Il to-te di Okinawa, quello che in
futuro sarebbe diventato Karate, non aveva un sistema di
apprendimento preciso. I più famosi maestri di Okinawa erano soliti
perfezionarsi sotto vari insegnanti e spesso finivano per creare
approcci personali al to-te. Questa esigenza nasceva dal fatto che
nessun okiwanense aveva quella preparazione d'insieme nel Karate che
avremmo poi trovato come costante dal secondo dopo guerra in poi. I
vari Kata ancora non erano stati raggruppati e spesso un determinato
Kata era il vanto e la specialità di un Maestro. Gli okiwanensi
sapevano bene che l'arte marziale che praticavano, sebbene viziata da
uno stazionamento secolare nell'isola, aveva origini cinesi, to-te,
infatti, significava mano cinese. Gli stessi Kata avevano spesso nomi
cinesi o nomi propri di eroi leggendari cinesi. Così come il Chinto
o il Kusanku (o Kushanku) nome di un epico marinaio cinese che
insegnò il Kata agli isolani.
Agli inizi del 1900, alcuni Maestri già
avevano chiaro in mente che il Karate si sarebbe diffuso e che
sarebbe stato necessario rimediare alle lacune della didattica,
particolarmente se quest'ultima fosse stata dedicata ai bambini. Anko
Itosu, uno dei maestri più rispettati della tradizione di Okinawa,
decise quindi di creare cinque esercizi propedeutici ai Kata degli
adulti. Dopo numerose correzioni creò così la serie di esercizi
denominata ad Okinawa Pinan (Heian in giappone). I cinque Pinan erano
molto banali, si caratterizzavano per lo schema di esecuzione ad H
rovesciata ed il ritorno esatto al punto di partenza (embusen).
Spesso il Karateka adulto iniziava l'apprendimento dal Kata Naihanchi
(Tekki), ma questo non era visto adatto alla formazione dei bambini e
degli adolescenti.. Soshin Nagamine, uno degli esegeti di Anko Itosu,
non è molto prolisso su questo punto. Egli si limita a dire, in
accordo con Itosu, che il Naihanchi era inadatto alle istanze fisiche
infantili e per esso serviva “una precedente conoscenza della
tecnica” e così si procedette verso la diffusione della prima
storica umiliazione del futuro Karate Do.
Le tre maggiori arti marziali
dell'arcipelago giapponese uscite dal secondo conflitto mondiale,
Karate, Judo e Aikido, avevano tutte la stessa smania
espansionistica. Tanto Funakoshi quanto Kano e Ueishiba volevano che
le rispettive discipline conoscessero fama nazionale e
internazionale, probabilmente per un sentimento di riscatto verso la
sconfitta bellica. La pratica dei puerili Kata Pinan (o Heian) fu
propinata a tutti i Karateka di qualunque età e di qualunque
provenienza. I cinque esercizi del Sensei Anko Itosu, conobbero fama
trasversale in quasi la totalità delle interpretazioni del Karate
Do, gettando così il primo seme di ciò che a tutt'oggi mina la
credibilità delle arti marziali orientali: l'arbitrarietà degli
insegnamenti e il marketing.
Dai cinque esercizi fu omessa
l'informazione di pratica originariamente volta ai bambini e fu data
loro una nobiltà e un'importanza che non avevano fino a neanche
ottant'anni fa.
La prima truffa perpetrata soprattutto
ai danni dell'uomo occidentale sempre eccessivamente fiducioso della
buona fede orientale, fu così compiuta.