Giocando giocondi e giulivi, si mascherano, interpretano il ruolo e parte il gioco: salti saltelli e capriole.
La marzialità si nutre di silenzio, "bocca piccola, cuore grande" diceva Mas Oyama.
Cosa rimane dell'arte marziale in una contestazione arbitrale?
Cosa rimane della marzialità in una camminata buffa, contraffatta, per sembrare torvi?
Cosa c'è di marziale nell'irridere altri marzialisti?
Il gesto marziale è unico e irripetibile, si compie nel momento e non si replica. La marzialità è la compassione del Piero di De André:
e mentre marciavi con l'anima in spalleCompassione, sentire, sudato e obnubilato dalla tachicardia, che l'umore, il fine dell'altro è il nostro stesso e che ciò che lo differenzia da noi è che ora è il nostro avversario, ma è una delle tante casualità dell'esistere. Può essere chiunque.
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di un altro colore
Marziale è la compassione del vincitore per il vinto, se è un marzialista, è lì col tuo stesso fine, non è contro di te, non è contro nessuno, te lo sei trovato davanti per caso, perché combatti la stessa guerra sua.
Chi gioca alla guerra non avrà capito e riderà, col ghigno sbilenco, dell'accostamento delle parole e dei salti, saltelli e capriole.
Chi è nella guerra aspetterà solo di ripetere il balzo feroce, l'esplosività della mantide e una presa al collo disperata.