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sabato 26 febbraio 2011

Ormai è passata quasi una settimana da quando mi sono confrontato nella gara di Jiu Jitsu del Salento. La parziale delusione è quasi passata e, sempre più, affiorano pensieri positivi e il ricordo di un vissuto gradevole. Un solo rimpianto forse è quello di aver dovuto finire la lotta anzitempo per colpa delle mie usurate ginocchia che non hanno retto alla pressione dei ganci in monta, forse accentuata dal mio tentativo di uscita.
Il primo complimento a dire la verità mi è arrivato proprio dal mio avversario, per il quale nell'enfasi del dopo gara avevo sviluppato una sorta di livore, che si è dimostrato un vero gentiluomo nel consolarmi anche con complimenti circa la mia, breve in termini di tempo, condotta di gara. Ancora più notevole è stato il suo contattarmi nel dopo gara per sincerarsi delle mie condizioni, temendo mi fossi fatto male. Lo ringrazio di cuore, ha dimostrato di essere un marzialista con valori spirituali notevoli, oltre che abile nel combattimento. Un altro momento molto bello è legato all'abbraccio del Maestro Rogerio, che mi ha proferito parole per mio pudore irripetibili, riempiendomi di complimenti e di apprezzamento. Una cosa la posso dire, il suo pragmatico "Tu vai, tu prova, la prossima volta vai meglio". Importantissima poi la presenza e le parole della mia compagna di vita, ma questo si sa "ogni scarrafone è bello a mamma sua". Eppure ho percepito nelle sue parole qualcosa di non scontato o dovuto e un sincero apprezzamento.
In fondo Try To Fight! era questo. Nel suo esprimersi talvolta elitario, si sintetizza in una frase di un mio ex compagno di Jiu Jitsu su FaceBook: Onore a chi sale su un ring o un tatami. Ad oggi ho avuto l'onore di salire su tutti e due. Aggiungo io, onore a chi sperimenta, a chi, in qualsiasi contesto, prova a combattere. Immagino che Try To Fight! agli  occhi di quanti siano avvezzi alla competizione, al combattimento, al contatto pieno sia poca cosa. Coloro che di regola salgono un ring sicuramente non saranno rimasti basiti dai video che ho pubblicato. Così come coloro che lottano con ottimi risultati, non vedranno certo nel racconto di una "garetta" niente di notevole. E' giusto così. Try To Fight! è soprattutto per coloro che vogliono unire la ricerca, la passione, gli impegni e gli acciacchi della vita quotidiana, dell'età, alla prova del combattimento. Magari questo può essere penalizzante nell'ottica della pura competizione sportiva. Sarebbe meglio lasciare la ricerca, la passione per il resto delle discipline marziali, ridurre gli impegni per allenarsi di più. Ma questo è il mio umanissimo provare a combattere. Tre giorni dopo la gara ero ad allenarmi di MMA con Michele Verginelli per fare ancora una volta una nuova esperienza. Non sono un esaltato e la natura non mi ha particolarmente dotato, né di chissà quale coraggio né di chissà quale corpo. Provo a fare del mio meglio, mentre leggo l'hagakure o mentre studio Ferdinand De Saussure, cercando l'applicazione, laddove sembra esserci un solco tra quanti si provano agonisticamente e quanti si fanno belli di un marzialismo in realtà mai messo alla prova, fatto di forme e geometrie. Per me, per noi, per chi apprezza queste pagine, è già bello mettersi due guanti e provare coi pugni, poi provare un allenamento ground & pound o andare in salento per chiedere di essere accorpati alla categoria superiore pur di combattere il più possibile. Non avrei rinunciato ai miei recenti sudi sul Tai Chi per questa gara anche se mi avessero garantito che sarebbe stato meglio. Non posso chiedere a me stesso ciò che non sono e non voglio che questo sia un alibi. Lo chiarisco quindi. Non abbiamo né ho velleità superomistiche, a me vincere o perdere mi sa di gratta e vinci, di lotteria. E allora perché partecipi, perché sei andato? Per provare. Perché questo mi ero ripromesso e perché questo avevo scritto. Oltre alle prove private ci sarebbero stati eventi in cui partecipare. Provarmi mi dà gusto a maggior ragione quando sento che lo stress e la tensione e la cattiveria della gara non fa del tutto per me. Proprio in questa distanza tra me e le mie prove ravvedo il tentativo di crescita. Fossi nato per combattere non esisterebbe questo blog o al massimo sarebbe "I Fight!". Invece no, è un monito, prova a combattere.
Un ringraziamento va ad una persona al 100% inconsapevole di quanto mi sia stata utile, Gian Paolo Doretti, ex compagno di corso. I suoi scritti, la sua etica marziale, di cui mi nutro seguendo il suo blog, sono per me un'esortazione a continuare, sapendo che esistono ancora coloro i quali provano, arrischiandosi mettendoci la faccia, mettendoci le proprie idee.
Tra poche ore starò provando il Karate a contatto pieno, che vedo per regole e filosofia come particolarmente adatto a chi come me si vuole provare. Anche questo è il viaggio Try To Fight!
Una delle cose più belle della settimana scorsa è stato un sms, arrivatomi poco prima di salire sul tatami, che recitava:
Non avere avere paura di andare male perché alle prime gare è inevitabile. Goditi anche la sconfitta e sii orgoglioso anche di essa, perché hai avuto il coraggio di metterti in gioco. Try To Fight!
Grazie anche a te, Andrea.