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lunedì 7 marzo 2011

Recentemente mi sono ritrovato a parlare con un amico insegnante di arti marziali sulle cinture, il loro significato e valore. La cintura è da sempre un argomento spinoso. Chi ne denigra il valore o ne schernisce la voglia di prenderne una superiore e chi venderebbe parenti, reni e cornee per prenderla. Come sempre la questione varia in funzione all'approccio. Lo sportivo ha tutto l'interesse di rimanere per un tempo considerevole con un grado magari non del tutto idoneo al suo livello, così potrà continuare a vincere allori. Lo studioso o l'amatore invece quando vede colmata la sua brama di tecnica e vede la sua conoscenza migliorata, può sentire finita la sua missione nel colore della cintura del momento. Scuole che vantano tempi geologici per il passaggi di grado, altre che ne distribuiscono, come ad un'asta, al miglior offerente. L'insegnante che con difficoltà ceda cinture è sicuramente un insegnante insicuro di sé stesso. Atto di viltà nei confronti della sua stessa didattica coperta da cinture basse, così nessuno potrà dirgli che ha formato delle pippe. "Vedi è cintura bianca" - "Sì ma ti segue da tre anni" - "eeeeh oh, non se la merita l'altra"... Alla stregua dei peggiori maghi e santoni, se il sortilegio fa effetto è merito loro, sennò sei tu che sei negativo, non ti sei impegnato, non hai fatto bene quello che ti dicevo... come si vede a Striscia. Verrebbe da chiedersi cosa conti l'insegnante di arti marziali se non riesce a far evolvere l'allievo neanche al primo step (o ai primi) della disciplina in questione, senza che ne abbia colpa. Altre associazioni marziali sono più furbe: il tempo sarà il tuo metro. Non importa se ti alleni come un matto, studi, approfondisci, ti alleni dentro e fuori la palestra. Il tempo ti gradua. Assurdo.
Una storia che ho raccontato per la prima volta poco tempo fa, che non avevo mai avuto il coraggio di raccontare a nessuno, verte proprio sull'attribuzione della cintura.
Ero piccolo, facevo Karate, eravamo un gruppo piuttosto omogeneo, tutti novizi. Il livello era molto simile, avevamo tutti o quasi la stessa cintura. Quando arrivò il momento del passaggio di grado tutti svolgemmo l'esame, tutti bene o male nello stesso modo, allo stesso livello. La lezione dopo arriva il maestro con i diplomi e le cinture. Tra di noi c'erano due bambini molto amici tra loro e un po' più piccoli di noi. Le mamme di questi bambini erano sempre presenti alle lezioni, sempre a fare chiacchiericcio con l'insegnate, sempre in palestra. Ora che sono un po' cresciuto capisco che l'insegnante di arti marziali, come il maestro di sci, il maestro di tennis, l'idraulico e via discorrendo, ha una sua posizione nell'immaginario erotico delle donne mature in cerca di uomini prestanti e quello che sto per raccontare non mi sorprende più di tanto, almeno in questa chiave. Uno per uno fummo chiamati per il diploma e per la cintura. Come sempre evolvevamo tutti di pari grado, poi d'un tratto la sorpresa: i due figli delle due attentissime mamme fecero il salto di cintura. Saltarono un grado per andare, così, a quello successivo al nostro, così come il maestro aveva fatto forse il salto della quaglia. Come tutti i bambini sognavo di diventare Bruce Lee, di fare l'insegnante di Karate, di fare combattimenti epici e vedevo al maestro come ad una sorta di divinità avvolta di bianco e cinta di nero. Negli spogliatoi feci finta niente, mi vestii tranquillo. Arrivato in macchina con mio padre scoppiai nel pianto, il pianto di chi è stato ferito irreparabilmente. Spiegai a mio padre l'accaduto e da uomo di mondo qual è dovette con certezza indicare nel tubero che piace a tutti gli uomini la causa del misfatto. La settimana dopo il maestro mi invitò per fare una gara, e mio padre mi disse: "digli che ci mandasse quei due". Aveva ragione. Un'intera classe venne penalizzata nei confronti di due ragazzini più piccoli della media di noi, che anche in virtù della loro età non avrebbero, di lì a poco, comunque potuto accedere a gradi superiori. Lasciai così il Karate e la palestra. Ripresi più tardi ma stavolta fu il mio corpo in costruzione, attraverso le ginocchia, a tradirmi. Di lì mi sono state chiare due cose e me lo saranno per sempre. La prima è che non si scherza con i sentimenti e le ambizioni della gente e che certe persone non sono degne di avere questo enorme potere su una pletora di persone ai loro comandi. La seconda è che tira più un pelo di quella materia che un carro di buoi.