I Media di settore, pochi, audaci, quasi sempre senza profitto e non per questo esenti da grattacapi.
Viaggio alla scoperta delle persone che ruotano attorno all'informazione circa le MMA e le arti marziali in genere.
Per una volta non scriveranno domande ma risposte.
CRISTIAN GOSTI- Redattore ed Editore di Kung Fu Life
Chi sei?
Mi chiamo Cristian
Gosti, sono un 40enne che pratica arti marziali cinesi da quando di
anni ne aveva 15. Mi sono avvicinato al Kung Fu, come molti ragazzi
fanno tutt’oggi, dopo essere caduto in quella trappola costituita
da Bruce Lee e i suoi film. Dopo aver visto e rivisto i nunchaku
passare da una mano all’altra di Bruce tanto velocemente da non
riuscire a seguirli con gli occhi e dopo aver imparato a memoria
tutte le scene di lotta della famosa pagoda ho lasciato il calcio ed
il baseball, che praticavo a discreti livelli, per intraprendere la
mia nuova carriera marziale. Un percorso che in 25 anni mi ha visto
praticante, agonista, insegnate e anche “editore” di Kung Fu
Life.
Cosa significa
per te scrivere della disciplina che ami?
Significa
trasformare una passione in un viaggio, che si propone come meta la
diffusione delle arti marziali cinesi in Italia. Significa anche
molto impegno. La ricerca di nuove idee di promozione delle arti
marziali cinesi, di notizie che possano essere di utilità per i
praticanti, o la stesura di un post al giorno e dei diversi articoli
del magazine, così come la coordinazione del team di Kung Fu Life
richiedono un notevole dispendio di energia. Ma quando si fa ciò che
si ama anche la fatica diventa un piacere.
Di quali
argomenti ti piace trattare?
Personalmente amo
approfondire il settore che potrei definire “dell’energia”. Gli
argomenti relativi alla filosofia delle arti marziali cinesi, non
solo da un punto di vista storico, ma anche con uno sguardo più
attuale, trattando di aspetti culturali, psicologici, motivazionali.
Mi piace studiare la natura umana, al fine di comprenderla, perché
in fondo le arti marziali sono un’espressione dell’istinto.
Di quali odi occuparti?
Non ci sono
argomenti che odio. Sicuramente ci sono tematiche che, in accordo con
la redazione di Kung Fu Life, evitiamo, come ad esempio gli articoli
che tendono ad idolatrare i “personaggi” del panorama del Kung Fu
italiano.
Quali sono le
difficoltà nel fare informazione di settore?
La mentalità. Il
mondo del Kung Fu in Italia è ancora troppo condizionato dal
desiderio di celebrità, di essere riconosciuti come “i più
bravi”, “gli unici investiti del titolo di maestri del dato
stile”, “i soli che il super maestro cinese ha autorizzato ad
insegnare”. Questo atteggiamento crea una barriera, che più o meno
inconsciamente, favorisce la disgregazione del settore a discapito di
un’apertura di cui invece ci sarebbe
bisogno, al fine di facilitare
la diffusione di discipline che in Italia sono chiuse dai soliti
“sport ricchi”.
Ti sei, o ti
hanno, mai censurato?
Censura è sinonimo
di controllo e si oppone all’idea di libertà di pensiero, cioè a
quell’apertura appena citata. Sono fermamente convinto che ognuno
di noi deve godere del diritto di esprimersi, l’importante è farlo
nel rispetto degli altri. In questo senso sono attento alla forma con
la quale i concetti sono espressi nei nostri articoli, però anche
sul nostro sito è scritto che ci piace essere schietti.
I tuoi idoli?
Troppo facile dire
Bruce Lee. In verità non ho idoli. Più che delle persone sono un
fan delle mentalità. Mi piacciono le persone che credono in ciò che
fanno e si spendono senza sconti per i loro obiettivi. Bruce
sicuramente rientra in questa categoria, ma non è l’unico.
Esistono diverse persone non famose che hanno contribuito alla mia
formazione con la loro personalità.
Chi odi?
Assolutamente
nessuno. L’odio è un boomerang e ritorna sempre a chi lo lancia.
Odiare significa avere paura o sentirsi mancanti. Cerco sempre di
guardare oltre la facciata e comprendere la natura dei comportamenti.
Poi è naturale che non si può essere simpatici a tutti.
Un motto, una
frase che ti rappresenti?
È
tutto … Qi. È la rivisitazione della frase “è tutto qui” e
vuole intendere che tutto è energia. Comprendere tale principio così
distante dalla cultura occidentale cambia lo sguardo con il quale si
osserva il mondo.