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venerdì 8 marzo 2013

Il kali (arnis o escrima che dir si voglia) è un'ottima cartina tornasole della mia idea sulla bipartizione delle arti marziali: da una parte i supereroi impavidi, dall'altra persone che non hanno mai neanche provato a giocare col combattimento. In questo caso pure abbiamo i due "eccessi": da una parte i Dog Brothers che si menano con tutto quello che gli capita in mano e continuando il combattimento con o senza armi o a terra, dall'altra il praticante, magari pure istruttore, che sto benedetto bastone non lo ha mai usato davvero.
Perso in drill dai nomi esotici e nella rassicurante collaboratività non combatterà mai... mentre dall'altra parte i Dog Brothers si sono anche presi a lamate. Sono strani i marzialisti...
Più di 60 match all'attivo, innumerevoli titoli e riconoscimenti, campione mondiale (conquistato nelle filippine!!!), atleta vittorioso in diversi regolamenti di Kali, Andrea Rollo è il nostro campione, l'italiano da esportazione del Kali (arnis, escrima). Molti praticanti dello stick fighting (stick drilling???) purtroppo non lo conosceranno e questo farà capire loro come sono distanti, come sono chiusi, come sono inattuali.

Andrea si racconta in una lunga e difficile intervista per Try To Fight!


- Ciao Andrea presentati agli amici di try to fight che non dovessero conoscerti. Esordi, esperienze, gavetta...
Ciao a tutti gli amici di try to fight, sono Andrea Rollo, pluricampione mondiale di kali (arte marziale filippina anche conosciuta con i nomi arnis o eskrima). Ho 30 anni, sono leccese ma abito a Roma ormai da 7 anni. Ho iniziato la pratica agonistica di sport da combattimento e arti marziali da adolescente: pugilato e kickboxing a Lecce, muay-thai, submission wrestling e kali – sistema Inosanto Lacoste- a Torino. Giunto a Roma ho conosciuto i fratelli Jorge e Aurtenciano Miranda, con i quali ho intrapreso lo studio del proprio sistema di famiglia, il Kali Istukada Miranda System, uno stile di Kali originario di Mindanao, sud Filippine. Dopo tanta gavetta il primo risultato importante a livello agonistico è arrivato nel 2007 quando ho vinto il titolo di Campione Italiano “PCKEAM”, seguito l’anno successivo dalla premiazione quale “Miglior atleta” di Mangdirigma Italia. 

 -Andiamo subito al vivo: Campione del Mondo di Escrima... come e con quali sacrifici hai conseguito questo titolo?
Vincere il primo mondiale nel 2008 nella madrepatria di questo sport è stata un emozione indescrivibile proprio per aver valorizzato tutti i sacrifici sostenuti nei mesi precedenti per raggiungere tale obiettivo. Parlo di lunghi allenamenti all’aperto nelle ore più calde della giornata per abituare il corpo e la mente al clima tropicale delle Isole Filippine, di ore trascorse a colpire un copertone per aumentare la potenza dei colpi, di cui ne sono testimonianza numerose vesciche alle mani e molti bastoni spezzati, parlo di serate con gli amici annullate per la stanchezza o per l’allenamento del mattino successivo, di una dieta senza eccessi e soprattutto di tantissimo sparring, con lividi annessi. Nel 2011, invece, l’emozione è stata doppia… per essere riuscito a conquistare il titolo anche in una categoria di peso superiore!

  - Si può diventare bravi nel kali/escrima senza fare sparring?
Si può SUPPORRE di essere bravi. Mi spiego meglio facendo un esempio: immaginiamo un pugile che da 20 anni si allena al sacco, alla pera, salta la corda, fa circuiti di potenziamento e passate ai colpitori ma non è mai salito sul quadrato. Probabilmente si muoverà bene, fluido e veloce ed è possibile supporre che sia bravo; ma senza essersi mai confrontato con nessun altro pugile non è possibile esserne certi.

 - facciamo la stessa domanda ma con un interessante cambio di prospettiva (puro agonismo): si può avere la pretesa di insegnare kali/escrima senza avere mai preso parte a gare, tornei?
 Purtroppo molti lo fanno, è una questione di business. Mi dispiace ammetterlo ma oggigiorno per insegnare non serve l’esperienza, basta “acquistare” un diploma o addirittura autonominarsi maestro o grandmaster! E una volta diventato istruttore non si combatte per paura della sconfitta e la conseguente perdita di fiducia da parte degli allievi nelle proprie capacità. 

- Andrea spiegaci come si può organizzare uno sparring sicuro di escrima e cosa dobbiamo curare perché questo non sia inutile.
Per poter combattere in sicurezza è necessario indossare le protezioni adeguate: guanti, conchiglia, paradenti, caschetto con protezione alla gola (indispensabile ma spesso incautamente trascurata) e preferibilmente un bastone imbottito, che consente una maggiore libertà di movimento rispetto alla ormai obsoleta e goffa armatura impiegata con i bastoni di rattan. Per far si che sia utile è fondamentale curare la tecnica: le schivate, le parate, le finte, la precisione dei colpi, il tempismo e la distanza di combattimento. Questi vari aspetti dello stickfighting così come del combattimento di coltello possono essere sviluppati in palestra attraverso uno sparring graduale che preveda condizioni di difficoltà crescenti, ad esempio combattendo solo dalla lunga distanza, colpendo esclusivamente un determinato bersaglio (testa, cuore, ecc.), permettendo ad uno dei due atleti di difendersi e schivare ma non di attaccare, ecc.  

- Cosa ne pensi del lato disarmato delle arti marziali filippine?
 Penso che la codifica di molti sistemi di arti marziali filippine, intrapresa negli ultimi decenni per agevolarne l’apprendimento, ha purtroppo offuscato uno dei principi cardine di tali metodi di lotta e cioè la trasferibilità di quanto appreso nel combattimento armato al corpo a corpo. In altre parole, secondo tale principio una QUALSIASI tecnica effettuata con un’arma sia essa un bastone, un coltello o altro può essere applicata nel combattimento a mani nude. Scindere questi due aspetti , trattandoli spesso come discipline separate insegnate in orari e giorni diversi, rende meno immediato l’interiorizzazione di tale principio.

- Ti presento un mio punto di vista, vediamo cosa ne pensi: se ogni tecnica ha alla base dei principi che le permettono di essere applicata utilizzando una qualsiasi arma, l’ostentazione della capacità di maneggiare armi diverse e diverse combinazioni (Bastone, coltello, doppio bastone, bastone e coltello, spada e coltello, palm stick, machete) serve a sopperire all’abitudine diffusa di non confrontarsi?
Beh..è sicuramente un’ipotesi interessante! Probabilmente in una palestra di discipline da combattimento in cui non si combatte c’è bisogno di stimoli sempre diversi per continuare ad allenarsi!

- Altra mia opinione che ti chiedo di commentare: secondo me è nella buona pratica impossibile effettuare un disarmo tecnico contro un avversario combattivo. Al più può avere senso contro un avversario già dominato... che ne consegue? Che il disarmo è ampiamente sovrastimato...per far capire a tutti: è come se io in contesto MMA allenassi maniacalmente come dare scariche di pugni pesantissimi dalla monta, senza saper fare tutto quello che porta a questa situazione. Dico male?
Per risponderti mi ricollego all’importanza dello sparring di cui parlavamo pocanzi. Solo confrontandosi ci si rende conto di quali tecniche di disarmo siano efficaci contro un avversario combattivo e quali riescano solo dopo averlo dominato. Dopo più di 60 matches e tanti disarmi non posso affermare che sia impossibile ma sono d’accordo con te sulla difficoltà di riuscita. Non vi è dubbio che senza l’esperienza necessaria, le tecniche di disarmo non implementate dallo studio di altri fattori, quali ad esempio il footwork, gli squilibri, le proiezioni, le immobilizzazioni ecc. potrebbero quindi risultare impraticabili. Da qui l’importanza del “Dos manos”, il principio dell’Istukada Miranda secondo cui, se la situazione lo permette, è conveniente afferrare il braccio armato avversario con entrambe le mani al fine di limitarne al minimo il movimento ed applicare un disarmo una volta ottenuto una posizione di vantaggio.

 - chi desideri ringraziare per il tuo percorso? I miei genitori, i miei compagni di allenamento e, naturalmente, i maestri Miranda
- Grazie dell'intervista Andrea, so che è stata lunga e difficile. Chi volesse contattarti dove può trovarti? 
 Grazie, Sicuramente presso la palestra Agorà in via Valagussa (Roma) il lunedì, mercoledì e venerdì dopo le 21.00. Grazie a te Nicola e a tutti gli appassionati di Try To Fight!