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venerdì 18 febbraio 2011

Sono molto emozionato. il "combate!" si avvicina. La tensione si alza e si abbassa ipertrofizzando il cervello, come in un esercizio ginnico. Partecipare ad una gara per me è strano. Sono sempre stato contro la competizione marziale, per diversi e tanti motivi, qui spesso enunciati. Certo, dirlo prima di partecipare ad un evento sportivo è sicuramente una posizione vulnerabile. Se vai male pare che hai messo le mani avanti, se vai bene sembra il vezzo intellettuale di un narcisista. Ma chi vorrà essere malizioso, lo sarà comunque, indipendentemente da quanto scriverò ora.
Morihei Ueshiba
La società ci classifica spesso, forse continuamente. Classifica anche ciò che ci piace, i nostri gusti e li chiama audience o "hit parade". Queste classifiche influenzeranno ciò che ci piace a loro volta e ciò che no, in una circolarità, ove sarà impossibile rinvenire la causa e l'effetto. Le arti marziali non sono nate per classificare gli uomini, al contrario credo che esistano per renderli sanamente irriverenti verso gli urti del quotidiano. Cosa potrà mai importare a chi ha combattuto davvero, col cuore, col sudore, a chi ha messo a rischio la propria incolumità, di un idiota che gli taglia la strada? Se ha combattuto davvero una volta sola, molte cose appariranno piccole, non degne di attenzioni. Combattere è come mangiare, bere, riprodursi, dormire. E' qualcosa per cui siamo nati. Tutti. Chi ti dice sei o non sei un combattente non lo può essere egli stesso. C'è davvero chi può non combattere a questo mondo?
Combattere in questa società dove tutto è urlato, sembra un momento per tacere e far tacere. Spero di non vedere scene pietose, come purtroppo mi è capitato già, spero che il combattere sarà rispettato nella sua sacralità. Ne sarei davvero deluso se non fosse così.
Cosa differenzia la gara con i combattimenti avuti sul tatami di casa mia? Chi vince cosa e perché ha vinto? Chi perde cosa e perché ha perso?
Perché mai darsele sotto i riflettori, col pubblico, anzi che nell'intimità del dojo? Perché sto andando? Per dimostrare cosa?
Cerco in questo evento un tipo di confronto, un tipo di lotta. Un tipo di strategia e di combattimento che voglio provare. Solo questo sinceramente. Non cerco gloria sebbene tema il ludibrio. Voglio solo provare a combattere in un contesto che cambia il combattimento nei suoi vizi e virtù. In fondo, con la consapevolezza di chi mi ha allenato, sarei potuto scendere di peso ancora, e scendere quindi di categoria. Ho voluto invece addirittura farmi accorpare ai -100,5kg. Io vengo da un'idea. Nella mia idea non ci sono categorie, non si fa la dieta prima e non si fa riscaldamento. Io non sono interessato al peso del mio avversario e non mi interessa il mio. Che sia un gigante o un fuscello, forte o debole, l'esito del combattimento avrà determinato chi ha saputo sfruttare meglio il regolamento. Che pesi come me poi mi interessa poco. La mia idea prevede che quella persona più pesante che mi ha battuto avrebbe potuto richiedere la mia marzialità per strada e obbligarmi a mostrarla. Lì non avrei potuto dirgli che siamo fuori categoria. Avrei dovuto semplicemente provare a combattere. Forse mi ricrederò e vi scriverò che fare la dieta e scegliersi la propria categoria col bilancino è quello che facevano i samurai, un tempo (sempre buoni per ogni retorica marziale). Solo i coglioni non cambiano idea, dicono i saggi.
Sono emozionato e contento. Vado a fare un'esperienza comunque importante. Sicuramente mi inorgoglisce. Anche se sinceramente capisco che mi emoziona di più quando il contatore delle visite del sito mi dice che qualcuno ha cercato "Nicola Mercuri bjj" oppure informazioni sulle arti marziali giapponesi o su un libro e ha trovato me. Magari avrà trovato parole nuove, pensieri nuovi. Magari avrò divulgato quel poco che ha chiesto tanto per essere conosciuto. Mi inorgoglisce più di ogni risultato materiale quando qualcuno che stimo, e spesso neanche immagina quanto, mi cita, o condivide un mio articolo su FaceBook. Questo è un ottimo risultato. Senza podio di sorta.