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venerdì 3 agosto 2012

Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, Oreste Leonardi, Domenico Ricci.
Nomi, nient'altro che nomi. Non vi dicono niente vero? Proviamo con questi allora.
Alberto Tomba, Clemente Russo, Aldo Montano, Valentina Vezzali, Andrew Howe...
inutile continuare avrete riconosciuto sicuramente di chi parliamo.
La prima lista dei nomi, quelli che non ci dicono nulla, ha qualcosa in comune con la seconda.
Sono tutti Servitori dello Stato. I primi però sono tutti morti.
Questi anonimi non sono morti né di vecchiaia né di malattia, né sono eroi risorgimentali. Oggi sarebbero ancora vivi e vegeti, forse tutti. Questi anonimi sono morti ammazzati, sotto i colpi d'arma da fuoco o d'esplosivo, chi delle Brigate Rosse chi della mafia. Sono nomi presi dalla scorta di Aldo Moro e di Paolo Borsellino. Questi anonimi Servitori dello Stato sono morti senza presenziare a reality show, senza farsi leggere sui rotocalchi rosa, senza nessuno che li sponsorizzasse. Sono tutti morti ammazzati.
E' un'anomalia tutta italiana e del nostro Comitato Olimpico (quello che gestisce indirettamente il Calcio... e non ci dobbiamo dire altro, vero?), quella di avere “atleti di Stato”, accorpati alle Forze dell'Ordine. Succedeva nella dittature, sembra che sia una nostra peculiarità in occidente.
La lista dei secondi, quella dei nomi famosi, li abbiamo dapprima pagati noi, poi li hanno pagati gli sponsor che si sono procacciati grazie al fatto che il nostro Stato gli ha permesso di divenire delle Star dello sport. Sono formalmente poliziotti, carabinieri o altro, ma non saranno, o non lo sono mai stati, davvero operativi. C'è un sottobosco di persone che paghiamo noi che vengono insigniti con le più alte onorificenze di questa Repubblica e che vestono una divisa, quella dei primi, di quelli tutti morti. Una divisa che non hanno spesso rispettato per comportamento e per contegno, una divisa che gli hanno messo lo Stato e il Comitato Olimpico nazionale a tutta spesa nostra. Colleghi di persone che non li conoscono e che loro non conosceranno mai, perché sono morti e perché i loro nomi suonano come Mario Rossi, anonimi.
Clemente Russo, al reality "la talpa"
Tra le tesi a favore dell'ingresso di determinate discipline nel circolo olimpico, c'è anche questa: tale ingresso favorirebbe il professionismo e alzerebbe il livello globale, anche grazie ai gruppi sportivi delle Forze Armate.
Il professionismo viene favorito dagli imprenditori, pertanto dalle economie. Ai miei amici talentuosi che vivono di Jiu Jitsu, ad esempio, non auguro di indossare una divisa che non sentirebbero, di divenire dei parassiti del nostro Stato. Preferisco augurare loro di trovare qualche ottimo imprenditore illuminato disposto a cacciare soldi e a farli girare, che li tratti per ciò che sono. Atleti. Non falsi militari, non Sputnik umani da lanciare per la propaganda politica, che non indossino la divisa degli eroi della Democrazia ma degli eroi della loro disciplina. Auguro loro di trovare un libero mercato dove possano scegliere il circuito che preferiscono e dove li pagano di più.
Perchè siamo rimasti noi e qualche dittatura delle banane a far fare il militare a coloro che militari non sono e non devono essere. Un costo sociale. Ma non solo, un costo storico immenso, perché la lista dei primi, quelli che, come nella “Spigolatrice di Sapri”, come loro erano giovani e forti ma sono tutti morti potrebbe oggi dirvi qualcosa. O potrebbe dire qualcosa a me, che pure non li conoscevo e li ho cercati per redigere queste righe. Eroi senza medaglia in vita, solamente postuma, che sotto terra non brilla. Eroi senza nome e volto, un volto divorato dal Comitato Olimpico e dai loro colleghi che anche quest'estate occuperanno i rotocalchi rosa, piagnuculeranno per una preparazione non all'altezza, che stringeranno sodalizi a tre o quattro zeri con una qualche multinazionale. Colleghi di nulla. Atleti di Stato ad uso dell'Olimpiade, dei suoi affaristi e dei suoi politici.


http://it.wikipedia.org/wiki/Atleta_di_stato

Parte prima