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martedì 24 luglio 2012


 Aspettavo l'ispirazione per fare un mio piccolo resoconto del Lutador De Elite. L'ispirazione non è arrivata perché in questo caso essere ispirato sarebbe equivalso a prendere quel certo distacco utile per fare una cronaca precisa, logica, professionale. “Il 14 luglio nella splendida cornice di Zagarolo si è tenuto...”, “nella prima lotta gli sfidanti si fronteggiavano con gagliardia”... no, non ci riesco a fare una cronaca da istituto Luce o telegiornale regionale. Sono ancora troppo intriso di emozioni, colori, applausi, il suono della tromba, le presentazioni, la musica. Tutto troppo bello. Lo so, sembra un po' di chiedere all'oste se il vino è buono, ma vi prego, credetemi, non sono l'oste di circostanza, non ho nulla da vendere o mercificare. Sono l'organizzatore formalmente ma di fatto ero solamente un tifoso. Un tifoso di una squadra fantastica, di uno strano sport che si è giocato in otto. Otto uomini virtuosi, otto lottatori di razza, otto galantuomini. Senza bisogno di essere torvi, senza bisogno di aver tatuate frasi da prontuario di autostima, senza la faccia incazzosa della belva bramante sangue hanno lottato mostrando le virtù del loro sport e le loro virtù personali. Mi dispiace dirlo e spero nessuno la prenda a male ma credo proprio che le altre esibizioni della serata abbiano sfigurato rispetto a quegli otto. Come scriveva il nostro arbitro e intellettuale Andrea Bruni “ […] perché i loro sorrisi, i loro abbracci prima e dopo le lotte, mostravano un qualcosa che andrebbe mostrato ai nostri nipoti e figli, passione, dedizione, rispetto e sport. “. Qualcosa di esemplare. Una persona a me sconosciuta, mentre ero ancora ebbro di emozioni e drogato di adrenalina mi ha detto “Complimenti, sembrava di vedere la compostezza di quei vecchi tornei di Karate che si facevano una volta, siete dei signori”. Non ho in realtà l'immagine di “quei vecchi tornei” ma ne ho il cliché e percepisco cosa voleva evocare il nostro sconosciuto estimatore. Siete dei signori? Non so se tutti nel nostro ambiente, ma quegli otto sì. Lo sono.
Lo scienziato del combattimento Paolo Strazzullo che ci ha regalato la sua tecnica, fisica applicata al combattimento e lo spettacolo della sua concentrazione olimpica. La sua foto con le cuffie, di rito per ogni atleta di livello, parla più di ogni aggettivo. I fratelli Leteri, gli unici senza una “faixa lisa”, nere graduate che sono venuti per l'amore che hanno per il Jiu Jitsu e hanno portato la loro professionalità e il loro ideale di confrontarsi sempre e comunque. I fratelli Anacoreta, che rappresentano ormai la storia, il presente e il futuro del Jiu Jitsu italiano, hanno dato vita ad una finale entusiasmante. Come sempre superlativi. Alessandro Federico che è diventato Re di Roma, perché dal pubblico sono piovuti gli applausi e nel dopo gara hanno fatto la fila per complimentarsi delle sue lotte. Ciro Ruotolo, una persona che combatteva di MMA quando molti fighetti dell'ultima ora col kimono trendy neanche sapevano cosa fossero le MMA e il Jiu Jitsu. Ciro ha regalato una lezione di stile riconoscendo la giustezza della non facile decisione della terna arbitrale complimentandosi col suo avversario. Davide Cirelli al quale va un plauso particolare, perché è venuto a combattere nonostante gravi problemi personali che mi hanno commosso e toccato nel profondo. Una lezione di vita per tutti noi e tutti noi gli siamo vicini.
A governare tutto l'arbitro, l'atleta, il marzialista e giornalista Andrea Bruni.
Vi chiedo scusa se sono melenso, se quella cronaca algida della splendida cornice di Zagarolo non la so fare. Se non so entrare nel dettaglio degli incontri raccontandovi azioni con un climax ascendente. La saprebbe fare forse meglio un organizzatore non io, io sono un semplice e fanatico tifoso di quei Fantastici Otto.
Foto gentilemente concesse da Remo Zarroli.

 Nella foto, da sinistra Luca Anacoreta, Fabio Anacoreta, Alessandro Federico, Leonardo Leteri, Marcel Leteri, Paolo Strazzullo, Ciro Ruotolo, Davide Cirelli.