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giovedì 23 giugno 2011

In diversi paesi varie associazioni si battono per fermare la boxe. La British Medical Association, ad esempio, si era espressa per proibire la boxe. Si calcola che il 20% dei pugili avrà problemi neuropsichiatrici, e purtroppo, un numero imprecisabile di amatori. La boxe, per ovvi motivi dati dal regolamento, è la disciplina legata al combattimento che ha nella testa il bersaglio preferenziale e più ripetuto. Questa situazione porta il cervello a cozzare continuamente, a causa delle accelerazioni impresse dai colpi, contro la volta cranica. Il colpo singolo può avere effetti devastanti ma più subdolamente agiscono i colpi ripetuti: anche senza la presenza del KO, colpi inferti alla testa possono avere conseguenze molto gravi e nella continuità possono portare ad una encefalopatia nota come dementia pugilistica. I caschi protettivi non sembrano essere la risposta
a questa drammatica situazione perché l'unico studio presente sulla loro reale protettività concerne i ganci che quindi colpiscono proprio laddove è più presente e massiccia l'imbottitura. Disturbi della memoria, difficoltà d'ideazione, disturbi alla vista e all'udito, atteggiamento paranoico e aggressività possono essere le conseguenze lievi di una carriera pugilistica. Altre, non lievi, sono la morte o l'inabissamento in patologie neurologiche irreversibili e pesantemente invalidanti. Non a caso il pugile più famoso di tutti i tempi, Mohammed Alì, è affetto da Parkinson, particolarmente presente nei traumi imputabili al pugilato. La "boxe drunk" ovvero la sindrome da ubriacatura da pugni fu riscontrata per la prima volta nel 1928. Alcuni studi indicano una predisposizione genetica che faciliterebbe l'insorgenza di traumi pugilistici.
La sordità monolaterale è causa di non superamento della visita agonistica per il pugilato poiché si ritiene la boxe in grado di danneggiare l'orecchio sano e portare il soggetto alla sordità totale. Urti violenti possono portare all'abbassamento della vista o, per altre dinamiche, al distacco della retina.
Attualmente non ho trovato nessuno studio che tratti della sicurezza dei caschi integrali con barra orizzontale, grata o plexiglass. Quello che pare certo è che l'ammortizzamento del colpo qualsiasi sia la sua traiettoria, nel caso del casco integrale, eviterebbe l'evento acuto ma non il ripetersi di microtraumi che condurrebbero comunque a seri rischi. Mancano comunque dati definitivi. Stando a quello che sono riuscito a tradurre dallo studio di Manuel Velasquez i pugili morti negli ultimi ottanta anni sono circa 1200.
Velasquez fu un attivista di un movimento anti-pugilato.

Questi dati sulla pericolosità della boxe, sport da combattimento che più di tutti espone il cranio come bersaglio, dovrebbero portare a delle serie riflessioni ma soprattutto, cosa più difficile, a delle innovazioni.

L'aspirante pugile dovrebbe abbondantemente essere informato circa i rischi della pratica pugilistica nonché analizzare la sua inclinazione genetica a facilitare i traumi pugilistici permanenti. Il clima di diffusa ignoranza della Penisola fa pensare che raramente lo sia.

La maggior parte dei danni causati dal pugilato sono irreversibili, alcuni destinati al peggioramento. Nessun infortunio osteo-articolare verosimile ha questa antipatica caratteristica.

Nelle palestre di pugilato viene spesso praticato un ultra soft sparring che non ha niente di più, anzi certamente meno, delle gare di Point Karate e non è che un blando esercizio come un Kata o l'Hubud Lubud o il Chi sao.

Nelle palestre che si sentiranno offese da questa affermazione, perché di fatto giocare di scherma coi guantoni non è fare pugilato, diranno di fare guanti pesanti. A questo punto bisognerebbe sapere e capire se questo è, in primis, in linea con quanto auspicato dalla Federazione Pugilistica italiana circa gli amatori; bisognerebbe capire se queste persone che fanno guanti di tutto rispetto sanno le conseguenze possibili e se costoro hanno controlli medici o esami (elettroencefalogramma) eticamente conformi con la pratica di uno sparring pugilistico degno di questo nome.

Bisognerebbe prendere atto senza alcuna ipocrisia che se ammettiamo alcune discipline come "nobili" o educative o socialmente utili, formative per l'individuo, valvola di sfogo per l'aggressività, sarebbe un bene che queste discipline fossero fruibili nella loro pienezza da tutti i praticanti. Quale è la percentuale di chi di fatto fa pugilato rispetto a chi semplicemente frequenta un corso? Qualora scoprissimo che è bassissima non sarà il caso di evolvere alcuni regolamenti?

Penso che sia giunta l'ora di dire che le competizioni light non pugilistiche non sono light di fatto e ammettere che espongono a ripetuti urti del cranio.

Sarebbe doveroso, sempre se ammessa l'utiltà della diffusione degli sport da combattimento e arti marziali, creare regolamenti a contatto pieno eliminando come bersaglio la testa. Diversi nuovi regolamenti hanno limitato i modi e la qualità dei colpi al capo. Dal Pancrazio giapponese che vieta i pugni al volto, alle decine di derivati del Kyokushin che si muovono nella stessa direzione, fino all'adozione dell'elmetto integrale come accade nel Kudo o nel Bogu Kumite del Karate o alla muay kard chiek, regolamento che esclude pugni al volto estratto dalla Boxe tailandese. Apprezzabilissimo il regolamento Boxe Competition.

Dire esplicitamente che l'eliminazione, o quantomeno la drastica riduzione, dei colpi a scapito del cervello è auspicabile per tutti i non professionisti. Questi ultimi consapevoli dei rischi prendano la loro legittima strada ma che usi e costumi documentatamente dannosi non coinvolgano chi non è pienamente conscio di quello che sta facendo come accade per i tanti atleti degli eventi pseudo light o per le, rare, palestre che effettuano uno sparring degno di questo nome.

Le discipline di lotta hanno con i loro successi nelle MMA evidenziato i vantaggi di poter allenare a pieno la propria arte, sebbene prive dei colpi.

Il contatto pieno è possibile con le dovute precauzioni anche per amatori e i regolamenti a punti, spesso scherniti, permetterebbero quantomeno di praticare quel che si dice di fare...

fonti
http://it.wikipedia.org/wiki/Pugilato#Critiche
http://en.wikipedia.org/wiki/Boxing#Medical_concerns
http://en.wikipedia.org/wiki/The_distance_(boxing)#Distance_change_criticisms
http://www.asbweb.org/conferences/2006/pdfs/242.pdf
http://www.2out.it/09/fps-il-pugilato-e-uno-sport-traumatico/
http://www.dica33.it/argomenti/sport_salute/pugilato.asp
http://www.ain-onlus.org/cms/index.php?option=com_content&task=view&id=36&Itemid=64
http://www.benessere.com/fitness_e_sport/sport/pugilato.htm
http://www.medicinalive.com/il-nostro-corpo/organi-interni/boxe-rischio-cervello/
http://www.medicitalia.it/consulti/Medicina-dello-sport/135116/Ipoacusia-monolaterale-e-pugilato
http://debatepedia.idebate.org/en/index.php/Debate:_Boxing_ban
http://ejmas.com/jcs/jcsart_svinth_a_0700.htm