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Per chi pratica Ju Jitsu giapponese, l'Aikido appare come la versione etica di questo. Non esiste l'attaccare per primi, esistono limiti etici di lesione, l'azione oltre che da principi marziali è guidata da principi legati all'interpretazione dell'universo, non esiste competizione e via dicendo. Una delle arti marziali più affascinanti, più misteriose e anche più bistrattate che esistano. Molti ne criticano proprio questo lato etico e mistico che secondo alcuni mina l'efficacia e il concetto di arte marziale stesso. Non ho mai avuto il piacere di incontrare un vero praticante di Aikido ma posso dire di aver lavorato, sebbene con altre metodiche, sulle stesse Kansetsu Waza e Nage Waza coesistenti nel Ju Jitsu. L'aikido è e rimane uno stile di Ju Jitsu seppure con le sue particolarità. Il libro in esame è davvero una guida definitiva. E' eccellente nella spiegazione, eccellente nell'esposizione delle teorie, le illustrazioni sono sufficientemente esplicative, le tecniche e le combinazioni trattate sono di notevole quantità. Libro summa di questa disciplina. La maggior parte degli altri testi che possiedo sull'aikido non sembrano avere la stessa profondità anche quando sembrano spaziare su più campi. Libro che sin dal titolo si pone come un attento studio dell meccaniche che regolano la complessa azione dell'aikidoka. Non deve mancare nell'arsenale cartaceo particolarmente dell' aikidoka, del jutsuka e del judoka, tutti ne trarranno valido insegnamento e complemento.
Autore: Oscar Ratti, Adele Westbrook
Titolo: Aikido e la sfera dinamica
Casa editrice: Edizioni Mediterranee
In un momento di massa e di ingiustificata convinzione
Una delle cose probabilmente più affascinanti di giocare a farsi una preparazione tipo MMA è sicuramente il saper combinare il tutto e saper trovare una propria dimensione. Impresa ardua. Forse impossibile per un amatore. Proprio quando a terra ti senti sicuro e ricevi qualche complimento, ti ricordi che è un po' troppo tempo che non tiri colpi. Quando tiri i colpi e più o meno ti piace la botta che arriva ti ricordi che è una vita che non lotti in piedi. E via girando. lo stesso per la preparazione atletica. Fatto il fiato, vuoi fare la massa, mentre fai massa vedi il corpo avere altre esigenze, altri range di movimento, magari prendi peso anche sporco. E lì sembra che il fiato non lo si sia mai fatto. Però arriva il però. Come lottatore vai una bomba, schiacci tutti, il fiato sembra di nuovo esserci e ti senti tutto felice. Torni ad allenarti in piedi e ti senti, pesante, lento e impedito dalla massa e il fiato a terra non lo riporti in piedi. Neanche un po'. I calci bassi però ti sembrano forti e quelli alti sono un cruccio invece. Le varie qualità poi sembrano giocare a chiodo scaccia chiodo: hai forza resistente ma non sei esplosivo, sei esplosivo ma non sei sciolto, sei sciolto ma non sei forte come prima. Tragedia per l'amatore, ma comunque affascinante rebus da risolvere. Immagino che per i professionisti sia molto diverso e si punti ad esaltare le proprie qualità, almeno così mi sembra.
Fedor in un momento di massa e di giustificata fame
Forse anche questa ricerca crea il fascino delle MMA.
Una cosa mi sembra di averla capita. Il momento migliore è quando non hai cazzi per la testa. Così il corpo sembra essere uno strumento imparziale, a nostra disposizione per tutto. Domanda: "Ma perché quella foto tua?" Risposta : "Che cazzo te lo fai a fare il blog se non ti sputtani un po'!?!?". Sinceramente, credo, ribadendo il tutto, che proprio quando hai quella sana voglia di giocare, di sputtanarti, di provare, di confrontarti senza vincere o perdere, arrivino le cose migliori e il corpo metta da sé il turbo. Concetto elementare forse. Ma che pare scordato da molti blasonati insegnanti di vari sport da combattimento che non si sognerebbero mai di togliersi il cronometro dal collo, sdrammatizzare e tirare due tecniche con l'allievo, insegnando così la spensieratezza. O se volete il Mushin. E qui il discorso si complica ed è il caso di rimandarlo.
Altro video di allenamento di Striking. Direte "Ma c'hai detto che combattevi e ce facevi vedé li video!?!?!? E carichi li video de te, appanzato de panettoni, cor sacco??" Eh lo so, lo so. Ma trovatelo voi uno sparring partner a cavallo tra natale e capodanno! Fatto questo provate a resistere alle delizie culinarie del natale. Non facile. A parte gli scherzi, non appena passeranno le feste ground and pound training!
Nel secondo video faccio fiato. Mi sbilancio nel Kakato geri, non mi aspettavo tanta aderenza con le scarpe da ginnastica sul sacco. Appena toccato si è incollata.
Il calcio circolare pare non avere una tecnica precisa, ma gusti. Nel Karate tradizionale di Okinawa viene tirato diagonalmente, poco differentemente da un frontale, nel Karate sportivo la gamba invece arriva a 90° rispetto al bersaglio. Nell Full Contact difficilmente si fa uso del famoso passo a 45° e si tira spesso su semplice rotazione sulla gamba di appoggio, nella Thai si tira col famoso passo succitato. Se poi vogliamo aggiungere le differenze in merito alla gestione delle braccia durante l'esecuzione del calcio o l'atteggiamento del piede di appoggio ogni istruttore ci dirà la sua. Un istruttore di Kick-Thai mi spiegò che alcuno usano immaginare di afferrare con il braccio del calcio qualcosa e di tirarla dal lato opposto della traiettoria del calcio stesso. Lo feci in presenza di un'altro istruttore e mi corresse. Altre varianti suggeriscono di tirarlo se alto con una traiettoria discendente (otoshi oppure maha mawashi geri, o ancora Brazilian Kick). Pare proprio, come spesso accade da queste parti, che pochi siano interessati a vedere o, meglio, a sentire quello che arriva come botta ma si presti più attenzione a disquisizioni stilistiche, forse effimere. Una bellissima raccolta di Ko da calcio circolare alto ce la fornisce un video del Kartate Kyokushin. La bellezza del video risiede nel vedere le tante differenze di esecuzione tutte accompagnate però da un'unica fine per l'avversario che lo subisce: il KO.
Un saggio commentatore stravotato scrive: technique is defined by effect not appearance
Alberto Ceretto ha tutto quello che serve per destare invidia. E' un bel ragazzo, è giovane e atletico, è uno che ha incontri da professionista alle spalle di kick boxing, savate e thai, è Senior Instructor di JKD-PFS, è una cintura viola prossima alla marrone di Brazilian Jiu Jitsu è colto, ironico, parla inglese, simpatico e antipatico quanto basta. Non è un simpatico a tutti i costi, anzi. Delle volte pare ci si metta di impegno per non risultare commestibile a tutti gli stomaci. Scelte. E' una persona che ho avuto modo di apprezzare dal vivo diverse volte, in lezioni private e di gruppo. Come selezionare i vari aneddoti che potrei raccontare? Due forse sono davvero evocativi: una volta ero su a Torino per lottare con lui, nel mezzo della lezione iniziamo a parlare di Kick Boxing. Alle mie domande risponde tirandomi dei colpi per farmi vedere delle situazioni che avevo chiesto. Con mia immensa meraviglia quel ragazzo di 74kg e in fondo non "grosso", ogni volta che mi colpiva anche simulando mi faceva un male bestiale. Gli dissi che pareva fosse fatto di ferro e che solo appoggiando le tecniche mi sentivo che mi bucava. Altro episodio riguarda la lotta, la prima volta che ci lottai, lui che avevo sempre visto come un puro striker mi dimostrò una forza, una capacità di fare peso senza di fatto essere pesante fuori dal comune. Avendo tante qualità e anche difetti so perché ogni tanto mi è capitato qualcuno che ha da ridire su di lui. Persone che semplicemente non lo conoscono e che dubitano delle sue conoscenze, dei suoi titoli, o persone che lo reputano un commerciante. A tal proposito ricordo pure che lessi una discussione su uno squallido forum generalista circa i suoi corsi istruttori. Troppo corti, troppo facili, troppo qui troppo là. Lavorandoci si capisce come Alberto possa permettersi di sintetizzare, per un motivo molto semplice: ha studiato come insegnare, sa farlo e conosce ciò di cui si parla. Quando fu la mia volta al corso per istruttori pretese che facessi una simulazione di incontro tipo MMA con un altro suo allievo. Lo ricordo come se avessi lottato al Pride con Fedor. Per me fu una cosa epica. Iniziammo in piedi e il suo allievo, Kick-Thai Boxer, mi regalò dolorosissimi low kick. Dopo finimmo a terra su mia proiezione di O Soto Gari. Interrotti, ricominciammo da terra, raspai il ragazzo, finii in monta e per non prendere i pugni dalla mia monta si girò di schiena e mi sembrò di vedere regalato un Mata Leao. Così fu. Confesso che con le legnate che mi diede in piedi il ragazzo, quando incastrai il Mata Leao glielo tirai con una foga e una forza degna del peggior spirito vendicativo. Aggiungo anche per correttezza che il ragazzo, almeno al tempo, sapeva stare a terra come mia nonna quando cascava e ci doveva stare per forza fino all'arrivo degli aiuti. Bella esperienza. Pretese la stessa cosa coi bastoni imbottiti... peccatto che imbottiti artigianalmente e alla buona e sembravano manganelli.
Alberto è un ragazzo alla mano, ha tante esperienze validissime ma si pone serenamente. Non lo perdonerò mai per avermi dato un diploma letteralmente di carta fotocopiata per il quale abbiamo anche avuto un battibecco. Lui è così, è perfettino, tutto attento ai minimi particolari della lezione e dell'insegnamento però può sparare così, dal nulla, una cazzata che davvero non gli si addice. Combattente vero dicevamo. I post sono come le ciliegie, uno chiama l'altro. Dopo il precedente potevo solo parlare di lui. Una sua caratteristica che mi ha davvero stupito è il suo fare sparring con tutti di tutto. Puoi chidergli di tirare di boxe, di kick, di lottare in piedi, a terra, puoi chiedergli di fare a bastonate, di lottare solo in situazione clinch, all'intensita che desideri. Lui dice sempre sì. E questo lo fa anche con i suoi allievi che fanno incontri e tirano a contatto pieno. Uno di questi ebbi il piacere di incontrarlo e allenarmici (o meglio farlo allenare) quando ancora gareggiava nei light prima di passare al contatto pieno, ma di questo scriverò un'altra volta. Non si tira mai indietro Alberto. Nemmeno quando avversari che portano il nome di Incidente, Frattura, Femore, Gamba Spappolata, Operazione, Dolore, Riabilitazione, lo hanno sfidato. Ha avuto un terribile incidente in moto, investito senza responsabilità, si è ripreso e per me anche per questo è un combattente vero. Tirchio come ogni buon ligure (di nascita), talvolta freddo come il più trito luogo comune sui torinesi, distante, con quella sensazione di non lasciarsi mai andare del tutto, quanto basta per essere rimasto antipatico a qualcuno. Una volta sentii un ragazzo parlarne male, se non sbaglio motivo del dibattere era che non fosse un vero e proprio praticante di Jeet Kune Do. Gli chiesi se lo aveva mai visto dal vivo. No, fu la scontata risposta. Eclettico fino all'inverosimile, Alberto spazia tra una decina di discipline, talvolta affini. Da lui, e altri come lui, ho imparato a non sentirmi mai parte o schiavo di un'arte marziale o di uno sport da combattimento ma un semplice marzialista. Senza bandiere, idoli o simboli da dover difendere. La mia causa è la mia causa non quella della mia organizzazione.
L'ultima volta che lo ho sentito, su mia chiamata ovviamente, gli ho detto "Senti, mi fai la cortesia di togliere dal tuo sito la minchiata che ti piace rimanere in contatto con i tuoi allievi!? Tanto non è vero!!!". Che dire, genio e sregolatezza coesistono sempre.
Non so se Alberto sarà ancora presente a pieno nel mio percorso, anche perché ci separano un qualcosa tipo 500 Km, 15Kg e qualche centimetro di altezza. Qualcosa do qualcosa prendo. So che comunque mi ha insegnato molto, forse più di quanto volesse. Una persona che se ne frega sulle voci sul suo conto, che può dimostrare quello che vale, un marzialista eclettico... Una persona che mi ha insegnato comunque a provare a combattere. Perché provare non costa nulla. Le sue lezioni un po' sì ma ne è valsa la pena.
Alcuni amici che seguono la filosofia Try To Fight mi hanno chiesto di provare uno sparring "ground & pound", questo perché desiderano provare a combattere. Provare le sensazioni dei colpi e dello schiacciamento. Vorremmo fare con protezioni per loro, anche casco integrale, e qualcosa di più ridotto per me. Ora vedremo, ne discuteremo insieme e ci accorderemo sul come fare. Ovviamente pubblicheremo un video di questa prova.
Come sempre prova a combattere significa anche prova a subire le insidie della pubblicazione sul web, prova a subire critiche e a discernere quelle costruttive da quelle tanto per parlare.
Ormai il confronto sembra destinato solo agli agonisti. Pochi si confrontano se non fanno gare. Fare gare sembra la conditio sine qua non per muoversi in libertà. Maestri ancor giovani e prestanti delle più svariate discipline difficilmente si pongono in condizione di scambio libero con un proprio allievo, soprattutto se adulto. Coi bambini magari giocano, ma con gli adulti guai a scambiare due calci. Anche nel Jiu Jitsu brasiliano spesso alle gare nazionali le nere latitano. A volte anche in palestra difficilmente si pongono in confronto con propri pari e l'idea di confrontarsi tra maestri sembra più adatta ad una sfida che ad un sano, ragionevolissimo, pacificissimo contesto di sparring.
Tanto tempo fa andai a provare il Kung Fu Tang Lang nella storica sede del Maestro Zappalà, uno dei patriarchi di questo stile a Roma. Mi sembra la seconda volta che ci andai, l'istruttore disse di fare un po' di sparring (con modalità simili a quelle che si usano di norma nel karate). Io gli dissi che non sapevo davvero come muovermi per avere un minimo di credibilità per fare un combattimento che doveva essere di Kung Fu. Lui con molta filosofia mi disse di lasciar uscire quello che avevo visto e di usare ogni cosa mi venisse in mente che pensassi idonea all'occorrenza. Inziammo. Mi divertii molto ma rimasi comunque un po' scettico. Mi aveva colpito con un calcio in fronte (delicatamente devo dire) e mi aveva atterrato diverse volte. Lì per lì non mi piacque troppo come cosa. Sparring, con me che non sapevo nulla di quello stile, appena venuto. Oggi mi rendo conto che fu una prova di grande onestà dell'istruttore che mi pare si chiamasse Gianni e se mai capitasse su queste pagine sappia che lo ringrazio. Si confrontò con me in fondo ad armi pari, in libertà. Il rischio in fondo era tutto suo. A me di certo non interessava andare bene o male, primeggiare o meno, tanto ero impegnato nel dare una verosimiglianza a quello che facevo. Lui si confrontò, colpendomi ma sempre con maestria. Se penso a quei maestri vigliacchi che ti dicono "dammi un pugno" e poi ti gonfiano di botte, questo Gianni era davvero di un'altra categoria. I vili del "dammi un pugno" sono la regola. Bisognerebbe, ma purtroppo non sarebbe forse correttissimo, dirgli "ok ti do il pugno ma per prenderti veramente, ok? quello che esce esce...".
Il Tang Lang non mi piacque a sufficienza per continuare e andai per la mia strada. Di certo in quell'occasione ebbi il piacere di provare a combattere, senza troppe pretese... come esattamente accade oggi. Se qualcuno me lo avesse detto prima "prova a combattere" avrei sicuramente perso meno tempo e soldi.
Il 2010 è finito, spero nel 2011 di fare diverse competizioni ed in più discipline. Finite le feste via con la dieta e la preparazione. Sinceramente, anche grazie all'autoanalisi che permette il meccanismo del blog-diario, l'idea di perdere o vincere mi sembra sempre più solamente ridicola. Si combatte, ci sono dei regolamenti appositi, penso non si perda mai in fondo, si trova solamente, al massimo, qualcuno più bravo. Perdere è un'altra cosa, un altro stato mentale, qualcuno più bravo ti permette di imparare.
Un atleta che mi ha sempre impressionato per la sua non convenzionalità nel portare i colpi è Chuck Liddell. Il suo striking è profondamente personalizzato e privo di ogni leziosismo d'accademia.
Qui nell' overhand
Spiega il suo pugno verticale
Spinning side kick (ushiro yoko geri)
In azione... notare i suoi pugni verticali e i suoi swing.
Allenamento di striking provando singole tecniche, ripetendole o combinazioni e per esplosività.
La gamba destra fatica a migliorare, la sinistra invece è guarita, ma col tempo si dovrebbe sgrezzare.
In questo video appaio nella corretta lateralizzazione, nel video precedente la cam era impostata su speculare e appaio mancino. Stavolta (rispetto al primo allenamento che era più di continuità) provo kakato geri (axe kick) e superman punch. La prossima volta l'allenamento dovrà non privilegiare la forza espressa né la continuita ma solamente perfezionare l'esecuzione delle tecniche.
due post prima l'allenamento di continuità, oppure clicca qui
Nel primo risulta più evidente il contro slancio del braccio anteriore e il piede di appoggio è meno girato (90°).
Nel secondo il piede di appoggio è totalmente girato (180°) e di norma di fa meno uso del braccio anteriore per slanciare il corpo.
Dopo i pesi... cosa c'è di meglio di sfogarsi al sacco?! Dopo tanto grappling un po' di allenamento per sgrezzare i colpi e ne hanno davvero bisogno, soprattutto di calcio. Purtroppo il sacco è leggero e alto, non permette di tirare veri low kick e l'oscillazione così ampia è davvero impegnativa da gestire.
Allenamento per potenza e alzare ai massimi la frequenza cardiaca. Ripreso con la cam del pc. Foto riprese dal video
Tra le arti marziali che sono considerate meno combattive si annovera sicuramente il Taijiquan. Già questa poi è una visione ottimistica. Nella maggioranza dei casi il Taijiquan (o come più in un uso nei paesi anglofoni Tai Chi Chuan) non viene visto come poco applicatico o combattivo ma semplicemente come una ginnastica salutista, un po' new age, un po' alternativa. In realtà il Taijiquan è una pratica interessante anche come esercizio complementare della propria marzialità per diversi motivi. Il primo è sicuramente di matrice culturale. Grazie ad esso si capiscono meglio gli stili esterni di Kung Fu, ovvero quelli più applicativi ove si cerca più evidentemente la preparazione al combattimento. Nelle forme più note e di più facile apprendimento, quelle stile Yang 10, 16 o 24 troviamo l'essenza di quest'arte e una rielaborazione taoista delle posizione tipiche del Kung Fu (Gong Bu, Ma Bu, Xu Bu....) e degil stili orientali in genere. I movimenti sembrano essere formule generali per usare la forza o, secondo la concezione cinese, sarebbe meglio dire le forze. La forza di spinta, di divisione, di assorbimento e via dicendo vengono esemplificate secondo schemi universali al di là delle applicazioni specifiche. Il secondo motivo è il miglioramento della propria coordinazione che il Taiji comporta. Alcuni movimenti sono molto complessi e richiedono una decisa sincronia degli arti e delle articolazioni. Ulteriore motivo di interesse sussiste nello studio, nella scoperta, nell'interpretazione delle applicazioni marziali delle forme del Taijiquan. Alcune sicuramente interessanti per l'uso intelligente della forza e del corpo. Infine il Taiji effettivamente pare avere benefici per la salute, ovviamente, soprattutto in età avanzata ma non solamente. Alcuni autori sottilineano come la Cina comunista ostile alle arti marziali in quanto definite un sintomo di "passatismo", una obsoleta pratica, abbia invece promosso il Tajiquan poiché visto dal regime come mezzo di benessere per le masse a costo zero.
Difficilmente si può pretendere di più da un libro marziale. Adatto al neofita, all'avanzato, al marzialista il genere. La Muay Thai è presentata in ogni suo aspetto. Ne viene innanzi tutto esaminata la storia, il folclore addirittura la musica. Si passa poi all'analisi di come e dove si sia diffusa la Muay Thai nel mondo e nell'occidente. Ampia prospettiva di tecniche, spiegate sia con disegni sia con foto sia per scritto, vengono esposte le tecniche antiche e quelle di moderno uso. La disciplina viene smontata e rimontata ovunque: oggetto del libro addirittura i bersagli dove colpire, l'allenamento e il massaggio thailandese.
La boxe thailandese è sicuramente una delle arti marziali più "in", parlarne in palestra dà sempre un certo tono. Il karateka che ne simuli un gesto al sacco si sente subito elevato. Arte dura quindi arte per duri, e i duri affollano le palestre nostrane. Pochi ne hanno letto, pochi si sono allenati in questa disciplina, troppi ne parlano. Peggio che mai alcune palestre nel momento in cui fanno Kick Boxing si sentono subito autorizzate ad aggiungere "trattino Thai Boxe". Corsi analoghi all'aero Kick Boxing o alla FitBoxe si nascondono spesso sotto i nomi di questa prestigiosa disciplina. Il libro in questione riesce bene senz'altro ad allarmare il lettore e a renderlo sufficientemente edotto sì da evitare questi luoghi. Fortemente consigliato a tutti, di utile lettura anche per praticanti di altre discipline che possono trarre comunque validi suggerimenti sotto molteplici aspetti.
Autore: Marco De Cesaris
Titolo: Boxe Thailandese - Muay thai
Casa editrice: Edizioni Mediterranee
Il Krav Maga è una disciplina molto discussa. Chi ne parla come l'ultima frontiera della difesa personale e chi come l'ennesimo polpettone ad uso dei super mega maxi centri fitness. L'autore, Giovanni Viscione, espone con chiarezza e con uno stile godibile i punti chiave di questa disciplina. Le tecniche sono ordinate molto bene, le foto esplicative, ci sono perle per l'allenamento mentale che solo esperti del settore o appassionati di programmazione neuro linguistica possono già conoscere e gli scenari proposti sono molto esaustivi: dalle singole tecniche, al combattimento a terra, alle leve articolari, alla psicologia. Il Krav Maga viene presentato tacitamente, ma neanche troppo, come l'unica arte marziale efficace realmente e quella con maggiori benefici globali e questo è un po' stucchevole. Ho libri degli anni 70 e già allora si scriveva la più "efficace arte marziale" ecc ecc... Ma di questo non possiamo incolpare l'autore, nella stessa trappola ci sono caduti marzialisti di tutte le discipline e di tutti i livelli. Per la semplicità espositiva mi sento addirittura di consigliarlo a persone che normalmente non si allenano nelle arti marziali ed usarlo come un breviario della difesa personale e magari provare qualche tecnica con amici. Alcune tecniche sono molto diffuse e di sicura protettività e proprio questa osservazione ci porta ad un'altra negativa: nessuna tecnica realmente propria dello stile, un po' un miscuglio di tecniche prese qua e là senza una precisa personalità stilistica. Comunque consigliato.
Autore: Giovanni Viscione
Titolo: Krav Maga - Arte marziale dei corpi speciali israeliani
Casa Editrice: Edizioni Mediterranee
Yim Lee è stato un degli allievi di Bruce Lee. Nel suo libro espone le sue conoscenze sul Wing Chun. Ne esce fuori un'arte marziale fatta di mosse e mossette, quasi del tutto priva di principi e strategie. Un libro che espone un Wing Chun meno che basico, che sembra limitato a dei blocchi tipo karate e all'intrappolamento delle mani. Il libro è del tutto inutile a chi sia un minimo addentro al Wing Chun e può essere di minimo aiuto solamente a chi non ne ha davvero mai sentito parlare, se non altro per vedere un po' i rudimenti dello stile e le distanze di azione. Ultima nota negativa metà del libro è occupata delle foto della Siu Nim Tao. Unica nota di interesse è che il libro è un po' un reperto di archeologia marziale, in quanto si vede probabilmente un po' del Wing Chun di Lee o quantomeno l'interpretazione di un suo allievo.
Autore: J. Yimm Lee
Titolo: Kung-Fu Wing Chun
Casa Editrice: Edizioni Mediterranee
Notate se vedendo queste arti marziali sapete rispondere alla domanda che è il titolo del post:
Cosa hanno in comune?
e... l'hapkido, il Bartitsu, il Kajukembo e altre ancora? Sono tutte derivate dal Ju Jitsu giapponese, hanno tutte questo parente.
Le conclusioni sono che... anzi ve le lascio. A voi le conclusioni. Che sono davvero tante...
Sia il ju jitsu giapponese nella sua forma di Fighting System sia il jiu jitsu brasiliano stanno perdendo, o meglio rischiano di perdere, l'autentico tesoro del jiu jitsu, ciò che lo differenzia da altre dimensioni: le applicazioni non sportive e di difesa personale. Quando si parla di autodifesa molti storcono il naso adducendo variegate motivazioni contro di questa. Difesa personale, applicazione non sportiva non è solamente difendersi in una situazione reale ma anche e soprattutto recupero delle tecniche di base, dei principi di base, degli schemi motori fondanti, di quelle tecniche che hanno permesso la creazione delle nuove, allenare il corpo a nuovi scenari e logiche.
lunedì 13 dicembre 2010
1994 ASD Takamori. Io (cintura gialla) prova di Kumite per l'esame di cintura arancione di Karate.
Maestro Remo Capra.
Rispetto: per il compagno più debole, per il neofita, per il goffo. Non esiste boria, non esistono campioni. Rispetto per la propria incolumità fisica e del prossimo. Rispetto nel portare tecniche, che siano tecniche e non sberloni da strada.
Onore: Onorare il proprio corpo con allenamenti rispettosi, senza eccessi. Onorare le arti marziali con comportamenti consoni ad esse. Senso di appartenenza. Onore come orgoglio di provare a combattere.
Studio: Puoi battere tutti ma se non conosci il significato dei termini Yoko Geri o Uchi Waza non sarai mai un karateka o un jutsuka. Puoi finalizzare tutti e vedere tutti i video che circolano per la rete ma se non sai nulla di Maeda, di Kimura, della Kodokan, di Helio Gracie, di Carlos Gracie non sarai mai un jujitero. Puoi essere il re dei drill, il mago del "chi sao" ad esempio, ma se non sai nulla del Kung Fu, il JKD e i suoi sottoprodotti non ti apparterranno mai. Studia, leggi, informati.
Costanza: nel mondo dei fast food, dei mc drive, degli snack bar, dei brunch, dei colletti bianchi frettolosi trovare tempo è difficile. Se è così, secondo me invece lo stai solo perdendo.
Aggiornamento: se pratichi Karate e non sai cosa è il Kyokushin, sei una persona che per caso si è iscritta in una palestra. Se fai arti marziali e non hai mai visto un incontro di MMA, stai perdendo una delle più recenti evoluzioni. Puoi disprezzare il Krav Maga ma devi sapere che esiste e avere in mente cosa è. Il tempo non è fermo.
Mestre Rogerio Olegario in blu in piedi. Maestro Francesco Barberi in nero in piedi.
Io in basso a destra. Stage alla palestra Indian Yoga Academy.
giovedì 9 dicembre 2010
Nicola Mercuri (in rosso), in WFC, Arbitro Franco Scorrano. Free Boxing Light.
Incontro perso per KO Tecnico (tencica involontaria fuori tempo massimo ha causato epistassi)
Un grande orgoglio solo il salire sul ring. TRY TO FIGHT!
Try To Fight molto banalmente significa "Prova a combattere". E' un'esortazione, un augurio e un motto, uno stile di vita. Prova a combattere non significa solamente combattere per vincere una coppa di latta. A tal proposito vorrei pubblicare una parte di uno scritto che ho molto apprezzato:
Non ci sono scuse né proteste. Non è l'arbitro né la giuria il responsabile della tua sconfitta. Non è il peso né il quadrato sconnesso. O vinci o perdi: sei lì solo per combattere. Se dici che il colore assegnato ti porta sfortuna allora significa che quando vinci è solo per fortuna. Se dici che ti hanno rubato l'incontro, allora sei solo un tifoso da stadio. Se sei disposto a scorrettezze o a scene da mercato per una coppa di plastica, allora sei solo un pezzente. Non c'è spazio per la brama della vittoria se sei impegnato nella tua crescita. Il match è più importante dell'esito del match stesso. [...] Chi ha vinto in realtà? In un campionato ad eliminazione diretta, qualora il miglior combattente si scontri subito con il "numero due" in termini di preparazione, quest'ultimo verrà eliminato pur essendo, nella forma, destinato ad un secondo posto: tutti i risultati saranno di conseguenza falsati. Quanto conta perciò la classifica? Nulla: è solamente carta straccia. La vittoria è una conseguenza, non è mai il fine. [...] (www.wulin.it)
Girando per la rete, vedendo le competizioni marziali, quante scene disgustose. Come nella celebre citazione di Blade Runner ho visto cose che voi (che molti) umani non possono nemmeno immaginare.
Ho visto atleti di discipline a contatto leggero esultare per un ko. Ho visto spettatori esortare con la volgarità dei peggiori campi di calcio di Terza Categoria. Ho visto semplici animi violenti sentirsi campioni. Ho visto lottatori, cinture bianche, prendere il Jiu Jitsu come una lotta tra cani, muovendosi come per non subire uno stupro. Ho visto persone le quali avevano una sola qualità, il fiato, e per questo vincere. Ho visto marzialisti, di quelli spirituali, maestri, di quelli che ti vogliono far credere l'arte marziale "è qualcosa di più", mandare i propri atleti a combattere per vincere la suddetta coppa di latta con ogni mezzo possibile.
Confrontarsi, mettersi in discussione è tutto. E quello che ho scritto non sia percepito come un giudizio di scredito per gli agonisti. Anzi... le gare marziali sono un'occasione per crescere, per saper perdere e per saper vincere. C'è chi ha paura di perdere e chi ha paura di vincere. Ho visto meravigliosi marzialisti prendere dallo sport il meglio. Solamente non bisogna pensare che sia "tutto lì", c'è altro.
Prova a combattere lo dico a me stesso, ai miei amici, a coloro che vorranno seguirmi.
Prova a combattere, a superare le paure, usando le protezioni necessarie, prova a confrontarti. Poi prova a togliere le protezioni, a ridurle. Prova diversi regolamenti, prova a combattere con regole Kyokushin, prova a combattere con regolamento semi-contact, prova di Jiu Jitsu, prova coi bastoni, prova pian piano con regole tipo MMA, prova...
Non ha nessuna importanza dove e quando. Se c'è la coppa o no. Fallo e basta.
Metteremo le nostre prove di combattimento nel web, ve ne parleremo, ve le faremo vedere.
Non ha importanza quante gare hai fatto ma quello che hai fatto.