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martedì 13 marzo 2012

L'evoluzione delle cose spesso non segue le logiche dell'utilità e della funzionalità per il semplice praticante. Forse per motivi commerciali, forse per moda o per chissà quale motivo il regolamento del pancrazio giapponese è stato perso pressoché definitivamente, dimenticato nella cultura odierna delle discipline multifattoriali. Un vero peccato. Il complesso di regole che formano questo tipo di confronto poteva, se non essere una disciplina a se stante, quantomeno essere un regolamento propedeutico o amatoriale delle MMA. Vediamo i punti salienti del regolamento classico e le differenze rispetto al regolamento consueto delle arti marziali miste:
- Per ciò che riguarda la lotta le regole sono sostanzialmente le stesse di una competizione di grappling
- Non sono permesse gomitate in viso né in piedi ne al suolo
- Non sono consentiti pugni al viso né in piedi né a terra (solo palmate e schiaffi)
- Non è permessa nessuna forma di percussione di calcio al suolo

Se le parole non fossero abbastanza esplicative lo saranno le immagini che chiariranno come un regolamento del genere sia sostanzialmente incruento, sostenibile e di facile allenamento.
Le MMA sono bellissime, questo lo sappiamo. Ma sappiamo anche che è davvero difficile anche solo allenare uno sparring che abbia una vaga somiglianza con ciò che vediamo negli incontri con regole per professionisti. Caschetti e guantini molto protettivi sembrano essere una buona soluzione per allargare il bacino dei praticanti ma condannano inesorabilmente alla pratica di una disciplina edulcorata, inesistente se non nel dilettantismo, che concede troppi colpi alla testa senza conseguenze significative per il match e al contempo senza un'adeguata tutela dei microtraumi cerebrali da decelerazione. Inoltre, con un certà paradossalità, sebbene i colpi al volto circolari siano sostanzialmente dispensati in ampie quantità nei regolamenti dilettantistici con caschetto e guantini più protettivi, i colpi di pugno diretti hanno conseguenze simili a quelle di un contesto professionistico.
Come accade nel Karate a contatto pieno, pur relegando alle competizioni altissime intensità, il regolamento del Pancrase permetterebbe di allenarsi a livelli di poco submassimali ai semplici praticanti, facendo così uno sparring che davvero ricalca in versione leggera quanto avviene negli incontri professionistici.
Con piccole modifiche per ciò che concerne le chiavi articolari e calci e schiaffi al capo, sarebbe di facile creazione un regolamento di "serie A" e uno di "serie B". In quest'ultimo sarebbero semplicemente banditi colpi al capo d'ogni fattura.
Come evocativamente campeggia nel logo della Promotion giapponese "Pancrase-Hybrid Wresltling" il lato lottatorio è ovviamente quasi sempre dominante in un incontro con le suddette regole pertanto si ottiene spesso un confronto con un lato di grappling dominante e con un lato percussivo di tutto rispetto che comunque arricchische e completa il grappling.
Per comprendere meglio l'Hybrid Wrestling, Pancrase o pancrazio giapponese che dir si voglia, basta provare a confrontarci sulle basi di quel regolamento. Sì capirà che anche in un contesto amichevole si possono raggiungere ottime intensità, impensabili con altri regolamenti. Ovviamente salendo di intensità e usando le palmate al volto, rimane una disciplina molto dura e non per tutti, però con gli accorgimenti che si dovrebbero al puro allenamento possiamo toglierci belle soddisfazioni. Davvero un peccato che non abbia quegli agganci "politici" per suggerire queste regole ad una federazione interessata. Sono sicuro che avrebbe un buon successo e che potrebbe essere una disciplina anche del tutto autonoma dalle MMA. Ma purtroppo non ho le conoscenze federali necessarie... o per fortuna.
comunque...
Non scomodiamo il solito Bas Rutten per il Pancrazio e vediamo combattimenti di anonimi fighters.





Non lasciamoci ingannare dalle mimetiche e dal contesto poco "main event"... Questi ragazzi se le danno di santa ragione. Una nota di interesse sussiste nel fatto che hanno evidentemente la possibilità di aggrapparsi alla mimetica.