La scuola non deve servire a chi comunque anche senza d'essa si sarebbe fatto una cultura personale, avrebbe comunque sviluppato la propria brama di sapere, ma deve servire a coloro i quali senza l'istituzione scolastica non avrebbero mai da soli incontrato le istanze e le problematiche culturali. Questo era il filo conduttore di un bellissimo film del 1995, "La scuola".
Le arti marziali come giustamente mi faceva notare un mio amico sono "in fin dei conti sempre un fatto di menare le mani" per quanto possano essere, ovviamente, infinitamente arricchite da altri contenuti. Inutile negarcelo, talvotla l'animo violento, aggressivo, cattivo, trova una condizione di copertura in esse. Se a tale tipologia d'animo è precluso il meglio della marzialità, è altrettanto vero che comunque spesso, nel campo della più pratica applicazione, costoro trovano un innegabile vantaggio, soprattutto laddove il confronto è diretto. Insegnanti senza scrupoli usano spesso queste persone per ben figurare nelle gare, per darli in pasto a qualcuno scomodo in palestra oppure come prova della loro bravura. "Guarda che belva che ti ho creato" sembrano dire. Con la stessa assenza di scrupoli magari sono meno attenti verso chi ha, legittimamente, le proprie inibizioni, le proprie paure. Ora, se di arti marziali dobbiamo trattare, saper far picchiare qualcuno che sarebbe stato un picchiatore anche senza un'istruzione marziale, uno che avrebbe trovato il modo di confrontatsi comunque, magari per strada, non è una grande conquista. E' normale e non serve nessun titolo di insegnamento per fare questo. Persone che già da sé hanno aggressività, cattiveria, coraggio e via dicendo hanno ciò che serve (o almeno sostituisce) ed è facile farle passare per frutto della propria didattica ma ad ogni buon conto avrebbero avuto i detti attributi con o senza il maestro o la disciplina di turno.
Se ammettiamo che Royce Gracie è una persona con un approccio al combattimento fuori dal comune dobbiamo anche ammettere che lui in quanto tale non è proprio probantissmo della qualità del Jiu Jitsu, magari sarebbe stato una macchina anche se avesse fatto altro. Della famiglia Gracie, magari sono altri che davvero stupiscono e provano il valore del Jiu Jitsu. Quando i praticanti marziali battibeccano sui forum per dimostarsi vicendevolente che praticano, tutti poi, la migliore arte marziale al mondo spesso tirano fuori esempi davvero poco rappresentativi dell'uomo medio. Un'arte marziale che funziona solamente in mano a supereroi o tizi con un killer istinct superiore a quello dei puma ha fallito il suo obiettivo. Nello stesso modo quando insegnanti si trincerano dietro alunni che sarebbero stati comunque forti e che avrebbero saputo menare anche allenandosi solamente sul Grande Raccordo Anulare nell'ora di punta, dimostrano la loro insicurezza e le falle del loro sistema didattico e marziale. Ancora peggio quando, se gli allievi sono forti e abili è merito loro, se sono pippe è un limite dell'alunno e "sai non ci si può fare niente". Eh no, troppo comodo! L'arte marziale trova il suo peggior fallimento quando diventa utile per chi non ne ha bisogno. Try To Fight! nasce proprio per permettere a tutti coloro che semplicemente lo desiderano di avere un qualsivoglia tipo di confronto che altrimenti, oppressi dalle insicurezze, dalla timidezza e altro non avrebbero mai avuto.
Questa si chiama DIVULGAZIONE. Come ho già avuto modo di scrivere il fato non mi ha dotato più della media né di coraggio né fisicamente. Sono un uomo, con i suoi limiti le sue paure. L'arte subentra quando provi a superarle. E' un mio grandissimo orgoglio aver fatto mettere i guantoni e confrontare in ogni sorta di regolamento utile al fine persone che senza di me non avrebbero mai provato l'ebrezza e la gioia del combattimento. Far combattere aspiranti criminali, i cosiddetti "fiji de na mignotta", o persone con qualità fuori dal comune è facile, è come un medico che cura chi non ne ha bisogno e rinuncia di fronte al malato. O medico non è o la sua medicina non vale un cavolfiore. Far combattere ad esempio un laureato in Fisica, esile, pauroso in materia, vittima di aggressione, usando tutte le precauzioni possibili, è, secondo me, l'obiettivo di ogni marzialista che miri alla diffuzione della cultura marziale e dell'arte sottesa. Non ha importanza quanto forte si sia fatto o quanto appagante sia esteticamente il confronto, l'importante è che semplicemente è accaduto quello che dovrebbe succedere quando si parla di arti marziali: un uomo comune si è confrontato sfruttando le intelligenti scoperte di altri uomini. Persone che altrimenti non avrebbero mai conosciuto questo mondo, queste emozioni, si sono confrontate come hanno potuto anche grazie allo spirito di questa iniziativa, di questa filosofia. Prova a combattere, nulla di più. Prova ad apprendere i rudimenti di una qualche tecnica e prova ad applicarli. Come è? Che sensazione è? Come ti senti ora? Lo avresti mai fatto senza questo ambiente "protetto"? quando le risposte spiegano chiaramente che una persona ha fatto qualcosa che non avrebbe fatto altrimenti, ho la certezza che c'è stato un passaggio di conoscenze. Try To Fight! non è per campioni, mastini del ring, superuomini, maniscalchi e via dicendo. Non serve a loro e loro non servono a questo tipo di marzialità. E' per chi vuole provare, scoprendo che, sì, le arti marziali funzionano anche con chi ne ha davvero bisogno perché di suo non è Tyson.
Arti marziali utili per chi non ne ha bisogno
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