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lunedì 21 febbraio 2011

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Questo post era in origine ben più lungo di quanto ora sia presente. La parte mancante riguarda l'analisi della gara, della mia lotta. Per motivi di rispetto verso persone che sarebbero state tirate in ballo in una querelle certamente indesiderata non lo pubblico integralmente. Ho scelto invece di pubblicare la parte rimanente -con qualche errata corrige- poiché, scritta a caldo, tratta i temi fondanti di questo sito.
La parte seguente riguarda il mio immediatissimo dopo gara, le sensazioni appena sceso dal tatami.
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Nella confusione [del dopo gara, appena persa ndr] mi arrivano mentori d'ogni tipo e tutti hanno la loro verità incrollabile. Arriva quello che con l'aria di chi la sa davvero lunga mi prende con le dita la circonferenza del polso e dice che ho "la struttura" da -76. Arriva quello che mi dice che secondo lui dovevo prima farmi le gare da bianca, togliendomi qualche soddisfazione e provare l'europeo delle bianche e poi farle da blu. Qualcuno mi dice che devo combattere in -88,3. Altri mi dicono che combattere e metterci la faccia è già onorevole. La maggior parte pare si siano scordati che sono stato accorpato alla categoria superiore.
Il "professionista mascherato". Croce e delizia di ogni sport amatoriale
Penso alle gare, ai miei dubbi, alla mia visione del marzialismo. Cintura bianca e campionato europeo, sono due cose che giustapposte suonano come una presa per il culo. Mi immagino se me lo fossi sentito dire qualche anno fa, quando non sapevo del Jiu Jitsu brasiliano. "Ciao Nicò, come stai? ma lo sai che sono campione europeo delle cinture bianche?". Avrei riso di gusto. Eppure oggi è realtà (non per questo non bisogna riderci di gusto). La cintura che significa "privo di esperienza, non fategli male", ha un campionato europeo e se lo vedete sono accaniti e navigati come le puttane del far west. Parlando un altro saggio, fortunatamente non riferendosi a me, mi spiega che secondo lui è assurdo progredire di cintura senza gare. Mi dice che una marrone deve aver visto e vinto questo e quello sennò non lo può essere. Una nera idem. Inizio ad aver difficoltà anche con la matematica e con le statistiche. Queste persone che mi parlano sono una maggioranza nel Jiu Jitsu Brasiliano? Che percentuale sono? Ma non è che "i miei" sono una triste, trita, sfigata minoranza? Ma sta a vedere che loro hanno ragione e che io voglio la bicicletta ma non so pedalare? Ma sta a vedere che alla fine sono io che non ho capito un cazzo di questo Jiu Jitsu?
Tornando, chi mi fa i complimenti per il coraggio, chi mi dice che devo dimagrire e tirarmi.
Da massiccio sono passato a ciccio. Non capisco davvero. Quando lotto tutti apprezzano la mia fisicità ora sono diventato un nano con ambizioni di categorie da giganti... ma, cazzo, io sono pure un insicuro e a me questa stazza rassicura... e se diventando filiforme e/o definito non mi sentissi forte come prima? ... magari avrei risultati in gara, ma se poi nella vita perdessi la sensazione di sicurezza che mi dà oggi il mio corpo? Sarebbe una conquista marziale?
Quanto dovrei sacrificare, quanto peso dovrei perdere? Che categoria?
Per cosa poi?
Sarà la delusione, sarà che in fondo siamo tutti rosiconi e perdere fa prudere il culo a tutti, ma quando vedevo Helio o Royce non pensavo che la loro fosse l'arte, della dieta, della ricerca della categoria attraverso una complessa equazione "peso, forza, altezza, cintura", l'arte dei bicipiti gonfi e dell'addome a tartaruga.
Penso a quando mi fu detto in un italo-portoghese di mediazione linguistica, in risposta alle mie rimostranze verso un bravo uomo che mi lussò la spalla (una spalla lussata, se non operata, è un danno permanente)
Jiu Jitsu è cacciveria
E io non sono caccivo, neanche un po'.