giovedì 9 gennaio 2014

Refugium Peccatorum II - Le confessioni


Ogni peccatore ama confessarsi. Non è per lindare la propria coscienza esattamente, ma perché avverte la dissonanza tra l'asserito e il comportamento.

Visto che, mio malgrado, sono stato spesso e involontariamente uditore dei peccatori e delle loro confessioni vediamo come costoro giustificano il fatto di gareggiare nel grappling o nel Jiu Jitsu, senza partecipare alle competizioni della disciplina che insegnano.

Prima di iniziare è indispensabile fare delle considerazioni.
L'italia è un paese privo di cultura sportiva. Lo sappiamo tutti. Il calcio, lo sport che giustifica ogni nefandezza, è il nostro sport nazionale. Per anni tutti i tifosi di calcio hanno gridato al complotto Juventino ma non hanno smesso di seguire per questo il calcio, sebbene "finto" a loro dire.
Quando hanno avuto parziale conferma delle loro teorie complottistiche sono rimasti molto male e si sono indignati. Ma non per questo hanno smesso di seguire il calcio.
Se è vero che la maggioranza degli italiani segue unicamente il calcio, possiamo a ragione parlare di una nazione non sportiva.
In una tale realtà è ovvio che non siano notati comportamenti in palese contrasto con l'onestà sportiva e intellettuale, anzi uniamo le due onestà, in contrasto con l'onesta intellettuale dello sport.
Conobbi un maestro di una disciplina tradizionale molto di moda qualche anno fa, aveva fatto davvero tante competizioni. "Un cazzaro" subito penserete. Ebbene no. Erano vere e aveva anche raggiunto pregevoli risultati. In tutte. Amava anche filmare le proprie gesta ed era ovvio che avesse preso parte a tutti i regolamenti che possibilmente aiutavano le sue doti di striker meno che in quel regolamento che insegnava, che era il trademark della sua disciplina e soprattutto quello che era il regolamento in cui mandava a combattere i suoi allievi. E' evidente che questa sia una stortura. Non per noi, non in Italia.
In Italia se vinci sei antipatico e/o truffi, se perdi sei un incapace, una pippa. La prestazione sportiva in quanto tale non è assolutamente considerata così come nemmeno la gioia peculiare di confrontarsi. Nel confronto marziale non è normalmente possibile arrivare 73° come ad una 10 km di corsa da 400 partecipanti. Non ha senso. O perdi o vinci. Nelle competizioni a singolo incontro il 50% dei partecipanti perde, il 50% vince. In un tabellone a 8 solamente i finalisti avranno un bilancio positivo della propria giornata di gara, ma, addirittura, solo uno avrà vinto davvero, lasciando sul campo 7 sconfitti.
A questo evidente problema del tipo di confronto marzial-sportivo, l'IBJJF ha ovviato brillantemente: ha creato 400 categorie ( 5 cinture x 10 categorie di peso x 8 categorie (minimo) di età), creando, ad esempio, 400 campioni europei l'anno che moltiplicato per 4 medagliati a podio teorici (non esistono finali per 3° e 4° posto, sarebbe come chiedere la fattura ad una prostituta) fa 1600 medaglie disponibili. Praticamente più medaglie che iscritti.
Analizzare con onestà intellettuale sportiva credo significhi questo. Credo significhi capire che se il ciccione della nostra palestra, cintura viola, di 38 anni di età, torna tronfio con la sua medaglia europea ha probabilmente fatto una sola lotta, complice, il peso non comune, l'età, la cintura, dunque l'ipercategorizzazione IBJJF.
In un mondo fatto di analisi delle proposizioni "io sono un maestro di Karate, non competo nel Karate, ma lo faccio nel Judo" genera una sorta di fastidio logico.
Per questo i peccatori hanno sempre una buona scusa per buttarsi in una competizione loro estranea, magari un una competizione del sicuro, ma non per questo innocuo e non nobile, grappling o Jiu Jitsu.
Vediamole.

La mia disciplina non ha competizioni, per questo ho scelto il grappling.
Caro amico, a meno che la tua disciplina non sia lo Iaido, sono pressoché certo che esista un regolamento sportivo in cui potrai usare le abilità acquisite.

La mia disciplina per essere provata realmente richiede colpi e non tutti possono per diversi motivi prendere colpi, nel grappling non ho questo problema.
Non è vero. Esistono una miriade di regolamenti, a volte sconosciuti è vero, che sono fruibili a tutti e che non possono dirsi realmente invasivi.
Anche questo è un problema di assenza di sportività, che porta a non documentarsi sull'offerta sportiva.
La Verità è che ti brucerebbe perdere proprio su quelle abilità in cui ti dichiari maestro.

Io sono un Maestro, se perdessi perderei tutta la mia scuola. Nessun combattimento vale questo. ( vi giuro è vera, me la dissero)
Falso. Ho frequentato e frequento tanti atleti. Nessuno ha mai perso un singolo allievo a causa di una sconfitta. Questo è quello che pensano coloro che hanno visto troppi film e coloro che in realtà non conoscono la logica sportiva che implica che come minimo hai il 50% delle probabilità di non vincere. Nei tabelloni le probabilità di non vincere aumentano esponenzialmente. Ma non è solo la logica a meravigliarci ma lo scollamento con la realtà. Nessuno ha mai sentito un corso distrutto da una sconfitta dell'insegnante. Nessuno ha mai saputo di storie simili nemmeno alla lontana. Anzi, ho potuto verificare, un qualcosa che è opposto e che potremmo definire il fenomeno dell' "allora cazzo sei umano". L'insegnante che sovrechia tecnicamente e invariabilmente i suoi allievi, una volta che perde in competizione diviene un modello umano, realmente seguibile e un modello da cui trarre ispirazione per la capacità di confrontarsi sebbene la vittoria non sia scontata.

La mia disciplina è bella, ma il grappling mi eccita di più.
Questo è tecnicamente un tradimendo. Non è salubre dirlo ad una partner circa un'altra donna ad esempio. Se insegni qualcosa di monotono per te, insegni qualcosa in cui non credi.

Insegno uno sport da combattimento troppo violento, il grappling mi consente di provarmi in sicurezza.
Simile ma non uguale al punto uno. I regolamenti sono tanti per tutte le discipline e molti sono assolutamente fruibili da quanti per le più svariate ragioni non possono prendere colpi.
Peraltro sarebbe preferibile a parità di passione insegnare qualcosa di esperito.


I colpi sono qualcosa che o hai o no. Ci sono persone veloci di natura, se non lo sei non arrivi da nessuna parte. Nel grappling se ti alleni e ti impegni, con la tecnica arrivi.
Manca totalemnte una prova scientifica di questa cosa. E' semplicemente un'opinione assurta a regola. Sarebbe giusto ammettere i propri limiti e dire che per allenare i colpi serve anche prenderli, cosa a cui non tutti siamo, giustamente, disposti. Questo particolare li rende meno soggetti al solo impegno e allenamento.
Ma soprattutto nessuno può dimostrare quanto detto sopra e peraltro questo è in netto contrasto con la denuncia di Caio Terra circa gli anabolizzanti. Se servisse solo una tecnica certosina e un allenamento costante, Caio Terra non avrebbe dovuto denunciarne l'uso.

Ormai sono vecchio.
Ho sentito persone ripetere questo mantra da quando erano giovani. Alla fine sono invecchiate veramente e sono finalmente serene.
Il pericolo di doversi confrontare è scampato, se non ci fosse sempre qualcuno che più vecchio di loro ci prova.

Faccio grappling è vero ma in quel che insegno ci pensano i miei allievi a provare che sono bravo.
Sembra evidente che nessuno può provare niente per noi, a meno che non vogliamo provare di essere buoni allenatori. Ma per questo non è necessario prendere parte a gare avulse dal proprio contesto.

Queste sono le confessioni più comuni dei peccatori. E sono tutte vere.
Questo è l'autentico rischio che comporta la moda del ground fighting.
Il rischio è che tutti questi peccatori si moltiplichino e che consolidino la loro credibilità facendosi la foto con la medaglia (che non si nega a nessuno) in una gara del suddetto combattimento a terra.
Consolidando la loro credibilità attraverso l'uso di regolamenti che non amano ma che sono solo un comodo modo per narcisisti per masturbare il loro ego i peccatori ledono gravemente chi lotta di gusto e senza se e senza ma. Chi non sfrutta le mille categorizzazioni perché ormai arrivato alla vetta
(è noto che in questo sito sono sempre state criticate anche attraverso la creazione di appositi spazi privi di categorie di ogni sorta)  deve guardarsi bene dalla bianca o dal classe C che tornerà dai propri allievi di un qualche culto folk asiatico tronfio e più credibile che mai. Eh no! Non sfruttate qualche baco e la benedetta fruibilità delle discipline di lotta a terra per coprire le vostre vergogne.
Non sono uno di uno di quegli scatenati che crede che tutti quelli che insegnano, praticano e così via debbano per forza fare gare. Ma sono uno di quelli che crede nella coerenza e la nota quando manca.
Solo a titolo di esempio, il recentemente accorpamento della FIGMMA alla FIWUK ha posto in alcuni il problema della simonia. Il dubbio è che molti maestri di Kung Fu vogliano vedere equiparati i loro titoli di Kung Fu nel grappling.
Non credo sia possibile, in verità. Per diversi motivi, uno su tutti è che chi vende titoli esiste e sempre esisterà e chi lo vuole non ha necessità di rivolgersi alla, invece, inflessibile su questo FIGMMA.
Il vero problema sono i peccatori. Colori i quali insegnano calci e cazzotti ma di questi hanno paura o peggio di questi conoscono bene l'inefficacia se dati secondo i loro dettami e potranno farsi la loro garetta tornando in palestra ammaliando, e secondo me truffando, incolti marzialisti.
Ma non è possibile porre veti. Non sarà possibile mai vietare a chi insegna calci e cazzotti che si riscopra atleta di grappling di partecipare ad una gara di quest'ultimo. Una cosa però si può fare. Instillare nella gente il dubbio che chi ti insegna a colpire non può riscoprirsi agonista quando gli si para l'occasione di farlo tutto sommato "low cost".