Dal caso specifico al generale la didattica delle tecniche non va meglio e segue lo schema Hegeliano di tesi-antitesi-sintesi. La tecnica viene spiegata, il compagno di allenamento te la corregge (antitesi), per quell'eterno equivoco che scambia la collaborazione con l'indebita competenza, fino a chiudere con la nostra tecnica finale che abbiamo adattato alle teoria del compagno prodigo di consigli solo per non sentirlo (sintesi), secondo la teoria forse prettamente romana del tu dije de sì. L'istruttore troppo impegnato nello scrutarsi sugli immancabili specchi, ci guarda in balia del compagno saccente e sembra dirti "guarda ho staccato dal lavoro mezz'ora fa, ora non mi chiedere anche di dire al tuo amico che dice un mucchio di stronzate!".La didattica poggia su una solida base, dunque. Io mostro, voi rifate, anche se poi sotto sotto non vi vedo.
Nel caso degli sport da combattimento si segue il modello Rocky: corsa con le fascette, i più sicuri possono mettere anche il cappuccio della felpa sulla testa, corda tesa e giù e montante, giù e montante, cambiando di lato fino ad arrivare all'esercizio della corda vero e proprio, importante certo, ma non più di saper tirare un jab. Lo giuro, non lo scrivo per l'enfasi del racconto, una volta un tale mi fece vedere come faceva bene la corda e le varianti. Frequentava un corso di boxe e non sapeva di fatto boxare, ma la corda segue il modello didattico Rocky e quindi era fiero di mostrare la sua abilità.
Talvolta il didatta marziale incompetente, vuole apparire anche sofisticato. Così mi capito che quello della palestra di Karate per paninari anni '80, mi disse che parlava giapponese. Dopo tre minuti, parlando di una tecnica del Ju Jitsu tradizionale, mi dice che era un kata guruma (era un irimi nage). Come tutti i veri cazzari il nostro poliglotta si addentra anche in una spiegazione: "Vedi kata guruma significa forma a ruota. Kata forma, guruma ruota, quindi forma a ruota". Ora, io so, sebbene l'università ancora non mi abbia dato l'alloro, che il giapponese è pieno di omofoni. E kata è uno di questi. Nella fattispecie significava spalla, tant'è che la tecnica è una ruota sulle spalle . Mi vergognai sinceramente per lui e non ebbi il coraggio di dirglielo.