Di Paolo Girone
allenatore professionista di arti marziali e allenamento funzionale, direttore tecnico del WCRA
allenatore professionista di arti marziali e allenamento funzionale, direttore tecnico del WCRA
"Nel
mio lavoro mi capita spesso di incontrare persone che cercano dalle
arti marziali o dagli sport da combattimento cose molto diverse; c’è
l’appassionato, quello cresciuto (come me del resto) forse con
troppi film, che vuole seguire un percorso lungo, che lo porti
gradualmente ad acquisire maggior coscienza di sé, oltre
naturalmente a delle sempre maggiori capacità di combattimento.
C’è
poi chi, in genere un ragazzo con buone basi atletiche e piuttosto
giovane, cerca il confronto, magari la competizione, che ama
l’allenamento e le endorfine che esso produce.
Ho
la fortuna di confrontarmi con un’umanità assolutamente
eterogenea, nella mia doppia veste di “ coach” di sport da
combattimento e di “Maestro” di discipline tradizionali. La cosa
più sorprendente non è tanto il target spesso molto diverso che
viene attratto da questi 2 universi, ma le diverse visione
dell’insegnante che a questi universi si accompagnano: nelle arti
tradizionali, kung fu su tutte, il Maestro è un po’ come Yoda .
Ve
lo ricordate lo straordinario Maestro Jedi di Guerre Stellari? 900
anni di età, 60cm di altezza, ma più potente, abile e temibile di
ogni altro Jedi. Così come in tutto il cinema cinese di kung fu che
si rispetti, e nelle sue derivazioni americane, il più forte alla
fine è sempre lui, il gracile , anzianissimo e saggio maestro, in
genere dalla lunga barba bianca.
Ammetiamolo,
questa visone romantica ci affascina, anche se , saggezza a parte,
razionalmente comprendiamo che un 80enne difficilmente, e voglio
essere buono, potrebbe aver ragione di un 20enne, oltretutto allenato
a fedele allievo.
Eppure
funziona, come mai? Per 2 ragioni , fondamentalmente: la prima è che
credere nella possibilità di un miglioramento perpetuo, senza fine,
di fatto dà speranza anche ai meno dotati e può essere molto
motivante, la seconda è che questo tipo di visione garantisce una
solida organizzazione gerarchica, e sappiamo quanto questo possa
risultare importante in ogni tipo di comunità.
Negli
sport da combattimento, diversamente, spesso l’insegnante è un po’
come il Mickey di Rocky: anziano, saggio anche lui, ma non certo
imperturbabile e, soprattutto, assolutamente non proponibile come
avversario di Rocky, neppure per un allenamento in palestra. Allo
stesso modo, ad esempio, il grande Cus D’amato, che scoprì e
lanciò Marciano e Tyson, di certo non ne fu lo sparring.
Abbiamo
scelto 2 figure immaginarie, 2 esempi estremi, per rappresentare 2
visioni, 2 mondi, che possono davvero arrivare, nella realtà delle
accademie, ad eccessi simili.
Ho
conosciuto molti insegnanti di diverse discipline tradizionali che
erano ritenuti assolutamente imbattibili dai propri studenti, ma
forse dovrei dire seguaci; in realtà questa presunta imbattibilità
era legata a “dimostrazioni” di abilità e controllo, ma
soprattutto ad un abile indottrinamento dei propri allievi. In questo
tipo di accademie, infatti, il confronto è assai limitato, e in ogni
caso solo tra studenti dello stesso “rango”. Battere un allievo
più anziano, evidentemente, causerebbe la messa in discussione di
tutta la struttura gerarchico-organizzativa.
Il
vero pregio di questo meccanismo, un vero e proprio multilevel
direbbero gli esperti di marketing, è che chi è in alto,
probabilmente dopo aver sborsato discrete cifre e per molto tempo,
vede il suo status protetto, almeno finchè la sua fedeltà alla
scuola, il suo impegno e il suo denaro non verranno meno…
Ho
conosciuto diverse realtà di questo tipo, alcune di dimensioni
internazionali, e di alcune ho fatto parte, molti anni or sono.
Negli
sport da combattimento, a volte, ma non sempre, le cose vanno
diversamente: il coach è appunto il tuo allenatore, ti allena, non è
necessariamente il tuo termine di paragone né il tuo punto di
arrivo.
Avete
mai sentito dire che i grandi allenatori di calcio spesso non erano
grandi giocatori e viceversa? Beh, in parte è così, perché
l’atleta e l’allenatore hanno caratteristiche solo in parte
comuni.
Certamente
un coach che si rispetti deve aver fatto le sue esperienze per poter
seguire con efficacia atleti, specie se di alto livello, ma il suo
successo dipenderà da tanti altri fattori, ad esempio la capacità
di motivare i propri atleti, oltre ovviamente alle sue competenze
tecniche.
E
se il coach ha 40, 50 o 60 anni, una giovane promessa di 20, in piena
forma e magari più grosso e pesante, non si arriverà mai a pensare
di “essere arrivato” mandandolo ko! Egli, si spera, comprenderà
facilmente il valore di una guida , di un sostegno, di un docente,
senza che questi si ponga su un piedistallo, sembri inarrivabile,
insomma si comporti da Yoda.
Dopo
tutto questo parlare, potrà essere spontanea una domanda: “ e tu?
Tu come ti comporti?? Sei Yoda o Mickey per i tuoi?”
Io
pratico arti marziali da 24 anni, e la mia visione (per fortuna!) è
cresciuta con me : da adolescente, praticando solo discipline
tradizionali, ero forse convinto che ci potessero essere degli Yoda,
dei maestri che la pratica avesse portato alla assoluta perfezione.
Ora sono certo che sia così, solo che la perfezione non è quella
del valore in combattimento, che non può che decadere, ma della
consapevolezza profonda dell’arte; così è , e non possiamo
aspirare a nulla di più bello.
Quando
mi sono avvicinato agli sport da combattimento ero alla ricerca di un
confronto vero, duro, non filtrato da gradi, cinture ecc. ; ho
trovato quello che cercavo, l’ho amato e ne sono diventato
dipendente. Ho imparato tanto, tecnicamente e in termini di valori.
Con
il tempo, da insegnante, ho cercato di avvinare questi 2 mondi,
queste 2 parti di me.
Ho
cercato di insegnare il kung fu, il wing chun kung fu, apparendo come
una persona che si allena da tanti anni, che cerca sempre di imparare
e migliorarsi, e che desidera avere allievi più bravi e più forti
di lui! Che , almeno, cerca di fornire ai suoi allievi gli strumenti
per diventarlo.
Negli
sport da combattimento mi sento abbastanza in forma, nonostante gli
anni passino, da essere “allenante” anche per i miei migliori
atleti, e questo mi basta. Anche qui continuo ad aggiornarmi e a
studiare sempre, e anche qui come nel tradizionale mi adopero per
condividere tutte le nozioni con chi mi segue, ma alcuni di loro ,
magari più giovani o molto più pesanti, stanno diventando davvero
degli ossi duri per me. So che il successo del mio lavoro non dipende
e sempre meno dipenderà dal fatto che io possa o meno essere il più
forte. Dovrò essere il più preparato, il più aggiornato, un buon
manager ecc. , quello posso farlo.
Alla
fine, di qui a 10 anni, avendo preso tristemente coscienza di non
poter diventare Yoda, cercherò, sia nel tradizonale che negli sport
da ring, di essere il miglior Mickey possibile."