Un aneddoto, anche se vergognoso per me, spiega bene Gian Paolo. Nel corso che seguivo venne un ragazzo tedesco se non mi inganno per motivi di studio in Italia. Arrogante e antipatico come solo alcuni tedeschi sanno essere, si conquisto presto la mia malevolenza, e in una delle sue tante prove di forza mascherate da scherno mi fece imbestialire e non seppi fare di meglio che lanciarmi in un miserabile turpiloquio e in una serie di rovinose minacce, un po' alla Cassano quando lanciò con la samp la maglia addosso all'arbitro. Finità qui la cronca del mio censurabile comportamento, appena calmati gli animi mi recai da Gian Paolo, che quel giorno aveva la responsabilità del corso in assenza di Gianfranco delli Paoli, e gli chiesi scusa convinto che mi avrebbe fatto un cazziatone in cui dover tornare un po' fanciullo. Gian Paolo mi rincuorò con qualcosa di simile ad un "sono cose che possono succedere, anche questo è umano". Ora io non so quale figura abbia la saggezza, ma credo che questo gli somigli quantomeno. Visto che conservo, per evidenti motivi, ottima memoria del giorno in causa, non posso non raccontare che quel giorno Gian Paolo fece sparring col grande e grosso crucco umiliandolo con una delicatezza e con una tecnica che ancora adesso non ho conosciuto per mio uso.
In origine questo post doveva avere a seguito una vecchia intervista di Gian Paolo. Speranzoso di poterla fare io, per catturare il suo pensiero sempre profondo e denso di spunti, forte di una promessa di "uscita con birra", rimando ad una ulteriore cronaca del Doretti a quando potrò sottoporlo a nuove e più attuali domande.