Aspettavo l'ispirazione per fare un mio
piccolo resoconto del Lutador De Elite. L'ispirazione non è arrivata
perché in questo caso essere ispirato sarebbe equivalso a prendere
quel certo distacco utile per fare una cronaca precisa, logica,
professionale. “Il 14 luglio nella splendida cornice di Zagarolo si
è tenuto...”, “nella prima lotta gli sfidanti si fronteggiavano con
gagliardia”... no, non ci riesco a fare una cronaca da istituto
Luce o telegiornale regionale. Sono ancora troppo intriso di
emozioni, colori, applausi, il suono della tromba, le presentazioni,
la musica. Tutto troppo bello. Lo so, sembra un po' di chiedere
all'oste se il vino è buono, ma vi prego, credetemi, non sono l'oste
di circostanza, non ho nulla da vendere o mercificare. Sono
l'organizzatore formalmente ma di fatto ero solamente un tifoso. Un
tifoso di una squadra fantastica, di uno strano sport che si è
giocato in otto. Otto uomini virtuosi, otto lottatori di razza, otto
galantuomini. Senza bisogno di essere torvi, senza bisogno di aver
tatuate frasi da prontuario di autostima, senza la faccia incazzosa
della belva bramante sangue hanno lottato mostrando le virtù del
loro sport e le loro virtù personali. Mi dispiace dirlo e spero
nessuno la prenda a male ma credo proprio che le altre esibizioni
della serata abbiano sfigurato rispetto a quegli otto. Come scriveva
il nostro arbitro e intellettuale Andrea Bruni “ […] perché i
loro sorrisi, i loro abbracci prima e dopo le lotte, mostravano un
qualcosa che andrebbe mostrato ai nostri nipoti e figli, passione,
dedizione, rispetto e sport. “. Qualcosa di esemplare. Una persona
a me sconosciuta, mentre ero ancora ebbro di emozioni e drogato di
adrenalina mi ha detto “Complimenti, sembrava di vedere la
compostezza di quei vecchi tornei di Karate che si facevano una
volta, siete dei signori”. Non ho in realtà l'immagine di “quei vecchi tornei” ma ne ho il cliché e percepisco cosa voleva
evocare il nostro sconosciuto estimatore. Siete dei signori? Non so
se tutti nel nostro ambiente, ma quegli otto sì. Lo sono.
Lo scienziato del combattimento Paolo
Strazzullo che ci ha regalato la sua tecnica, fisica applicata al
combattimento e lo spettacolo della sua concentrazione olimpica. La
sua foto con le cuffie, di rito per ogni atleta di livello, parla più
di ogni aggettivo. I fratelli Leteri, gli unici senza una “faixa
lisa”, nere graduate che sono venuti per l'amore che hanno per il
Jiu Jitsu e hanno portato la loro professionalità e il loro ideale
di confrontarsi sempre e comunque. I fratelli Anacoreta, che
rappresentano ormai la storia, il presente e il futuro del Jiu Jitsu
italiano, hanno dato vita ad una finale entusiasmante. Come sempre
superlativi. Alessandro Federico che è diventato Re di Roma, perché
dal pubblico sono piovuti gli applausi e nel dopo gara hanno fatto la
fila per complimentarsi delle sue lotte. Ciro Ruotolo, una persona
che combatteva di MMA quando molti fighetti dell'ultima ora col
kimono trendy neanche sapevano cosa fossero le MMA e il Jiu Jitsu.
Ciro ha regalato una lezione di stile riconoscendo la giustezza della
non facile decisione della terna arbitrale complimentandosi col suo avversario.
Davide Cirelli al quale va un plauso particolare, perché è venuto a
combattere nonostante gravi problemi personali che mi hanno commosso
e toccato nel profondo. Una lezione di vita per tutti noi e tutti noi
gli siamo vicini.
A governare tutto l'arbitro, l'atleta,
il marzialista e giornalista Andrea Bruni.Vi chiedo scusa se sono melenso, se quella cronaca algida della splendida cornice di Zagarolo non la so fare. Se non so entrare nel dettaglio degli incontri raccontandovi azioni con un climax ascendente. La saprebbe fare forse meglio un organizzatore non io, io sono un semplice e fanatico tifoso di quei Fantastici Otto.
Foto gentilemente concesse da Remo Zarroli. |
Nella foto, da sinistra Luca Anacoreta, Fabio Anacoreta, Alessandro Federico, Leonardo Leteri, Marcel Leteri, Paolo Strazzullo, Ciro Ruotolo, Davide Cirelli.