Agostino Catalano, Emanuela Loi,
Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, Oreste
Leonardi, Domenico Ricci.
Nomi, nient'altro che nomi. Non vi
dicono niente vero? Proviamo con questi allora.
Alberto Tomba, Clemente Russo, Aldo
Montano, Valentina Vezzali, Andrew Howe...
inutile continuare avrete riconosciuto
sicuramente di chi parliamo.
Sono tutti Servitori dello Stato. I
primi però sono tutti morti.
Questi anonimi non sono morti né di
vecchiaia né di malattia, né sono eroi risorgimentali. Oggi
sarebbero ancora vivi e vegeti, forse tutti. Questi anonimi sono
morti ammazzati, sotto i colpi d'arma da fuoco o d'esplosivo, chi
delle Brigate Rosse chi della mafia. Sono nomi presi dalla scorta di
Aldo Moro e di Paolo Borsellino. Questi anonimi Servitori dello Stato
sono morti senza presenziare a reality show, senza farsi leggere sui
rotocalchi rosa, senza nessuno che li sponsorizzasse. Sono tutti
morti ammazzati.
E' un'anomalia tutta italiana e del
nostro Comitato Olimpico (quello che gestisce indirettamente il
Calcio... e non ci dobbiamo dire altro, vero?), quella di avere
“atleti di Stato”, accorpati alle Forze dell'Ordine. Succedeva
nella dittature, sembra che sia una nostra peculiarità in occidente.
La lista dei secondi, quella dei nomi
famosi, li abbiamo dapprima pagati noi, poi li hanno pagati gli
sponsor che si sono procacciati grazie al fatto che il nostro Stato
gli ha permesso di divenire delle Star dello sport. Sono formalmente
poliziotti, carabinieri o altro, ma non saranno, o non lo sono mai
stati, davvero operativi. C'è un sottobosco di persone che paghiamo
noi che vengono insigniti con le più alte onorificenze di questa
Repubblica e che vestono una divisa, quella dei primi, di quelli
tutti morti. Una divisa che non hanno spesso rispettato per
comportamento e per contegno, una divisa che gli hanno messo lo Stato
e il Comitato Olimpico nazionale a tutta spesa nostra. Colleghi di
persone che non li conoscono e che loro non conosceranno mai, perché
sono morti e perché i loro nomi suonano come Mario Rossi, anonimi.
Clemente Russo, al reality "la talpa" |
Tra le tesi a favore dell'ingresso di
determinate discipline nel circolo olimpico, c'è anche questa: tale
ingresso favorirebbe il professionismo e alzerebbe il livello
globale, anche grazie ai gruppi sportivi delle Forze Armate.
Il professionismo viene favorito dagli
imprenditori, pertanto dalle economie. Ai miei amici talentuosi che
vivono di Jiu Jitsu, ad esempio, non auguro di indossare una divisa
che non sentirebbero, di divenire dei parassiti del nostro Stato.
Preferisco augurare loro di trovare qualche ottimo imprenditore
illuminato disposto a cacciare soldi e a farli girare, che li tratti
per ciò che sono. Atleti. Non falsi militari, non Sputnik umani da
lanciare per la propaganda politica, che non indossino la divisa
degli eroi della Democrazia ma degli eroi della loro disciplina.
Auguro loro di trovare un libero mercato dove possano scegliere il
circuito che preferiscono e dove li pagano di più.
Perchè siamo rimasti noi e qualche
dittatura delle banane a far fare il militare a coloro che militari
non sono e non devono essere. Un costo sociale. Ma non solo, un costo
storico immenso, perché la lista dei primi, quelli che, come nella
“Spigolatrice di Sapri”, come loro erano giovani e forti ma sono
tutti morti potrebbe oggi dirvi qualcosa. O potrebbe dire qualcosa a
me, che pure non li conoscevo e li ho cercati per redigere queste
righe. Eroi senza medaglia in vita, solamente postuma, che sotto
terra non brilla. Eroi senza nome e volto, un volto divorato dal
Comitato Olimpico e dai loro colleghi che anche quest'estate
occuperanno i rotocalchi rosa, piagnuculeranno per una preparazione
non all'altezza, che stringeranno sodalizi a tre o quattro zeri con
una qualche multinazionale. Colleghi di nulla. Atleti di Stato ad uso
dell'Olimpiade, dei suoi affaristi e dei suoi politici.
http://it.wikipedia.org/wiki/Atleta_di_stato
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