lunedì 23 aprile 2012

Hybris - il peccato di tracotanza del cross training

Il cross training fu invocato con forza, lo ricordo bene. Quando le arti marziali miste iniziarono davvero a diffondersi, rimanemmo tutti un po' increduli di fronte alle multiformi abilità dei contendenti. Noi avevamo delle arti marziali a compartimenti stagni, dove spesso, e lo ricordo per esperienza diretta, anche fare pesi con un certo entusiasmo era visto come una forma di tradimento.
Il cross training sembrava davvero il futuro e la fine delle barriere tra le varie discipline, per i più speranzosi, come me, sembrava anche la fine delle sterilissime eppure sempiterne diatribe su quale arte fosse migliore.
Aveva innumerevoli lati positivi, era finalmente non un arte marziale a voler primeggiare, ma un concetto, un modo di vedere le cose. Grazie all'esperienza di più discipline avremmo colmato la nostra ignoranza in settori del combattimento reale sconosciuti, qualora ci fossimo interessati di difesa personale. Avremmo finalmente allenato totalmente il corpo, senza avere quelle naturali deficienze motorie e muscolari di molti specialisti e, cosa più bella di tutte, avremmo potuto farlo non più con la noiosa ginnastica generalista ma con altre arti del combattimento. Si sarebbe unificata la comunità marziale, rinverdita dallo scambio di informazioni e di materiale umano e avrebbe così superato le sempre presenti difficoltà ad accettare il prossimo. Ci avrebbe reso umili e sarebbe stato un purgante per la psiche e l'Io tronfio perché avremmo socraticamente saputo di non sapere e non avremmo più potuto nasconderci nel nostro giardino dai fiori tutti uguali. Sarebbe stato, il cross training, anche libertà di scelta, perché nell'abbondante offerta marziale avremmo potuto scegliere non solo quali abilità apprendere ma anche da chi e con quale percorso, quindi, per esempio, una volta capita la nostra ignoranza nel combattimento al suolo avremmo potuto scegliere quale delle diverse discipline che contemplano questo aspetto scegliere.
L'idillio non è durato molto. Presto il cross training è diventato un termine demodé, le arti marziali miste che ci avevano dato quello spunto sono subito state, da alcuni, prese, impacchettate e dichiarate una disciplina a sé stante e come tale non vendibile da nessun altro che non sia l'autentico concessionario. Le palestre non hanno mai colto quest'idea e tra quelle che ho girato hanno creato inverosimili possibilità combinatorie ("arte marziale-sala pesi-nuoto libero, compri la nostra offerta?") ma non hanno mai reso realmente possibile l'idea di praticare più discipline. Gli specialisti sono diventati ancora più specializzati e realmente tesi al cross training sono rimasti per vocazione e filosofia solo i praticanti di Jeet Kune Do Concepts (i fanboy delle MMA mi odieranno per l'accostamento indebito!).
Il cross trainer se non è un vero asso o un professionista è sempre visto con sospetto.
L'autentica ricchezza dell'uomo è il sapere. Questa è la storia del sapere iniziatico della massoneria, gelosa e custode attenta dell'arte muratoria. Questa è la storia di Adamo ed Eva per i quali era permesso cibarsi di tutti i frutti tranne che di quelli dell'albero della conoscenza del bene e del male. E' la storia di Ulisse che viene punito con il naufragio per aver ascoltato il canto delle Sirene, foriero di una conoscenza divina. E' la storia dell'uomo che uscito dal regno eucariota degli animali è divenuto essere teso verso la conoscenza. Dante fa dire ad Ulisse "fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtute e canoscenza" poiché egli doveva rincuorare i rematori che dovevano superare le colonne d'Ercole. In prosa prega così i suoi compagni: "non negate ai nostri sensi quello che rimane da vedere, dietro al sole, nel mondo disabitato; considerate la vostra origine: non siete nati per vivere come bruti (come animali), ma per praticare la virtù e apprendere la scienza"
La Hybris è il peccato di tracotanza, di saccenza. E' un peccato imperdonabile, gli dei non potranno dimenticare che si è tentato di accedere al loro sapere.
"Nella trama della tragedia, la hýbris è un evento accaduto nel passato che influenza in modo negativo gli eventi del presente. È una "colpa" dovuta a un’azione che vìola leggi divine immutabili, ed è la causa per cui, anche a distanza di molti anni, i personaggi o la loro discendenza sono portati a commettere crimini o subire azioni malvagie [...] quindi si riferisce alla punizione giustamente inflitta dagli dèi a chi si macchia di tracotanza."
Forse per questo il cross training è presto sparito come concetto teso a nobilitare la nostra pratica. Gli dei sono gelosi del loro sapere, e gli uomini, codardi perché tentati di arrischiarsi nel sapere e nel non sapere, condannarono a morte Socrate, reo, per diverse vie, dello stesso peccato, il peccato di tracotanza.
Sminuendo il cross training gli dei rimarrano col loro sapere e gli uomini, i mortali, non si arrischieranno in umilianti figure confrontandosi laddove non conoscono. E per molti questo è quello che più importa perché, scriveva Tomasi Da Lampedusa, "se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi"
 Le arti marziali sono un business, e questo affare è legato alla conoscenza.

domenica 22 aprile 2012

Try To Fight! Quotes. Aforismi marziali.

Un distillato di alcuni interventi degli ospiti di Try To Fight!, di coloro che hanno partecipato con interviste scritte.


 Dall'epoca dei samurai le cose son cambiate non poco. Sarebbe segno di ottusità voler congelare la pratica marziale e quindi il jiu jitsu a quell'epoca
Marco Baratti


Ho iniziato veramente a "provare a combattere" solo dopo aver iniziato la pratica del Bjj: lottando con compagni non collaborativi, ho iniziato a esplorare i miei limiti e a rafforzare il mio carattere.
Max De Michelis


In media i praticanti di bjj (tolti quelli di alto livello) non hanno una buona preparazione in piedi, un errore comune è quello di applicare le tecniche di lotta come single leg e double leg
Ivan Tomasetti


LE CINTURE? Fosse per me, in gara le toglierei.
Alessandro Federico


Il primo combattimento che farai nel Wing Tsun sarà quindi propio contro te stesso
Carlo Bernardi


Io sono contento del jiu jitsu moderno. E' giusto che abbia preso una strada diversa. E' cambiato tanto. Ora se non fai solo questo nella vita, nei tornei importanti è meglio non mettere piede, prima non era cosi.
Simone Franceschini


L’unico modo per provare a combattere è di mettere protezioni, e caschi e andare a full contact
Paul Corti


Allenarsi nella difesa personale è importante tanto quanto fare tecniche per le competizioni perché le basi risiedono nella difesa personale.
Marcos Schubert


Praticare un'arte marziale non vuol dire fare sport.
anche perché non tutti hanno il tempo per preparare una competizione dal punto di vista fisico. Oppure alcuni non sono più dei ragazzini e competere in Italia, per ora, vuol dire dovere confrontarsi con atleti molto più giovani.
La cosa però veramente importante è praticare sempre il combattimento.
Marco Baratti


sostengo anche in maniera velatamente provocatoria questo [il corpo] sia una macchina imperfetta e ad essa bisogna far calzare sovente la pratica o meglio veicolare quest'ultima in rimessa di qualcosa che incontrovertibilmente non è permanentemente efficiente al 100%, non resta nel tempo in forma immutata
Salvatore Manzella


Lo sport serve anche a far star bene una persona, a fargli anche scordare gli stress e le arrabbiature della giornata, se si deve venire in palestra e storcere il naso a qualche affermazione politica (per quanto lecita) o sentirsi a disagio perché non si è della stessa fede di un determinato gruppo di compagni di allenamento, certo non aiuta il praticante ad uscire soddisfatto e con il sorriso dall'accademia.
Andrea Verdemare


Il bello del Bjj è che la stessa tecnica, eseguita da vari maestri, sarà diversa ma sarà sempre jiu-jitsu.
Max De Michelis


Se voglio apprendere il Jiu Jitsu non cerco il campione mondiale. Cerco chi lo ha creato il campione del mondo. Lì risiede la vera tecnica e la vera conoscenza.
Marco Schubert


I miei allievi lo sanno e lo ripeto a loro continuamente..non sono nessuno ,sono semplicemente uno che ne sa piu di voi..sfruttatemi finchè potete
Fabio Sbarbaro


Sei un combattente ogni volta che affronti una persona sullo stesso piano, in qualsiasi contesto, anche in bicicletta. Se lo fai nel rispetto delle regole prefissate, sei un guerriero, perché hai gli attributi per rinunciare a eventuali ingiuste situazioni di vantaggio.
Alessandro Federico


Devo dire che all’inizio avevo molta paura dei colpi ma poi mi sono detto “se vari lottatori possono incassare i colpi in un incontro di MMA vuol dire che posso farlo anch’io” quindi sono andato a provare
Ivan Tomasetti


Purtroppo nell’ambiente del bjj-grappling si è attualmente integrato anche il prototipo del fighetto con GI, rash guard e pantaloncino trend, secchione delle tecniche più arzigogolate, che gareggia con strategie pro vantaggio o mezzo punto, ma che contemporaneamente ostenta di essere un atleta che pratica il BJJ di Werdum, quello che finalizza Fedor col triangolo…No caro, siete gente di pasta diversa; guarda cosa faceva Werdum nelle varie ADCC e come e dove s’è allenato lui; il suo Jiu Jitsu non è come il tuo e tu non sei come lui.
Alessandro Federico


Tutti gli stili e nessuno sono adatti per la strada. L’atteggiamento te lo da solo il tuo Sifu, a buon intenditor...
Fabio Sbarbaro

martedì 17 aprile 2012

Figli di un marketing minore. Breve storia dell' uso e dell'abuso dell'handicap.

Bill Hicks lo sapeva bene, il marketing è il più grande nemico dell'etica e del libero pensiero.
Ultimamente va di gran moda postare video o immagini di atleti gravemente invalidi impegnati negli sport di combattimento che amiamo. Il messaggio sotteso dovrebbe essere pressappoco questo: “se ce l'ha fatta lui, puoi farcela anche tu, non trovare scuse!”
Molto bello l'elogio della volontà. In sé, sottolineare che la realtà può adeguarsi alla nostra volontà anche quando tutte le condizioni sembrano avverse, non è poi un peccato mortale. Certo è una banalità, ma per l'appunto stiamo parlando di moda, cosa di cui notoriamente hanno bisogno le persone poco originali.
Purtroppo in questa pratica esistono numerosi lati esecrabili. Il primo e più evidente è probabilmente il fatto che noi, presunti normodotati, non siamo nessuno per meravigliarci perché un disabile combatta. Questa è una presunzione di superiorità, una forma viscida di pietismo, questa è l'autentica discriminazione, la meraviglia di colui che vede l'inferiore arrivare laddove arrivano i cosiddetti normali. Non dovrebbe meravigliarci questo, non dovrebbe meravigliarci che una persona mutilata nel corpo, ad esempio, scelga l'arte per sé stesso e per la sua gioia. Certo non dovrebbe meravigliarci se e solo se il presupposto è un minimo di cultura. Toulouse Lautrec era affetto da una grave malattia ossea e fu uno dei più grandi pittori della Belle Epoque. Andrea Bocelli, Ray Charles, Stevie Wonder, Jose Feliciano e altri furono degli inestimabili artisti del canto e della musica sebbene non vedenti. Uno dei più grandi Fisici del nostro tempo, Stephen Hawking, è affetto da atrofia muscolare progressiva che lo ha costretto all'immobilità. Il Matematico ed economosta John Nash era affetto da schizofrenia. Lionel Messi che probabilmente è uno dei più grandi giocatori di calcio di tutti i tempi era affetto da nanismo. Rivaldo, idolo brasiliano del calcio, aveva problemi di deambulazione a causa di una gamba più corta dell'altro. Solo per fare due esempi del Jiu Jitsu Jean Jacques Machado non ha quattro dita della mano destra e lo stesso Helio Gracie soffriva di gravi svenimenti con assenza di coscienza per cui gli fu suggerito di esimersi da ogni sforzo atletico.
Insomma a ben vedere non è affatto una novità, anche persone con qualche problemino eccellono nell'arte, nella scienza e nello sport. Si sa e, a noi, noi persone che non abbiamo bisogno di provare pietà e stupore per sentirci finalmente normali, a noi questa cosa non stupisce neanche un po'. Perché ogni uomo è imperfetto e ha problemi. C'è chi questa imperfezione e questi problemi li palesa davanti gli occhi e chi no. C'è magari chi, non lo puoi sapere, ma è quello che un tempo si diceva proletario, e oggi che con la crisi aumentano i suicidi come non si era mai visto, ha problemi lo stesso invalidanti. C'è chi ha storie familiari terribili, come abbiamo scoperto del giocatore di calcio scomparso da poco, Morosini, storie che non avremmo mai saputo se non con la tragica dipartita. C'è chi lotta tutti i giorni con il carovita, con la farraginosa burocrazia italica, contro la mafia, contro il crimine, contro il tumore. Ma non lo sapremo mai, perché questo non è davanti i nostri occhi e forse perché questo non ci fa sentire migliori. Diciamolo chiaramente, l'invalido che fa super lotte come chi ha un super fisico è solo un super spot verso noi stessi, che dichiariamo implicitamente incredibile che il mutilo, lo storpio, il mostro, il deforme arrivi ai nostri super fasti fisici. Sì è davvero un grande e vergognoso onanismo. Una cosciente esaltazione delle virtù fisiche proprie, mentre si finge di esaltare qualcun altro.
Io non mi stupisco perché io non discrimino. Io non mi meraviglio perché conosco gli eroi del quotidiano come gli eroi dell'handicap e li servo tutti i giorni, con i crismi dovuti a tutti né più né meno, con il mio lavoro. Non mi meraviglio e non ho mai sentito nessuno dei “portatori sani di meraviglia” fare alcunché di caritatevole, anziché dare la carità a chi non la vuole, non la richiede e che anzi lo definisce come anormale, la carità.
Queste stronzate, cari amici miei, vi rendono abietti, cinici, pronti a tutto pur di esaltare una vostra passione e voi stessi. Nessuno vi ha mai scritto sulla bacheca di FaceBook un maiuscolo “SEI UN COGLIONE”, bene, lo voglio fare io adesso e vi intimo una cosa: togliete le mani, il vostro schifoso marketing, il vostro fragile ego, la vostra odiosa pietà piena di meraviglia dalla pelle di chi non la vuole e vuole solamente lottare come tutti noi.

lunedì 9 aprile 2012

Intervista a Marcos Schubert

Ormai lo avrete capito, io quando tratto con un maestro umile mi sciolgo. Che vi devo dire, è una mia umana debolezza. O forse accade perché ho incontrato tante persone senza titoli, senza attributi, senza esperienze che già si davano arie insopportabili e questo mi ha fatto apprezzare chi si fregia del titolo di Maestro e nel contempo ha un'umiltà disarmante. Ho contattato Marcos Schubert e ci siamo scambiati qualche messaggio, di lì il passo è stato breve, gli ho proposta l'intervista. Sentirmi rispondere che per lui sarebbe stato un onore e che al contempo sarebbe stato felice di aiutarmi nel Jiu Jitsu per qualsiasi evenienza mi ha fatto percepire una signorilità nei modi, una cortesia cavalleresca troppo spesso latitante in coloro insegnano le arti del combattere.
Le domande sono state diverse e qualcuna caratteristica di questo sito. Mestre Marcos Schubert mi ha risposto come se facesse un discorso ispirato dalle mie domande. Una bella e innovativa maniera di proporre un'intervista. Ne escono vedute sul Jiu Jitsu, sulle MMA, su chi è preferibile come maestro e su tanto altro niente affatto banali.
Chiunque volesse disporre del testo originale o segnalare ambiguità di traduzione è pregato di contattarmi.
Passo la parola al nostro graditissimo ospite, Mestre Marcos Schubert:

Cari amici di Try To Fight il mio nome è Marcos Roberto Schubert, sono brasiliano nato nella città di Curtiba nello stato di Paranà, nel sud del Brasile. Questa zona fu colonizzata principalmente da italiani e tedeschi. Sono cintura nera secondo Dan di Jiu Jitsu brasiliano, arte che pratico da venti anni. Ho iniziato allenandomi nella Muay-Thai e nel Judo, avevo circa otto anni. Quando feci diciotto anni cambiai in favore del Jiu Jitsu. Il mio primo Maestro è stato Rillion Gracie. Dopo Rillion Gracie vendette la sua scuola al maestro Carlos Gracie Junior, e di qui l'accademia divenne la Gracie Barra di Curtiba.
In questa accademia vidi grandi Maestri di Rio de Janeiro come Helio Moreira “Soneca”, Gustavo Muggiatti “Gutty” tra i vari...
Con il successo mondiale del Jiu Jitsu questi Maestri migrarono per gli USA e finii la mia formazione come cintura nera con li Maestro Carlos Gracie Junior.
Sono stato campione di Jiu Jitsu brasiliano, Judo e submission a livello mondiale e nazionale. E' stato molto gratificante per me. Nelle MMA ho fatto solamente tre incontri, in un'epoca in cui si chiamava vale tudo. Questo grosso modo fino alla decade degli anni '90.
Oggi gestisco scuole di Jiu Jitsu col mio nome nel Brasile, Messico, Venezuela e Inghilterra. Ho un canale su YouTube il GraciePR che ha più di 12 milioni di accessi e ho pubblicato quattro collezioni di DVD didattici e ne sono stati venduti più di undicimila.
A proposito della difesa personale dico che è l'essenza del Jiu Jitsu brasiliano. Per mezzo di essa possiamo difenderci nella strada e infelicemente in questo mondo esiste molta criminalità.
Qui nel Brasile adattiamo la difesa personale per le competizioni di Jiu Jitsu sportivo e per le MMA. Questo ci permette di perfezionare la nostra tecnica e ci rende capaci di difenderci.
Allenarsi nella difesa personale è importante tanto quanto fare tecniche per le competizioni perché le basi risiedono nella difesa personale.
La storia del debole che vince sul forte? Il Jiu Jitsu è un'arte per tutti e tutti lo possono praticare: deboli, forti, donne, bimbi.. tutti.
Chiaro che attualmente le persone pensano qualche volta più ad essere forti e potenziano questo aspetto mentre allenano il Jiu Jitsu.
Ma sicuramente la tecnica supera la forza e il Jiu Jitsu è la prova maggiore di questo. Prendi le MMA attuali con le loro regole prestabilite, togli le regole e lascia il tempo per stare al suolo liberamente... vedrai che il Jiu Jitsu torna a regnare di nuovo...
A proposito della domanda sulla cintura nera: come diceva il mio Maestro Carlos Gracie Junior una cintura nera è una bianca che non ha mai smesso. Oggi il Jiu Jitsu è per tutti, come è sempre stato del resto, e non solamente per lottatori...
Pertanto una persona che non ama competere, ma raggiunge un livello tecnico molto buono può certamente essere una cintura nera... Anzi, vi dico che questi sono nella maggioranza dei casi i migliori insegnanti. Se voglio apprendere il Jiu Jitsu non cerco il campione mondiale. Cerco chi lo ha creato il campione del mondo. Lì risiede la vera tecnica e la vera conoscenza.


Sono stato in Italia, a Roma e ho trovato il livello di Jiu Jitsu molto buono. Solamente credo che l' arte dovrebbe essere più divulgata perché in Italia ci sono grandi talenti sportivi. L'unione fa la forza, quanto più avremo unione in nome del Jiu Jitsu e non nelle bandiere che lo rappresentano più forte crescerà il Jiu Jitsu in Italia.
In particolar modo ho adorato l'Italia e ho adorato Roma. Un luogo che con certezza sceglierei anche per vivere.


Il Jiu Jitsu è sempre in piena trasformazione. E' come la medicina e altre professioni, non si smette mai di studiare e questo è il bello dell'arte. Io nei miei seminari insegno e apprendo sempre, ovunque vado. Però una base per fatta rimane il segreto di tutto e questa è l'eredità che ci ha lasciato la famiglia Gracie.

Marcos Schubert 


Mestre Schubert offre a tutti i praticanti italiani di Jiu Jitsu uno stage gratuito presso di lui in brasile!

domenica 8 aprile 2012

Intervista a Fabio Sbarbaro

Quando ti vedi in palestra una cintura bianca di Jiu Jitsu l'ultima cosa che ti viene in mente è che sotto quella cintura bianca ci sia una cintura nera di Kung Fu e un Sifu. No, non è decisamente tra le prime cose che ti saltano alla mente. Quando scopri che è un Sifu poi, scopri anche che non si sente "uno che si è rimesso la bianca" o dice frasi tipo "voglio vedere quanti al posto mio avrebbero avuto il coraggio di mettersi una bianca". E' un insegnante e non lo fa notare, non lo dice, non ha bisogno di far pesare a nessuno, come molti fanno, il fatto di essersi rimesso la cintura dell'ultimo arrivato.
Tutti noi che amiamo provare più di una disciplina, sappiamo come sia umanamente difficile accettare di essere l'ultimo considerato, colui che per definizione non sa nulla e magari trovarci compagni che un po' ci scherniscono, anche bonariamente, per questo. Fabio questa umana difficoltà non l'ha mai fatta vedere. Sta lì per imparare e per fare il suo percorso, conscio dell'unicità del viaggio che ogni marzialista compie. Puntuale, preciso, rispettoso, allievo degli allievi, umile. Ottimo alunno dunque, ma come Sifu di Kung Fu Tang Lang? Non mi rimaneva che vederlo all'opera in una delle peggiori situazioni possibili per qualsiasi insegnante: la gara.
Riassumere il tutto dicendo che i suoi allievi hanno vinto in tutte le specialità in cui si sono cimentati sarebbe riduttivo e fin troppo materiale. Quando sono arrivato al palazzetto dello sport, la prima persona che ho visto è stata proprio lui. L' ho colto mentre stava facendo un briefing con i propri allievi, mentre si occupava di motivarli e spiegava le ragioni per cui erano lì, in una domenica di bel tempo e in cui sembrava obiettivamente preferibile fare una gita fuori porta che menarsi le membra col Kung Fu.
Motivare è un'arte difficile, di cui Fabio possiede le chiavi. Motivare per lui è scendere sul tatami con i suoi allievi. Tifa, sbraita, urla e lo fa al punto che si compromette totalmente: se il suo allievo dovesse perdere è evidente che la sconfitta sarebbe anche sua. Facile allenare qualcuno per poi rimanere tutto sommato algido all'angolo. E' un modo per far rimanere vittoria o sconfitta un problema dell'allievo. Se ti sgoli, se partecipi come l'ultimo dei tifosi, chi combatte per te sa che comunque vada non si è messo in discussione da solo ma col suo istruttore stesso.
Sifu Sbarbaro è un appassionato di arti marziali a tutto tondo, un uomo legato a doppio filo con le tradizioni, gli usi e i costumi del passato marziale senza per questo essere anacronistico nel pensiero.
A voi l'intervista, scritta di getto e senza filtri.

Ciao Fabio presentati agli amici di Try To Fight!
Un ringraziamento innanzitutto a te Nicola per l’opportunità offertami di far parte per un giorno della tua rubrica.
Cominciamo comunque... chi è Fabio Sbarbaro? Un eterno innamorato delle Arti Marziali alla ricerca continua del miglioramento tecnico e spirituale che vanno chiaramente di pari passo ..Iniziai per un breve nel Judo a 12 anni per poi passare al Kung fu Tang Lang del Sifu Edoardo Zappala’(storico Sifu della Capitale, ndr) .Un amore a prima vista; venivo dai film di Bruce Lee e Vandamme e Steven Seagal che nel '90 completavano l’opera di convincimento di tanti adolescenti come me.
Avevamo dei Miti sani non quelli di uomini e donne o del grande fratello..

Quali sono le caratteristiche tecniche del tang lang?
Del Tang Lang credo ne possano parlare in tanti, ne esistono diversi stili: Nord (varie tipologie) e Sud chiaramente.
Posso pero’ parlare di quello che ho imparato io ovvero uno stile anacronistico, non catalogabile, dove il Sifu Zappala’ non metteva molto in risalto le forme (appena tre) ma la parte dedicata alle applicazioni in combattimento ,al condizionamento degl’arti superiori e inferiori. Sifu Zappalà era un uomo di poche parole ma molti fatti spesso schivo alle luci della ribalta e alle tavolate ma unico, nel bene e nel male.

Quali sono le strategie di combattimento usate, e quali le distanze di combattimento preferenziali?
Il Tang Lang opera su tutte le distanze ma chiaramente predomina la corta e fulminea distanza tipica della mantide religiosa

Quali sono le differenze tra lo stile della mantide del Nord e del Sud?
In breve direi che a Nord predomina il duro e a Sud il morbido o per lo meno è quello che si vede da principianti…
Certo a Nord la mantide la riconosci subito a Sud devi avere occhio esperto per farlo in quanto quest’ultima ricorda movimenti del Pakmei e del Wing Chun e le mani non sono sempre ad uncino anzi vi è un uso frequento del pugno della Fenice.

Il tuo allenamento include le forme? Se sì perché e quali?
Sostanzialmente 3 forme , la prima riassume le 5 posizioni di Shaolin ,nella seconda si comincia a intravedere la mantide..nella terza anche i pugni vengono sostituiti dai colpi con i polsi.(usati spesso quest’ultimi per tecniche di rottura)

Come regoli lo sparring tra i tuoi allievi, quali regole usate per confrontarvi in allenamento?
Lo sparring viene svolto a mano nuda con colpi controllati e al viso per sviluppare controllo sensibilità e rispetto tra gli allievi.
Poi vi è il combattimento sportivo con protezioni per assicurare in primis l’incolumita’ del praticante ma allo stesso tempo far sviluppare nuove sensazioni e scoprire i propri limiti attraverso le competizioni .


Come è cambiata la tua pratica nel corso degli anni?
Bella domanda Nicola ,potrei dirti che il nostro viaggio introspettivo negl’anni ci fa continuamente riempire e svuotare la tazza e i nostri dubbi e la responsabilta’ enome di insegnante “coscienzioso” ti porta a scelte radicali e a volte non condivise da chi ti crede eterno allievo .
Ma un sistema ha i suoi limiti e le MMA ce lo ricordano tutti i giorni(aihmé).
L’incontro con il Brazilian Ju jitsu mi ha aperto nuovi orizzonti alimentando in me ancor di piu’ la mia sete di conoscenza.
Mi affascina il Kali e molti altri sistemi ritengo fondamentali per il completamento negl’anni passando per gli stili interni.

Cosa pensi dei Sifu che non si confrontano?
Di loro non parlo e non mi interessa, sono dispiaciuto per i loro allievi che non hanno la possibilita’ di confrontarsi in competizioni e scambi tra palestre. Crescono con convinzioni di onnipotenza dello Stile e del Maestro.
I miei lo sanno e lo ripeto a loro continuamente..non sono nessuno ,sono semplicemente uno che ne sa piu di voi..sfruttatemi finchè potete .Bruce Lee diceva sono il mezzo e non la Via.
Molti di noi per anni hanno creduto nell’invincibilta’ del Maestro e cosa se ne fanno poi?
Duro lavoro ragazzi lo dice la parola Kung Fu ..superatemi è facile ..basta allenarsi.

Il tuo lavoro ha a che fare con la sicurezza, hai mai riconosciuto il Kung fu Tang Lang tra le cose che ti sono state utili?
Non vorrei millantare esperienze. Tutti gli stili e nessuno sono adatti per la strada. L’atteggiamento te lo da solo il tuo Sifu, a buon intenditor..

Chi desideri ringraziare per il tuo percorso?
Risposta secca ? Me stesso ..il mio percorso appunto.
Grazie Nicola

Grazie a te Fabio!

Sito Web di Sifu Sbarbaro: http://www.fskungfutanglang.com/ 

giovedì 5 aprile 2012

Yip Man Cup 2012. Competizione di Wing Chun

A gennaio nella provincia cinese del Foshan, si è svolta l'Yip Man Cup, evento promosso, da quello che si può capire, dalla Federazione Russa di Wing Chun.
Ogni resoconto è superfluo e anche di difficile realizzazione vista la pochezza di informazioni su questa manifestazione.
Per chi come me ha una conoscenza e un livello di Wing Chun basso, la manifestazione appare una bella fonte di ispirazione per applicazioni reali: calcioni frontali, pugni veri e tanto clinch. Beh, decisamente desiderabile come stile essenziale come si propone(va) il Wing Chun. Particolarmente se si considera che i partecipanti sembrano dei dilettanti, ben lontani dal professionismo sportivo, quindi potrebbe esserci margine di evoluzione.
Ovviamente per chi ha un livello alto, mancano geometrie, angoli, principi, concetti, teorie, vertebre magiche che si distendono e tante altre cose. Strane concezioni: tutti sanno delle differenze tra Karate sportivo e tradizionale, lo stesso dicasi per il Taekwondo come per il Judo e via dicendo... Tutte le discipline, spesso anche quelle da combattimento, hanno applicazioni reali che per diversi motivi possono essere, in un contesto sportivo, lontane dalle impostazioni teoriche. Nelle altre discipline questo si chiama sport. Nel Wing Chun è uno scempio per incompetenti.

mercoledì 4 aprile 2012

WTKF - Kung Fu Legend. Quando la tradizione incontra lo sport.

Il tradizionale tatami rialzato in un incontro di Lei Tai
E' stato per me un vero piacere essere presente in forma di "cronista" a questo evento. Prima gara ufficiale della federazione WTKF, la manifestazione Kung Fu Legend si è svolta in clima cortese, sereno, disteso privo di polemiche. Un bel momento per gli stili di Kung Fu tradizionale, che trovano un'ottima piattaforma federale per confrontarsi in ambiti davvero interessanti. Gare di forma, Sanda light, Sanda, Lei Tai.
Girando per il palazzetto dello sport gremito di atleti e spettatori, ho il piacere di imbattermi in tanti appassionati. Spesso atleti che hanno fatto significativi sacrifici e che hanno con le arti marziali cambiato le loro vite forse per sempre. Come Fabio Follo, della Scuola Asia di Napoli diretta dal Sifu Di Benedetto. Fabio ha fatto il suo esordio nel professionismo in questa manifestazione, si è battuto in un match a contatto pieno di Sanda. Contro un avversario più esperto ha perso, ma vedo chiaramente in lui l'orgoglio per ciò che ha fatto, per aver esordito nell'elite del professionismo. Porta ancora i segni sul viso dell'incontro Fabio, ma appaiono un po' come ferite foriere del proprio valore in battaglia. Mi racconta di come sia combiata la sua vita incontrando le arti marziali. Ha perso venti chili, era un accanitissimo fumatore e ha smesso, si è dedicato agli allenamenti giornalmente. Con un suo amico mi spiegano che in palestra hanno trovato un riferimento, un posto di aggregazione umana impareggiabile, un luogo dove andare a cercare anche ristoro per le amarezze di una giornata storta. Non posso rimanere indifferente quando mi paragona la sua scuola di Kung Fu ad una famiglia, si vede che è convinto di ciò che dice e che non sono frasi fatte.
Gare di Forma
Incontro, tra gli altri, Jessica Mongiello alla sua seconda competizione di Lei Tai, nuovo regolamento a contatto controllato e con casco con grata che si svolge in maniera molto simile alle MMA-light con la differenza sostanziale che non è permesso colpire a terra e si può lottare al suolo per venti secondi.
Jessica si allena da circa un anno e mezzo nel Kung Fu e si era iscritta ad un corso anche per cercare qualche piccola sicurezza nella difesa personale. Vederla combattere in un regolamento così duro e completto mi ha fatto capire ancora una volta l'importanza della pratica sulla teoria. Al di là del fare o meno gare un banco di prova come il combattere su un regolamento del genere è sicuramente probante per ciò che riguarda le nostre capacità reali di applicare le arti marziali contro chi, a tutti i costi, non vuole farci applicare le tecniche.
Veniva da una prima gara che l'aveva delusa, Jessica, era stata finalizzata presto con una ghigliottina. Ha deciso di provare ancora e forse ancora incredula, mentre la intervisto, è la vincitrice. E' una ragazza normale che ha incontrato il combattimento per caso e che non si sarebbe mai immaginata di iniziare a combattere a trent'anni. Ringrazia il suo Sifu, Fabio Sbarbaro, che l'ha preparata impeccabilmente e che nel suo match si è sgolato per sostenerla, ringrazia i suoi compagni di allenamento. Non a caso la squadra capitanata da Sifu Sbarbaro ha fatto man bassa di tante competizioni dell'evento raggiungendo un numero importante di medaglie.
Per la prima volta nella mia vita mi trovo come spettatore nelle gare di Forma. Che dire... belle, eleganti, non fanno altro che rafforzare la mia convinzione che le forme vanno lasciate a chi le apprezza, a chi le studia avidamente, a chi si lambicca il cervello per dare una verosimiglianza all'interpretazione. Le forme come strumento didattico sono forse un fallimento, come mezzo di confronto per gli appassionati, per ricercatori di queste sono uno spettacolo. Ho visto ragazzi, ragazze, adulti, mettere nella forma un'intensa passione, destreggiarsi col piglio dello studioso che, in questo caso con i movimenti, spiega la sua analisi storica, tattica e tecnica alla commissione.
Ottima l'idea di non permettere agli atleti nessun atteggiamento acrobatico o da Wushu moderno, così da favorire l'esecuzione tradizionale delle forme.
Sifu Fabio Sbarbaro e Jessica Mongiello
Belli anche i match del Sanda light, anche se devo registrare qualche eccesso di contatto che ha portato a ritiri dalla gara. Talvotla gli atleti sono stati lasciati troppo liberi di far evolvere da soli il livello del confronto, ma, devo onestamente dire, questa sembra una tendenza ormai generalizzata agli eventi cosiddetti a contatto leggere. Nonostante questo tanto agonismo in campo e un buon livello tecnico e, come per tutta la manifestazion Kung Fu Legend, un clima sereno e cordiale coronato da abbracci e manifestazioni di stima reciproca degli atleti a fine match
Incontro vari atleti che mi comunicano la loro gratitudine a Sifu Alessandro Colonnese per aver organizzato un evento decisamente riuscito.
Da spettatore e studioso devo riconoscere che è stato un piacere vedere atleti destreggiarsi anche con le movenze tipiche del Kung Fu tradizionale in confronti agonistici spesso molto completi e duri.

domenica 1 aprile 2012

Intervista a Simone Franceschini

Chi come me, quasi agli esordi del movimento agonistico italiano, ha voluto provare a capire qualcosa del Jiu Jitsu e vedere quali erano i più forti agonisti in circolazione nel nostro paese si è imbattuto in lui e nei suoi video. E' una presenza ormai storica del nostro Jiu Jitsu e anche una delle migliori espressioni del nostro Jiu Jitsu da esportazione. Pluricampione Europeo, podi mondiali e innumerevoli successi nazionali. I rumors di cui dispongo ed uso come fonte lo accreditano come ragazzo intelligente, corretto e stimato da tutto l'ambiente. Nell'intervista Simone si conferma tale nonché scaltro nel non cadere nelle mie piccole provocazioni "giornalistiche". Episodio curioso e simbolico: come d'uopo a fine intervista ringrazio Simone con un "obrigado Mestre" e lui mi risponde "ma va là! Chiamami Grigno!" ...

Simone tu sei un nome noto per gli amanti del Jiu Jitsu, una delle promesse più concrete di questo sport, puoi raccontarci come ti sei avvicinato al Jiu Jitsu?
Mi sono avvicinato al mondo del jiu jitsu intorno ai sedici anni vedendo combattere Royce Gracie nei primi UFC. Mi impressionò molto vedere un uomo di 70 kg appena prevalere su atleti nettamente piu fisicati di lui. Preso dalla curiosità iniziai a guardare tutto quello che riguardava il jiu jitsu su internet ed infine decisi di provare. Iniziai allenandomi tre volte a settimana, ma ben presto mi innamorai a tal punto di questo sport che decisi di dedicarmici a tempo pieno.

Cacchio anche tu come me hai cominciato con Royce! Allora senti questa: Io ho cominciato a fare Jiu Jitsu perché vedevo Royce all'UFC e Rickson al Pride e le varie sfide dei Gracie. Credo che ho iniziato perché il Jiu Jitsu sembrava efficace davvero, divertente, alla portata di tutti. Non avevo mai o quasi visto i video delle specifiche gare di Jiu Jitsu. Ora mi ritrovo con agonisti che, cinture viola, si allenano sei ore al giorno, mi ritrovo con i berimbolo, la 50/50 guard, tecniche arzigogolate e gli atleti di fama mondiale di Jiu Jitsu non assomigliano nemmeno un po', nel fisico, a quel Royce Gracie che dicevi pure tu. Che dici, smetto?
Io sono contento del jiu jitsu moderno. E' giusto che abbia preso una strada diversa. E' cambiato tanto. Ora se non fai solo questo nella vita, nei tornei importanti è meglio non mettere piede, prima non era cosi.

E'cambiato in meglio?
Bah, non so se in meglio o in peggio...sicuramente ora per chi guarda è piu noioso, alla fine fanno tutti lo stesso gioco. Prima i campioni avevano un background tipico dell'accademia di provenienza. Credo sia una normale evoluzione.

Per chi come me è rimasto indietro coi tempi, cosa consigli? Che tipo di pratica dovrebbe fare un amatore in un mondo denso di agonisti di valore atletico irraggiungibile? Ti ripeto: mi do al tennis?
Prima di tutto bisogna divertirsi, le gare sono solo un aspetto del jiu jitsu. Se poi si desidera competere io sono ancora dell'ottica che una tecnica ben studiata, provata ed impeccabile possa prevalere sulla prestanza fisica.

Come gestire la graduazione di un non agonista? Può prendere la nera?
Certamente! la competizione è solo "un" metro di giudizio e ce ne sono di più importanti, la costanza, la dedizione, la figura all'interno del gruppo. Premiare un allievo solo per meriti sportivi darebbe un'immagine sbagliata del jiu jitsu, infondo non è solo uno sport, è un vero è proprio modo di vivere.

Qui in Italia chi sono gli avversaripiù temibili che puoi incontrare in gara?
Bella domanda. "Temere" è sempre sbagliato, non bisogna mai sottovalutare ne tanto meno mitizzare qualcuno. Tutti sono battibili e tutti ti possono battere. Qui in italia nel mio peso (70 kg) ho lottato piu o meno con tutti, mi vengono in mente le lotte con Diliberti nel nogi, sempre lotte molto dure e sfiancanti fisicamente.


Quali altre discipline hai praticato oltre il Jiu Jitsu?
Nessuna
Quali ti affascinano adesso che essendo dell'ambiente hai un quadro forse più completo di molti altri?
 Il jiu jitsu! ahahahaha

Dai su su ahahahah
 no, a parte gli scherzi...
A me è sempre piaciuto vedere il pugilato, ricordo quand'ero bambino aspettavo i match di tyson fino a tarda notte con mio nonno. Dopo il jiu jitsu mi sono avvicinato alla lotta libera, la trovo molto bella.

Tradizionale nulla?
No, non mi sono mai interessato alle arti marziali tradizionali

 Simone io ti ringrazio per l'intervista e per la tua disponibilità subitanea. Vista la tua attività di insegnante, dove possiamo trovarti? Come ti possono contattare i lettori?
Sono contento di questa "chiacchierata". Ci possono trovare alla Cyclone Jiu jitsu all'interno della palestra Dabliù prati in viale giulio cesare 43. grazie a te dell'opportunità.

Grazie a te Simone!