Li conosciamo tutti. Hanno curriculum esorbitanti, iperbolici, vantano vittorie sportive in dubbi eventi, stage e seminari con nomi di manga giapponesi e o improbabili monaci cinesi. Basta fare giri e giretti sul web e qualche ricerca mirata ed escono fuori. Sono i maestri del nulla, personaggi con esperienze palesemente inventate. Spesso è sufficiente una sommaria ricerca per capire che il loro vissuto è interamente falso. Sebbene mi siano oscuri il coraggio e l'impudenza per fare ciò non mi sono oscure le motivazioni. L'uomo occidentale, l'uomo che segue mode e trend e non ama l'ignoto, desidera il "made in...", desidera la certificazione, per questo lo fanno. Gonfiare le proprie esperienze o vantare conoscenze di stili di Kung Fu mai studiati serve per soddisfare questa necessità. Per dare certezze. Nella migliore delle ipotesi questi personaggi hanno, successivamente, compiuto studi riparatori, hanno preso i contatti giusti e finalmente si sono inseriti in un lignaggio riconosciuto.
Altri invece, anche senza nessuna vocazione, si tuffano a prendere l'esclusiva della diffusione di un determinato stile marziale. E' successo nel Karate ad esempio, ove, una volta sdoganati gli stili a contatto pieno, c'è stata la corsetta per prendersi l'esclusiva. E' successo nel Kung Fu, ove molti si sono affannati a cercare un proprio lignaggio, purché di loro esclusivo dominio.
Tanto per i millantatori quanto per questi ultimi, una cosa sembra fondamentale: insegnare qualcosa di certificato, di origine controllata.
Una volta cercavo informazioni sopra un determinato stile di Kung Fu e mi imbattei in un Sifu che insegnava vicino casa mia.
Come dovrebbe essere doveroso per chiunque scelga un insegnante marziale, mi sono informato sulla persona e mi sono imbattuto, mio malgrado, in un forum.
Discutevano animatamente i forumisti. Il Sifu che cercavo non insegnava lo stile che desideravo, ma, e per questo era in opera il linciaggio degli utenti del marzialismo parolaio, un suo stile, un'arte marziale inventata e codificata da lui stesso. Apriti cielo! Lo scandalo vibrava in ogni parola che le belligeranti dita avevano impresso sulla tastiera, i marzialisti Wi-Fi erano inferociti. Nel loro stretto e impenetrabile anonimato, avevano sviscerato l'operato del Sifu e forse anche visionato video, vergando colpi che avrebbero offeso l'animo di chiunque fosse stato il destinatario. Con pacatezza e precisione, a sorpresa, intervenne il Sifu in questione e spiegò, grosso modo, quanto segue: Ho fatto per tot anni Karate, ho fatto per tot anni Boxe, poi mi sono dato al Kung Fu fatto per oltre due lustri con Mario Rossi e proseguito con Tizio, mi sono perfezionato nelle discipline del sud-est asiatico con Caio e l'immancabile Sempronio. Ho dedicato una cospicua fetta della mia vita alle arti marziali eppure capivo che insegnare un certo stile di Kung Fu richiede una conoscenza che non ho e di difficile accesso. Ho deciso quindi di insegnare ciò che ho perfezionato personalmente e che realmente conosco... Questa attività è nota ai miei studenti.
Grosso modo fu tutto qui.
I sempre incazzosi e riottosi utenti del forum si dileguarono e addirittura si fece largo ai complimentosi. L'immancabile opera di killeraggio mediatico fallì e, con certezza, molti dei predatori si diressero verso più facili prede.
La maggior parte delle arti marziali che pratichiamo hanno magari origini antichissime ma di fatto sono state codificate con esattezza solamente nel XX secolo. Magari un'altra volta faremo una rassegna storica e vedremo in quanti hanno creato sistemi personali.
Intanto diciamo questo e poniamo qualche interrogativo:
Le arti marziali, azzardo dall'inizio degli anni 90, hanno un'offerta estremamente variegata e in molti hanno (e abbiamo) avuti percorsi multidisciplinari, percorsi complessi e spesso anche completi se si considerano le istanze del combattimento reale. Insegnare uno stile classico richiede una conoscenza spesso molto profonda sia del bagaglio tecnico sia del retroterra culturale. Per questo abbiamo conosciuto tutti gli immancabili maestri di Karate che erano fermi al Mae Geri, Gyaku-Jun-oi Tsuki, Al Mawashi e Ura Mawashi geri. Anche la criticata sportivizzazione, e il conseguente impoverimento del bagaglio tecnico, del Karate ha trovato terreno fertile da una condizione di ignoranza generalizzata tra i praticanti e spesso anche tra i sensei. Avrei preferito che qualcuno mi avesse insegnato il "karate secondo me" e non un pastrocchio mutilo, povero, ammassato di scarne tecniche e inintellegibili forme. Ma questo non è potuto succedere. Forse perché, come per i millantatori, qualcuno si è voluto prendere il peso di un nome e di una storia che non ha spalle per reggere. Allora avrei preferito sapere che quello che facevo era la versione personale del maestro.
Chi è il presuntuoso, colui che insegna le proprie esperienze o colui che insegna le esperienze codificate da altri senza sapere niente di costoro?
Creare un proprio stile e insegnarlo
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