mercoledì 4 giugno 2014

La fine di Try To Fight è il mio inizio. Chiusura del sito.

Normalmente nei commiati, nelle chiusure, c'è una vena di retorica malinconia.
Si scrive, d'ordinario, che si è fatto di tutto per far funzionare una certa nostra idea ma numi avversi, sinistri avversari e la mala sorte ci si sono messi d'impegno a farci naufragare, e via ai ringraziamenti, condanne, saluti.
Non sarà così.
Semplicemente tutto ha un tempo, panta rei, tutto scorre, tutto diviene qualcosa d'altro.
Try To Fight nasceva per mostrare le tentazioni di delicato muoversi dell'albatro, i miei giochi bellici con gli amici. Poi si è evoluto ed è diventato qualcosa di più simile alla letteratura. Recensioni di libri, critica e giudizio di personaggi storici, posizioni sui dibattiti delle arti marziali moderne, ricerche non sempre facili anche di carattere scientifico. Dalla letteratura è nata, quasi in un anelito futurista, l'azione. L'arte delle parole ha creato le idee, i presupposti ideologici, per delle opere concrete. Pertanto la concezione delle arti marziali promulgata in questo sito è divenuta interviste, presantazione di persone, è divenuta organizzazione di tornei, cooperazione per l'organizzazione di eventi, partnership mediatica per bei contesti di sano sport.
Ed in tutto questo ho anche migliorato il migliorabile di me come sportivo: ho smesso di fumare, mi sono portato ad un peso ideale per le competizioni, ho preso parte a competizioni di Karate, stick fighting, stick fighting con kick boxing, Jiu Jitsu, grappling, pancrazio americano.
E proprio in questa direzione vorrei continuare. E l'arte e l'azione non sempre vanno d'accordo:
Scriveva Mishima:

Generalmente s'inizia a dedicarsi all'arte dopo aver vissuto. Ho l'impressione che a
me sia accaduto il contrario, che io mi sia dedicato alla vita dopo avere iniziato la
mia attività artistica. [...]
È dunque una contesa, una lotta tra l'arte e la vita. [...] D'altronde anche per scrivere sono
necessari talento, tecnica e un lungo esercizio, come per ogni disciplina sportiva.
E non si può godere la vita e contemporaneamente esercitarsi in una disciplina,
come non è possibile scrivere mentre si vive un'avventura. […] Quando ci concentriamo nell'azione affrontando un pericolo, quando riversiamo tutte le nostre energie nel vivere, non rimane
quasi spazio per la fantasia.

Sembra che non ci sia appello. Non c'è spazio per il racconto mentre si vive qualcosa di intenso. Non c'è spazio per l'esercizio delle lettere, della narrazione, se ci si dedica, o si prova, ad essere materia di narrazione e non io narrante.
Le cose ad un certo punto finiscono la loro missione storica, il loro margine di utilità.
Si realizzano, diventano quello che dovevano essere, e come in ogni sano rapporto genitoriale ad un certo punto cercano emancipazione, oppure trasformazione.
Mi sarei sentito ridicolo a raccontarvi il Lutador De Elite 54 nel 2056 sempre con gli stessi toni entusiastici, sempre di giugno, sempre paradisandovi con la descrizione di “un'atmosfera di altri tempi”. Così come seguire sempre gli stessi eventi, che avanzano coi numeri, e raccontare sempre di come rimanga sempre sorpreso, estasiato, meravigliato.
Meravigliato.
La meraviglia è una. Dopo d'essa subentra la passione, l'attaccamento.
Ecco a me piaceva, e piace, fare e raccontare ciò che mi meraviglia. E sento che quello che ho da dire l'ho detto e quello che ho detto ho circa fatto. Nulla di più nulla di meno.
Try To Fight chiude per non decadere, per non subire l'usura del tempo, dei tempi, per non subire tentazioni marchettare, routine, per non seguire il gossip, per non insegnarvi niente, per non intervistare sempre le solite persone che stimo. Che sono sempre quelle. Chiude affinché tutto si trasformi e diventi una forma d'espressione più matura.
Potrà diventare un combattimento, una promotion, una federazione, un media ancora più grande, un piccolo blog di Nicola Mercuri che fa i pesi a casa, una rivista, un evento. Non lo so, ho tanti progetti. E per rispettarli devo chiudere il passato per fare spazio al presente, prima che il passato diventi pericolosamente noia.
Nessuna esperienza nella quale abbiamo raggiunto i nostri obiettivi finisce, semplicemente ci permette di passare ad altri obiettivi.
Quindi non sono dispiaciuto, non è la classica chiusura triste succitata, sono entusiasta.
Ringrazio quanti mi hanno seguito, per loro qui a destra, c'è la mia mail. Scrivetemi rimarremo in contatto. E chissà come muterà Try To Fight, che comunque rimarrà in linea.
Il rischio era quello di Lee Masters, del suonatore Jones: “And if the people find you can fiddle,Why, fiddle you must, for all your life.”
E di suonare per tutta la vita non mi andava prorio. Nessuna chiusura dunque, si va verso il nuovo.
Come scriveva Tiziano Terzani:
“La fine è il mio inizio”

Nicola Mercuri