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mercoledì 30 marzo 2011

Nikefobia è il termine tecnico che designa la paura di vincere. Essa non riguarda solo lo sportivo ma anche l'uomo comune che teme di "vincere" nelle sue battaglie quotidiane. Conosciuta per semplice esperienza da tutti coloro che hanno praticato una qualsiasi forma di competizione o che seguano un qualche sport, la nikefobia è un argomento interessante, se non indispensabile, per il marzialista anche se non agonista. Vediamone un po' le cause.
A livello prettamente pratico la paura di vincere può essere causata da diversi fattori. L'agonista teme che conseguire importanti vittorie lo sottoponga a una nuova e inaccettabile responsabilità come quella di dover mantenere il livello che si conseguirebbe qualora si vincesse una certa competizione. La paura di non riuscire a mantenere uno standard di prestazioni alto, la paura di deludere le nuove aspettative che si creerebbero, il timore di affrontare avversari sempre più forti, sono tutti fattori che possono portare al blocco delle prestazioni agonistiche e alla conseguente delusione di percepire il proprio livello incongruo con i risultati. Per l'amatore avere paura di vincere significa anche temere di infrangere alcune gerarchie consolidate che comunque deresponsabilizzano e offrono certezze. Battere il proprio compagno di allenamento più anziano in termini di esperienza o addirittura vincere il proprio istruttore, porterebbe a dover riconsiderare le gerarchie esistenti e conseguentemente a dover problematizzare l'insegnamento o ad assumere un ruolo per il quale non ci si sente psicologicamente pronti.
Se passiamo al livello esclusivamente psicologico la nikefobia è invece causata da sensi di colpa inerenti la propria aggressività, da problemi affettivi infantili. La vittoria quindi, secondo dottor Antonelli, può rappresentare la prova di una aggressività non più controllata. Usando la tripartizione della psiche Freudiana (Es-Io-Super Io), il Super Io, ovvero la parte della nostra psiche legata all'educazione, alle imposizioni dei nostri educatori, genitori, precettori, può, quindi, identificare la vittoria con risorse, quali l'aggressività, che ci hanno insegnato a biasimare e a nascondere.
Una problematica che può essere sistematica o momentanea, della quale comunque in molti hanno avuto esperienza pratica.

Abbiamo quindi spiegato con un termine forse nuovo, nikefobia, un'esperienza forse nota. La nikefobia quindi non è la potente repulsione di un no-global per una multinazionale ma una terminologia greca composta da "nike" vittoria e "phobos" ovvero paura. Le scarpe non c'entrano nulla quindi.