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venerdì 21 settembre 2012

Il to-te di Okinawa, quello che in futuro sarebbe diventato Karate, non aveva un sistema di apprendimento preciso. I più famosi maestri di Okinawa erano soliti perfezionarsi sotto vari insegnanti e spesso finivano per creare approcci personali al to-te. Questa esigenza nasceva dal fatto che nessun okiwanense aveva quella preparazione d'insieme nel Karate che avremmo poi trovato come costante dal secondo dopo guerra in poi. I vari Kata ancora non erano stati raggruppati e spesso un determinato Kata era il vanto e la specialità di un Maestro. Gli okiwanensi sapevano bene che l'arte marziale che praticavano, sebbene viziata da uno stazionamento secolare nell'isola, aveva origini cinesi, to-te, infatti, significava mano cinese. Gli stessi Kata avevano spesso nomi cinesi o nomi propri di eroi leggendari cinesi. Così come il Chinto o il Kusanku (o Kushanku) nome di un epico marinaio cinese che insegnò il Kata agli isolani.
Agli inizi del 1900, alcuni Maestri già avevano chiaro in mente che il Karate si sarebbe diffuso e che sarebbe stato necessario rimediare alle lacune della didattica, particolarmente se quest'ultima fosse stata dedicata ai bambini. Anko Itosu, uno dei maestri più rispettati della tradizione di Okinawa, decise quindi di creare cinque esercizi propedeutici ai Kata degli adulti. Dopo numerose correzioni creò così la serie di esercizi denominata ad Okinawa Pinan (Heian in giappone). I cinque Pinan erano molto banali, si caratterizzavano per lo schema di esecuzione ad H rovesciata ed il ritorno esatto al punto di partenza (embusen). Spesso il Karateka adulto iniziava l'apprendimento dal Kata Naihanchi (Tekki), ma questo non era visto adatto alla formazione dei bambini e degli adolescenti.. Soshin Nagamine, uno degli esegeti di Anko Itosu, non è molto prolisso su questo punto. Egli si limita a dire, in accordo con Itosu, che il Naihanchi era inadatto alle istanze fisiche infantili e per esso serviva “una precedente conoscenza della tecnica” e così si procedette verso la diffusione della prima storica umiliazione del futuro Karate Do.
Le tre maggiori arti marziali dell'arcipelago giapponese uscite dal secondo conflitto mondiale, Karate, Judo e Aikido, avevano tutte la stessa smania espansionistica. Tanto Funakoshi quanto Kano e Ueishiba volevano che le rispettive discipline conoscessero fama nazionale e internazionale, probabilmente per un sentimento di riscatto verso la sconfitta bellica. La pratica dei puerili Kata Pinan (o Heian) fu propinata a tutti i Karateka di qualunque età e di qualunque provenienza. I cinque esercizi del Sensei Anko Itosu, conobbero fama trasversale in quasi la totalità delle interpretazioni del Karate Do, gettando così il primo seme di ciò che a tutt'oggi mina la credibilità delle arti marziali orientali: l'arbitrarietà degli insegnamenti e il marketing.
Dai cinque esercizi fu omessa l'informazione di pratica originariamente volta ai bambini e fu data loro una nobiltà e un'importanza che non avevano fino a neanche ottant'anni fa.
La prima truffa perpetrata soprattutto ai danni dell'uomo occidentale sempre eccessivamente fiducioso della buona fede orientale, fu così compiuta.