martedì 17 aprile 2012

Figli di un marketing minore. Breve storia dell' uso e dell'abuso dell'handicap.

Bill Hicks lo sapeva bene, il marketing è il più grande nemico dell'etica e del libero pensiero.
Ultimamente va di gran moda postare video o immagini di atleti gravemente invalidi impegnati negli sport di combattimento che amiamo. Il messaggio sotteso dovrebbe essere pressappoco questo: “se ce l'ha fatta lui, puoi farcela anche tu, non trovare scuse!”
Molto bello l'elogio della volontà. In sé, sottolineare che la realtà può adeguarsi alla nostra volontà anche quando tutte le condizioni sembrano avverse, non è poi un peccato mortale. Certo è una banalità, ma per l'appunto stiamo parlando di moda, cosa di cui notoriamente hanno bisogno le persone poco originali.
Purtroppo in questa pratica esistono numerosi lati esecrabili. Il primo e più evidente è probabilmente il fatto che noi, presunti normodotati, non siamo nessuno per meravigliarci perché un disabile combatta. Questa è una presunzione di superiorità, una forma viscida di pietismo, questa è l'autentica discriminazione, la meraviglia di colui che vede l'inferiore arrivare laddove arrivano i cosiddetti normali. Non dovrebbe meravigliarci questo, non dovrebbe meravigliarci che una persona mutilata nel corpo, ad esempio, scelga l'arte per sé stesso e per la sua gioia. Certo non dovrebbe meravigliarci se e solo se il presupposto è un minimo di cultura. Toulouse Lautrec era affetto da una grave malattia ossea e fu uno dei più grandi pittori della Belle Epoque. Andrea Bocelli, Ray Charles, Stevie Wonder, Jose Feliciano e altri furono degli inestimabili artisti del canto e della musica sebbene non vedenti. Uno dei più grandi Fisici del nostro tempo, Stephen Hawking, è affetto da atrofia muscolare progressiva che lo ha costretto all'immobilità. Il Matematico ed economosta John Nash era affetto da schizofrenia. Lionel Messi che probabilmente è uno dei più grandi giocatori di calcio di tutti i tempi era affetto da nanismo. Rivaldo, idolo brasiliano del calcio, aveva problemi di deambulazione a causa di una gamba più corta dell'altro. Solo per fare due esempi del Jiu Jitsu Jean Jacques Machado non ha quattro dita della mano destra e lo stesso Helio Gracie soffriva di gravi svenimenti con assenza di coscienza per cui gli fu suggerito di esimersi da ogni sforzo atletico.
Insomma a ben vedere non è affatto una novità, anche persone con qualche problemino eccellono nell'arte, nella scienza e nello sport. Si sa e, a noi, noi persone che non abbiamo bisogno di provare pietà e stupore per sentirci finalmente normali, a noi questa cosa non stupisce neanche un po'. Perché ogni uomo è imperfetto e ha problemi. C'è chi questa imperfezione e questi problemi li palesa davanti gli occhi e chi no. C'è magari chi, non lo puoi sapere, ma è quello che un tempo si diceva proletario, e oggi che con la crisi aumentano i suicidi come non si era mai visto, ha problemi lo stesso invalidanti. C'è chi ha storie familiari terribili, come abbiamo scoperto del giocatore di calcio scomparso da poco, Morosini, storie che non avremmo mai saputo se non con la tragica dipartita. C'è chi lotta tutti i giorni con il carovita, con la farraginosa burocrazia italica, contro la mafia, contro il crimine, contro il tumore. Ma non lo sapremo mai, perché questo non è davanti i nostri occhi e forse perché questo non ci fa sentire migliori. Diciamolo chiaramente, l'invalido che fa super lotte come chi ha un super fisico è solo un super spot verso noi stessi, che dichiariamo implicitamente incredibile che il mutilo, lo storpio, il mostro, il deforme arrivi ai nostri super fasti fisici. Sì è davvero un grande e vergognoso onanismo. Una cosciente esaltazione delle virtù fisiche proprie, mentre si finge di esaltare qualcun altro.
Io non mi stupisco perché io non discrimino. Io non mi meraviglio perché conosco gli eroi del quotidiano come gli eroi dell'handicap e li servo tutti i giorni, con i crismi dovuti a tutti né più né meno, con il mio lavoro. Non mi meraviglio e non ho mai sentito nessuno dei “portatori sani di meraviglia” fare alcunché di caritatevole, anziché dare la carità a chi non la vuole, non la richiede e che anzi lo definisce come anormale, la carità.
Queste stronzate, cari amici miei, vi rendono abietti, cinici, pronti a tutto pur di esaltare una vostra passione e voi stessi. Nessuno vi ha mai scritto sulla bacheca di FaceBook un maiuscolo “SEI UN COGLIONE”, bene, lo voglio fare io adesso e vi intimo una cosa: togliete le mani, il vostro schifoso marketing, il vostro fragile ego, la vostra odiosa pietà piena di meraviglia dalla pelle di chi non la vuole e vuole solamente lottare come tutti noi.