha cambiato la storia” ha permesso a Fedor, che la ha subita, di battere la resa e alzarsi del tutto incolume subito dopo.
Questo accade quando si perde per finalizzazione.

Quando, invece si perde per KO le conseguenze sono ben più drammatiche. Le federazioni mettono degli stop forzati per gli atleti che subiscono un KO con stato di incoscienza. Il rischio del ripetersi di microtraumi cerebrali viene tutelato in questo modo.

La conseguenza è una e inevitabile: Negli sport lottatori ciascun praticante si confronta nella totalità della sua disciplina, negli sport ove si colpisce un piccola percentuale di praticanti (probabilmente solo gli agonisti) sfruttano al 100% le tecniche e il regolamento della disciplina.

Per questo motivo dobbiamo avere chiaro che quando ci troviamo di fronte uno striker non agonista costui potrebbe non aver portato mai nessun colpo a segno a contatto pieno né averlo subito. Prendere qualche sberla, a scanso di equivoci, non è fare a contatto pieno.

Il praticante di discipline di striking se non agonista in realtà effettua sempre una blanda
simulazione ritualizzata della sua disciplina d'appartenenza. E non solo. Più è violento il regolamento più sarà distante la pratica del non agonista da quella dell'agonista.
Prendiamo ad esempio il regolamento della Thai Boxe. Tranne gli agonisti, che sono una risibile percentuale, gli altri praticanti, gli amatori, non si avvicineranno mai alla pratica totale della disciplina. Anche tra gli agonisti si devono limitare i colpi tant'è che negli eventi europei si evitano i colpi di gomito che eppure fanno parte della disciplina siamese.

Il quesito è questo: E migliore una disciplina che ha una parvenza estetica di aderenza col confronto reale ma del tutto simulata, ritualizzata, ammorbidita o una disciplina evidentemente fine a se stessa (come il Judo o la lotta greco romana), ove evidentemente le mutilazioni del regolamento la differenziano ampiamente da un confronto reale, ma praticata con tecniche tirate al 100%?
Le MMA sembravano aver dato una risposta...
Vediamo come procede la nostra analisi nel prossimo appuntamento.

La tecnica che termina questo incontro possiamo simularla anche al parco tra amici e al 100%


La tecnica che termina questo incontro non è simulabile o allenabile su un partner.