Di Paolo Girone
20 anni sono tanti
20 anni sono tanti
Noi europei, sicuramente noi italiani,
siamo caduti dalla nuvole quando il 12 novembre 1993 si svolse il
primo Ultimate Fighting Championship.
Non era una novità assoluta; senza
scomodare il Pancrazio dei greci e dei romani, in varie parti del
mondo era piuttosto frequente assistere ad incontri tra atleti di
diverse discipline, ma la straordinaria macchina promozionale
statunitense riuscì a trasformarlo in evento epocale.
Io personalmente ebbi la fortuna di
avere in regalo da un mio allievo una VHS con questo primo torneo, e
ne rimasi estremamente colpito: 8 atleti, eliminazione diretta solo
per KO, finalizzazione o lancio della spugna, nessuna protezione a
parte la conchiglia, pochissime limitazioni ma soprattutto nessun
limite di tempo e categoria di peso!!
Sono passati 20 anni esatti, ormai
siamo tutti “esperti” di MMA (forse sarebbe meglio dire
appassionati?) e le MMA sono , nel frattempo, cresciute con noi.
Sono straordinariamente cresciute come
diffusione, in un modo che all’epoca di UFC 1 nessuno , neppure il
più lungimirante promoter, avrebbe potuto prevedere, ma non sono
assolutamente più la stessa cosa delle origini, proviamo a vedere
perché:
- Il concetto stesso di MMA , almeno come le intendiamo ora, e il termine MMA non erano ancora nati
Si trattava di
incontri tra praticanti di diverse discipline, e nella diversità era
tutto l’interesse dell’evento. Non erano “arti marziali miste”
nel senso del mix di competenze degli atleti, ma nel senso appunto
della diversissima formazione. Erano quindi, potremmo dire oggi,
“atleti monodisciplinari misti”
- La pochissime limitazioni imposte dal regolamento , la mancanza di categorie e la possibilità di vincere solo mettendo fuori combattimento l’avversario, rendevano quei combattimenti , che io rivedo sempre con immenso piacere, più simili a degli intensissimi, estremi test di difesa personale che ai moderni match ai quali siamo abituati ora.
- Nessuno dei partecipanti alla prima edizione, eccezion fatta per Gracie e Shamrock, era minimamente preparato a ciò che lo attendeva! Dal punto di vista tecnico, è oggi lampante, ma anche sotto il profilo della preparazione fisica. Alcuni fanno addirittura sorridere, e questo vale almeno per le prime 5 edizioni.
- Sempre con riferimento alle primissime edizioni, gli atleti partecipanti sembrano non imparare la lezione: il pugile che viene proiettato e strangolato, pensa di dover boxare meglio perché questo non accada nuovamente, e viceversa. Il concetto, oggi ovvio, del cross training ,se non addirittura delle MMA come disciplina autonoma, è ancora assai lontano.
Ma poi abbiamo
capito, tutti.
Io, all’epoca
giovane e orgoglioso istruttore di Wing Chun, ho cominciato a pensare
a distanze diverse, a nuovi stimoli ecc. , ma , come molti allora,
non avevo gli strumenti per cambiare il mio approccio al
combattimento in modo significativo.
Certo, un amico
pugile , un amico thaiboxer, una cintura nera di judo che aveva la
palestra sotto casa, ma erano approcci rozzi, senza piena
consapevolezza, solo con tanta energia e tanta curiosità.
No signori, 20
anni fa in Puglia non si poteva fare di più, ma sono contento di
tutto ciò che ho fatto.
Fortunatamente ho
poi incontrato amici e maestri straordinari, e le cose sono cambiate,
per me e per quelli che mi seguivano.
Gli atleti di oggi
sono atleti di MMA, non atleti che competono nelle MMA, e questa
differenza (tristemente ancora poco chiara in Italia) si vede , si
vede in tutto ciò che fanno, dallo sparring alla preparazione
fisica.
Nel nostro
piccolo, in WCRA cerchiamo di fare le cose seguendo un moderno
percorso di formazione: da noi si fanno le MMA, e in quelle si
compete.
Dopo tutto questo,
vi confesso che il mio preferito rimane Tank Abbot!!
http://vimeo.com/45287348
Per contattare l'autore: paolo_girone@libero.it
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