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giovedì 19 gennaio 2012

Fabiano era un giocatore di biliardo professionista, per quanto sia difficile dire che guadagnasse realmente col biliardo, in realtà viveva degli introiti di una sala presa in gestione. Veniva dal degrado delle case popolari di Ponte Mammolo ed era nato e cresciuto in compagnia di ben cinque fratelli, tutti maschi. Nel lungo periodo in cui mi sono cimentato sul panno verde, ebbi modo di diventargli amico, d'estate andavamo spesso al mare insieme, generalmente a Fregene. Prendere confidenza con lui era molto difficile, era ombroso e taciturno, un po' rude e forse talvolta scortese. Alternava questo suo essere a momenti di euforia logorroica e ridanciana. Gestiva una sala biliardo a Roma Nord, in un quartiere bene. Il pomeriggio  la sala si riempiva di ragazzini, rampolli della borghesia storica di Roma. Fabiano era solito scherzarci con le mani, loro, forse complice l'età, una volta presa questa abitudine amavano confrontarsi con lui, provocandolo, con qualche pizzone traditore o un calcio con fuga. Fabiano li rincorreva e li riempiva di botte, a volte palesemente trascendendo lo scherzo. Era un giovane uomo generoso, altruista, sentiva realmente valori quali l'amicizia e il rispetto. Spesso però qualcosa andava storto nel suo cervello. All'incrocio tra Via Prenestina e Via della Serenissima suonò a una macchina che non partiva col semaforo verde. I ragazzi che erano dentro la macchina, quattro o cinque addirittura, partirono, lo fecero passare e si accostarono a lui. "Te rompo er culo" disse uno. Lui acconsentì silenziosamente e fece cenno di accostare. Era impazzito, come di tanto in tanto gli capitava di fronte a certe provocazioni. Tirò fuori dal cruscotto un coltello molto grande, scese dalla macchina che si era fermata dietro a quella dei ragazzi che stavano scendendo per suonargliele. Impazzito si mise a correre verso di loro con questo coltello in mano e i ragazzi si lanciarono nell'auto e partirono prendendo una fuga disperata tra le macchine del traffico romano.
Un'altra volta in un bar aperto tutta la notte due ragazzi ebbero la sfortunata idea di mettersi a giocare fra di loro provocandolo. Non so se lo fecero di proposito o erano solamente un po' stupidi, fatto sta che uno spingeva l'altro che rideva e che andava a sbattere ripetutamente contro Fabiano, calpestandogli le scarpe e smuovendolo. Glielo fece fare tre o quattro volte, poi di incontro, gli sferrò un diretto. Il ragazzo cadde rovinosamente a terra, il suo amico si impietrì e Fabiano dovette uscire di gran fretta dal bar, perché aveva paura di averla fatta grossa. Da ciò che si sa, non ci fuorono conseguenze gravi.
Cercava parcheggio vicino la sua sala biliardo, quando finalmente credeva di averlo trovato, si accorse che era per invalidi e usci frettolosamente dal parcheggio senza freccia e uno scooter dovette fare una pericolosa piega per non prenderlo in pieno. "Mortacci tuaaaa!" gridò il conducente dello scooter. Erano due ragazzini, minorenni. Fabiano si sbracciò, per segnalare la sua volontà di piacchiarlo ma loro andarono via o forse non lo videro. Continuando a cercare parcheggio li incontrò nuovamente ad un semaforo. Era praticamente di fronte la sua sala biliardo e gli chiese di scendere, minacciandoli. I due scesero e lo aspettarono dove aveva esplicitamente chiesto. Fabiano arrivò e senza quasi dire niente, se non qualche parolaccia rituale, sferrò un poderoso destro a quello più grosso che secondo la gente che vide la scena "Se lo avesse preso bene lo avrebbe ucciso". Non lo prese per nulla in verità, lo lisciò, scivolò e in fine cadde. I due ragazzi coi caschi a scodella in mano presero a picchiarlo a cascate in testa e a calci, Lo riempirono di botte di ogni fattura. Se non fosse stato per la ragazza della merceria di fianco la sala che uscì gridando come un'indiavolata, giurano i testimoni, avrebbero finito per ucciderlo.