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mercoledì 2 marzo 2011

Io di schiena nel 1994. Esame cintura arancione Karate Wado Ryu
Ho iniziato la pratica delle arti marziali nel 1993. A quel tempo le arti marziali avevano divisioni molto sommarie e spicciole. Il karate era per gli emuli di Bruce Lee e per chi amava i film di Van Damme, il Judo per i corpulenti cicciottelli, Il Kung Fu qualcosa di esotico avvolto nel mistero. Poi c'erano gli sport da combattimento, ma a quel tempo, credo, le arti marziali andavano per la maggiore e gli si attribuiva una potenza segreta e sconosciuta ma letale.
Una volta Bas Rutten disse che la prima volta che fu portato di forza a lottare a terra pensò "sì ok, ora alzati e combatti come un uomo!". In quegli anni tutti la pensavamo come Bas Rutten e nel combattimento vedevamo al massimo una persona a terra: quella che, nei nostri desideri, avremmo battuto.
Ho avuto modo di osservare per anni lezioni di Judo dall'esterno e le tanto decantate Ne Waza, oggi prontamente riscoperte, io personalmente non le ho mai viste al tempo di cui racconto. Stavamo tutti in piedi, felici nelle nostre sicurezze. Gli unici che realmente studiavano tecniche a terra erano i praticanti di Ju Jitsu giapponese, oggi, spesso, immeritatamente messi a distanza dai groundfighter.
Dopo questo periodo, arrivarono notizie sui Gracie, sul Jiu Jitsu e sulle Arti Marziali Miste e l'interesse per la lotta a terra iniziò a far crollare le sicurezze d'un tempo. Il resto è l'oggi, ove le MMA e il Jiu Jitsu hanno ormai una popolarità consolidata e un po' modaiola.
Corsi di Karate, ove un tempo non veniva insegnata una proiezione neanche a pagarla oro anche laddove era stilisticamente coerente, oggi, quando gli allievi vanno a terra, magari li lasciano continuare. Partono allora improbabili ghigliottine, tentatvi di monta, arm lock che non spezzerebbero neanche il pane per rendere grazia, si cela lo squilibrio con improbabili proiezioni di sacrificio, tanto il karategi è simile al gi da Jiu Jitsu e in fondo non se ne accorge nessuno . Nei corsi di Kung Fu addirittura qualcuno giura, con ricerche d'archeologia marziale, che un tempo c'era la lotta a terra nel loro stile e che ne dovrebbe parlare anche Piero Angela su Quark, in un documentario sulla storia della Cina. I Kickboxer non si fanno mancare uno stage di lotta a terra se capita, perché un po come con le figurine "i pugni ce l'ho, i calci ce l'ho...mmm... me manca a lotta e poi faccio MMA e jo dico a amici mia!", un brivido percorre la schiena del fanciullo. Potrebbe diventare di botto il più matto della comitiva.
Un giocatore di calcio in "inverted guard". Studiata prima della partita.
I corsi di difesa personale due tre cose sulla lotta a terra te le buttano sempre, dà quel tocco di barbaro che ben si addice agli street fighter.
Personalmente rifuggo dalle categorizzazioni, che pure talvolta per comodità uso, come "grappler" o "striker" o addirittura cazzate come "kicker" per indicare uno abile a calciare. Non mi sento un grappler, non mi sento uno striker, al kicker preferisco i cioccolatosi snikers. Anzi faccio una fatica boia a passare da un allenamento specialistico all'altro e chi lo ha provato sa di cosa parlo e di quanto si sviluppino fiato, forza e qualità muscolari incredibilmente differenti. Non sono neanche uno di quegli esaltati che pensa che lotta a terra sia sinonimo di Jiu Jitsu brasiliano. No, ce ne sono altri di sistemi e di approcci. Magari meno specialistici, ma ce ne sono altri, anche di recente fattura. Quindi perché ironizzo su quanti si lanciano spericolati nella lotta a terra? perché sono convinto delle verità che si possono estrapolare da filosofie orientali come lo zen. La condizione di colui che non sa lottare a terra, qualora capitasse, lo porterebbe in automatico nello stato di mushin, ovvero lotterebbe di pura intenzione senza che lo spirito si fissi in nessun modo su qualcosa. Insegnare cose così alla carlona, tanto perché "lo facciamo pure noi", è l'illusione del sapere. Ciò impedirà il mushin e renderà impossibile combattere con la disarmante spontaneità dei neofiti. Si crederà di sapere qualcosa, ma la mancanza di padronanza ci renderà goffi e impediti. La spontaneità è più efficace di un attributo malamente allenato. Posso garantire, perché penso che sia un pensiero condiviso, che di fronte ad uno specialista della lotta a terra è più insidioso chi non sa lottare per niente che chi si è rotolato a terra come in preda a una colica due volte in palestra.