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sabato 5 marzo 2011

Se vedi due uomini muscolosi e tatuati, vestiti di un qualcosa a metà tra boxer e bermuda sono due le cose: o stai vedendo una reclame di intimo maschile o sei sulla Venice Beach in California. Se questi uomini sono pure in una gabbia e si stanno picchiando, allora stai vedendo un film d'azione americano di serie B e gli uomini sono nelle temibili carceri statunitensi. Se arriva qualcuno e prende la gabbia e ne fa cornice per un'opera d'arte, e i due uomini sembrano Achille e Agamennone, quel qualcuno è Gian Paolo Doretti e stiamo parlando di MMA. Le sue parole circa gli incontri di MMA scivolano sugli occhi come pagine d'Epica e anche pugni e calci sembrano disegnare significati esistenziali e assoluti.
La sua presenza sul web, fin dal paleolitico di internet, ne fanno un nome noto e apprezzato, uno dei pochi punti di raccordo per tutti. Se parli con una persona e vuoi incontrare facile assenso, non hai che da lodare Gian Paolo. Senza la pretesa della simpatia, del piacere a tutti i costi, del politicamente corretto, è unanimamente apprezzato per la sua onestà e per aver reso un impagabile servigio gratuito a tantissimi appassionati di MMA, Jiu Jitsu e affini. Come spero sia ampiamente visibile, perché ne sarei onorato, il lavoro di Gian Paolo ha notevolmente influenzato anche me e questo sito stesso. Pioniere della pratica del Jiu Jitsu e della sua diffusione, inventore delle MMA per internet, Gian Paolo continua a raccontarsi nel suo sito My Road to Black.
Un aneddoto, anche se vergognoso per me, spiega bene Gian Paolo. Nel corso che seguivo venne un ragazzo tedesco se non mi inganno per motivi di studio in Italia. Arrogante e antipatico come solo alcuni tedeschi sanno essere, si conquisto presto la mia malevolenza, e in una delle sue tante prove di forza mascherate da scherno mi fece imbestialire e non seppi fare di meglio che lanciarmi in un miserabile turpiloquio e in una serie di rovinose minacce, un po' alla Cassano quando lanciò con la samp la maglia addosso all'arbitro. Finità qui la cronca del mio censurabile comportamento, appena calmati gli animi mi recai da Gian Paolo, che quel giorno aveva la responsabilità del corso in assenza di Gianfranco delli Paoli, e gli chiesi scusa convinto che mi avrebbe fatto un cazziatone in cui dover tornare un po' fanciullo. Gian Paolo mi rincuorò con qualcosa di simile ad un "sono cose che possono succedere, anche questo è umano". Ora io non so quale figura abbia la saggezza, ma credo che questo gli somigli quantomeno. Visto che conservo, per evidenti motivi, ottima memoria del giorno in causa, non posso non raccontare che quel giorno Gian Paolo fece sparring col grande e grosso crucco umiliandolo con una delicatezza e con una tecnica che ancora adesso non ho conosciuto per mio uso.
In origine questo post doveva avere a seguito una vecchia intervista di Gian Paolo. Speranzoso di poterla fare io, per catturare il suo pensiero sempre profondo e denso di spunti, forte di una promessa di "uscita con birra", rimando ad una ulteriore cronaca del Doretti a quando potrò sottoporlo a nuove e più attuali domande.