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domenica 16 settembre 2012

Assisto con sincero disgusto all'aumento dei blogger marziali. Personaggi asettici, freddi, esperti del copia e incolla (e traduci) dal web anglofono, glaciali cronisti di eventi o di calendari. Maestri che diventano opinionisti, opinionisti che diventano maestri, praticanti che non vedono l'ora di spiegarci quanto sia bella, quanto sia figa, quanto sia unica, quanto sia maschia la disciplina che praticano. Blogger fanatici che non aggiungono nulla al loro ambiente in un turbinio di autoesaltazione, povertà di pensiero, leccaculismo verso i loro superiori-maestri. Blogger preoccupati di piacere, attenti a non disturbare quel clima di costante rassicurazione tra praticanti che non aspettano altro di sentirsi dire ancora una volta quanto sono fighi, belli, forti e fortunati a fare una certa arte marziale. Preoccupati di mettere “s” per rendere plurale un termine inglese, ignorando il convenzionale uso delle parole straniere che ne favorisce l'acclimatamento, sempre tesi verso la pubblicità per la loro accademia d'origine e mai realmente polemici. Maestri che sono fieri dei loro allievi blogger, perché sanno che sarà fonte di una costante e sottile pubblicità per la loro accademia. Tutto il contrario di quello che dovrebbe essere: il blogger in qualità di libero pensatore dovrebbe essere inviso alle accademie e spina nel fianco pensante per i guru d'ogni sorta. Accade in tutte le arti marziali, ma nel Jiu Jitsu sta diventando insopportabile. Dove è la critica, dove la ricerca delle magagne dell'ambiente, dove le idee per migliorare, dove sono esposti i punti deboli? Il nulla. Un manipolo di fan esaltati e basta. Un commento a firma del Maestro Giulio Candiloro recitava così: "L'ambiente è ormai diventato FANATICO, c'è gente che fa il segno dello shaka ovunque, anche ad un battesimo! La cosa no va bene... chi sceglie di praticare il jiu jitsu/grappling/mma lo fa per praticare un'attività fisica salutare al pari di chi gioca a tennis, fa nuoto o altro e questo non lo distingue dalla massa ne lo rende un illuminato". 
Praticare Jiu Jitsu in maniera alienante non ci renderà migliori. Praticare Jiu Jitu da un paio di anni e ripetere ogni giorno “il Jiu Jitsu è la mia vita” è da sociopatici e pone dei seri dubbi su cosa diavolo si facesse prima nella suddetta vita, riempire i socialnetwork di poster autocelebrativi del Jiu Jitsu è sintomatico di persone vuote e incolte. Prendere tutto il “pacchetto Jiu Jitsu” e farci girare intorno la propria vita è preoccupante: T-shirt Venum, infradito Avaianas, segno dello shaka in tutte le foto, zainetto a tema... ma chi vi ha plagiato così? Loro, anche loro. Gli inutili blogger che sovente praticano o esortano a praticare vicendevolmente l'atto che Mister Wolf di Pulp Fiction pregava di non fare, affinché non ci si accontentassi troppo presto del risultato ottenuto...
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