venerdì 22 febbraio 2013

Abilità fissa VS abilità variabile. Genesi dell'insicurezza del praticante.

Secondo Carol Dweck, psicologo statunitense, esistono sostanzialmente due forme di percezione del "sé" relative all'intelligenza: La teoria dell'entità e la teoria incrementale.
Questo sono le due teorizzazioni di base che un individuo compie circa la propria intelligenza e le proprie prestazioni.

Nella prima teoria il soggetto vive le proprie abilità intellettive, e le sue prestazioni in generale, come qualcosa dato dal mito del "talento innato". Il soggetto che ha questa percezione delle sue prestazioni, con i suoi successi ed insuccessi, pone quindi la sua persona stessa in discussione ogni qualvolta manifesta il proprio intelletto o questo viene messo alla prova.
Il secondo tipo, il soggetto in cui è radicata la teoria implementale, crede che l'intelligenza e le prestazioni non siano un valore fisso, ma qualcosa di modificabile attraverso l'impegno.
Secondo gli studi ed esperimenti pratici di Dweck (riportati e approvati da Gladwell in funzione della teoria distruttiva del "mito del talento") questi modi di percepirsi saranno la chiave di come la persona accetterà o rifiuterà nuove sfide. 

Dagli studi effettuati emerge questo: coloro i quali erano stati persuasi che i propri risultati dipendessero dalla propria intelligenza e dalla propria predisposizione innata, tendevano a rifiutare, anche in presenza di ottimi risultati pregressi, nuovi e più difficili test. In caso di fallimento tendevano ad abbandonare l'attività in esame. Quanti invece erano stati persuasi che il loro risultato nei test dipendesse dal loro impegno erano, invece, felici di iniziare sempre nuove e più difficili sfide. Ma non è tutto!
Il tipo "prestazione entità" oltre a tendere alla rinuncia sia in presenza di successo che di insuccesso, tendeva anche a mentire e a ritoccare verso l'alto i propri risultati nei test, se interrogato su questi.

Nella visione dell'entità, ogni prova è vissuta con un atteggiamento ansioso e insicuro perché il soggetto sente di mettere alla prova tutto sé stesso ed estrarrà dalle sue prestazioni valutazioni circa le proprie capacità, secondo lui, immutabili. Questo tipo di persone non crede di poter migliorare le proprie performance, poiché esse sono date da fattori innati.
Il tipo "prestazione incrementale", ovvero colore prestazione=impegno/studio, sia in presenza di successo che di insuccesso erano disposti a rimettersi in gioco, a subire nuove sfide e a migliorare la propria persona attraverso studio e impegno nella ricerca di nuovi stimoli.

possiamo modificare la nostra percezione?
"In particolare a un gruppo di bambini furono letti testi che parlavano di personaggi di spicco come Albert Einstein attribuendo i loro risultati a capacità innate, mentre ad un secondo gruppo venne proposta la lettura di brani che attribuivano gli stessi risultati a capacità acquisite. Lo studio effettivamente mise in evidenza che i bambini, in compiti affrontati subito dopo la lettura, tendevano a porsi obbiettivi coerenti con la visione dell'intelligenza suggerita dal brano che era stato loro letto. Venne quindi concluso che la teorie implicite dell'intelligenza possono essere, almeno temporaneamente, modificate."

e per concludere:
E' interesante notare che all'origine di una sicurezza orientata alla padronanza oppure di un senso di vulnerabilità e impotenza. possono esserci le risposte che i bambini ricevono dagli adulti, come, a esempio, differenti tipi di critica o di lode. Secondo il modello proposto, infatti, critica e lode possono essere formulate in modi diversi: la critica che valuta i tratti del bambino e lo giudica nel suo complesso può rendere i bambini più vulnerabili quando in seguito si trovano ad incontrare delle difficoltà, mentre la critica focalizzata sull'impegno e sulle strategie dovrebbe favorire una risposta orientata alla padronanza anche di fronte ad un insuccesso. Anche la lode viene considerata come qualcosa che può creare vulnerabilità. Analogamente alla critica, bisogna infatti distinguere una lode che riguarda la persona da quella che riguarda la strategia: se per un compito svolto correttamente il bambino riceve una lode che riguarda la persona nel suo complesso, lo stesso bambino nel caso in cui, in seguito, non dovesse riuscire a svolgere un compito può temere di essere giudicato globalmente in modo negativo.

Una piccola analisi personale e del tutto empirica riguardante il combattimento. Quanto esposto è drammaticamente vero anche nella mia esperienza. Non che dubitassi della bontà degli studi, ma vederli così fortemente confermati mi ha stupito.
Nel mio vissuto ho notato quanto segue. Gli istruttori che convincono i loro allievi che i loro risultati siano dovuti al loro talento creano persone che non combatteranno mai. Coloro che vincono glorificando il proprio talento, non si vorranno più confrontare. L'istruttore che pone per sé stesso la convinzione "talento innato", la estende sistematicamente a tutto il gruppo. Ma ancora di più! Ho notato che lo stesso accade per il "sistema" o arte marziale che i praticanti allenano. Coloro i quali allenano una disciplina in cui il pensiero comune è prestazione proporzionale all'impegno non saranno mai indispettiti dal confronto. Quanti invece allenano sistemi "infallibili", discipline in cui il praticante ripone fiducia cieca nel sistema stesso e se ne sente veicolo per osmosi, non combatteranno mai e non vorranno confrontarsi.

fonti
 http://www.scienzedellamente.it/articoli/approfondimenti/30-il-modello-delle-teorie-implicite-dellintelligenza-di-dweck.html
http://www.gladwell.com/2002/2002_07_22_a_talent.htm
http://en.wikipedia.org/wiki/Carol_Dweck
http://en.wikipedia.org/wiki/Malcolm_Gladwell

mercoledì 20 febbraio 2013

Intervista a Fabrizio Forconi

Redattore di MMA Mania.it, istruttore di grappling, appassionato di arti marziali nipponiche e di discipline da combattimento in generale, marzialista dalla tenera infanzia e atleta all'occorrenza.
Fabrizio è una delle persone che stimo del mio ambiente (inteso anche come gli istruttori che ho vicino casa!) perché è una figura propositiva. Porta il suo contributo, ci mette la faccia, come insegnante, come atleta e come redattore. In un mondo marziale fatto spesso di "imboscati", di personaggi dalla pratica millenaria eppure mai visti, di cui non trovi un video, un pensiero, una tecnica, una recensione, una gara, niente di niente, le persone come lui sono un bene prezioso. Di praticanti che pagano la retta della palestra senza apportare nulla, forse non ce ne è più bisogno. Servono, ora, le idee, i diffusori, gli appassionati partecipativi, gli intraprendenti. Fabrizio ci mette la penna, editorialmente parlando e la faccia. Dalla gabbia al tatami si è confrontato, si è testato. Ci mette il cuore: vuole che i suoi allievi siano felici, soddisfatti e li cura più di quanto cura se stesso. Un bravo ragazzo, un praticante vero.
I grandi del passato che siano Funakoshi, Kano, Ueishiba, Mas Oyama o Helio Gracie ci hanno in qualche modo tramandato tutti l'importanza stessa della "tradizione". Tradizione intesa nel suo senso etimologico di consegnare, trasmettere. In questo Fabrizio si industria. Comunicare agli altri le arti del combattimento umano, il loro messaggio, il loro contenuto, la loro violenta bellezza.
L'intervista.



Ciao Fabrizio presentati agli amici di TTF che non dovessero conoscerti. Esordi, gavetta, impegni attuali...
Ciao a tutti i lettori di try to fight, mi chiamo Fabrizio Forconi, e sono da sempre stato appassionato di arti marziali, sostanzialmente si può dire che sono stato partorito dentro un judogi! Da quando avevo 6 anni ho iniziato le arti marziali, in particolare il judo grazie alla passione di mio padre, maestro 4° dan di judo, e da quel momento fino ad oggi il mio interesse è dilagato un po in tutte le direzioni delle arti del combattimento, molta teoria , e dedizione su alcune difficili arti specifiche nella pratica, rimanendo però sempre legato alle arti nipponiche, judo e aikido su tutte, per poi interessarmi al pugilato ed alla kick boxing, arrivando piu recentemente agli allenamenti nelle MMA, ma se questi ultimi rimanevano allenamenti quasi fini a se stessi, il vero colpo di fulmine e dedizione alla causa, è nato con il bjj, e per via dell'influenza delle MMA, sono stato sempre piu propenso al no gi, o grappling che dir si voglia, fino ad arrivare ad avere un diploma di aspirante allenatore e dirigere personalmente, insieme ad un maestro di judo, ignazio melia, un corso di grappling a ciampino!

Come valuti l'evoluzione del Grappling in questi anni? Lo stile, l'ambiente, le gare... cosa è cambiato dai tuoi esordi ad oggi?
 Guarda sicuramente non ti dirò che sono stato uno dei capostipiti del movimento, che ai miei tempi ci si allenava al parco in mezzo al fango o che imparavo le tecniche su strane riviste che arrivavano da oltreoceano! Però ti posso dire che da quando ho scoperto le mma prima, e il bjj subito dopo, ho seguito da subito i vari movimenti o competizioni che l'italia offriva in quel momento, e sicuramente negli ultimi 4-5 anni l'italia è cresciuta molto come organizzazioni per cercare di rimettersi in pari, almeno come regolamenti, federazioni e organizzazione eventi, con il resto del mondo, ovviamente si può fare sempre meglio e considerando che siamo ancora un po' agli inizi le aree di miglioramento sono evidenti ai piu...per colmarle a mio avviso c'è bisogno di più consapevolezza di quello che succede nel resto del mondo in primis, e non di meno che all'interno delle organizzazioni non ci siano solo alti imprenditori, abili oratori o politicanti di vari movimenti, ma qualcuno che ha conosciuto le realtà quantomeno europee in maniera piu o meno diretta, che sia salito almeno una volta su un tatami, sia per una lezione, sia per una gara, che almeno una volta si sia messo in fila in piccole stanzette con altre centinaia di persone per fare le operazioni di peso...insomma, qualcuno che sappia che se un evento riesce è perchè ci sono degli ATLETI dietro , e non delle banconote con le gambe!!!

La tua risposta mi introduce una domanda. E' credibile un insegnante che non ha mai combattuto? Se sì qual è secondo te l'iter agonistico minimo, per insegnare qualcosa?
E' un argomento spinoso e pieno di sfaccettature questo!! Certo partendo sempre dal presupposto che io nn sono nessuno, il mio piu che modesto punto di vista è questo...E' quasi impossibile, quantomeno molto raro che chi affronta in tempo una carriera che sfocerà in un futuro nell insegnamento, non abbia mai avuto una spinta emotiva agonistica di affrontare una competizione...certo possiamo disquisire sui tempi storici e sulle relative competizioni che sono aumentate negli anni, ma un insegnante deve aver fatto qualche competizione...anche solo 3 o 4, magari perse tutte, ma quel bagaglio , per lo piu emotivo, deve averlo per passarlo nel modo piu realistico possibile ai propri allievi. Detto questo però, concepisco che un scarso/discreto atleta possa diventare un buon insegnante; certo, valutabile sempre di caso in caso, ma può succedere senza ombra di dubbio!! Quindi per rispondere piu direttamente alla tua prima domanda....no non credo sia al 100% credibile un insegnante che non ha MAI gareggiato, neanche in competizioni estremamente modeste ( locali o piccoli tornei tra palestre)

Parlaci del tuo impegno editoriale con MMA Mania.it, come è nato, cosa fai, come sono divisi i ruoli... oneri e onori.

Sono molto contento che mi lasci spazio per parlare anche di questo! L'impegno con MMA Mania.it è nato molti anni fa, forse 5 o 6 non tengo il conto, quando ancora era un "semplice" forum poco frequentato dal nome UFC mania! Ovviamente una cosa cosi monografica in italiano era assolutamente imperdibile per me, specie in quel periodo, così mi sono precipitato a scrivere al gestore di quel forum informandomi su chi era, che conoscenza avesse dell UFC e di dove fosse! Da li è stato tutto un crescendo di idee tra il fondatore, Marco Bianchi e l'altro, allora collaboratore semplice, Roberto Riccardi! Fortuntamente siamo riusciti a fare squadra subito, mettendo ognuno del suo per idee e progetti,e siamo arrivati ad oggi ,dove quel semplice incontro di appassionati di uno sport, sotto la guida visionaria di Marco Bianchi, si è trasformato in un importante realtà, non solo informatica, dove ognuno di noi ha dei ruoli e compiti ben precisi, un impegno giornaliero costante e continue costruzioni di nuovi progetti da lanciare! Insomma, da un hobby dei ritagli di tempo l'impegno con mma mania si è trasformato in un impegno serio costante....e speriamo che la cosa si veda!!!

Certamente si vede la cura del progetto e l'ottima riuscita.Tornando al grappling. Cosa criticheresti all'ambiente o alle tecniche/strategie dei tuoi colleghi "Kimonati". Poco realistiche? Autorefenziali? Non trasportabili nelle MMA? Poco adatte ad uno scontro reale? Cosa non ti fa scegliere per il Gi?

Bella domanda....che apre ad un mondo di visioni dell ambiente!! Allora, andando per gradi, difficilmente potrò mettermi in prima linea per criticare gli ambienti kimonati, venendo dal judo, passando per l'aikido, arrivando al bjj gi e solo successivamente trovare la commistione per il no gi data dalla passione per le mma...e negli ultimi tempi anche da noi si stanno creando le fazioni, con esempi di fighter illustri, che pur facendo mma si allenano costantemente con il gi, per poi trovare "mode" o movimenti negli stessi ambienti illustri dove vengono elargite alla stessa persona cinture important,i come quelle nere, sia per bjj gi che per il no gi , per poi trovare tutti d'accordo ceh allo stato attuale delle cose gi e no gi sono du arti speculari, hanno lo stesso ceppo ma si diramano per regolamenti sportivi e particolarità tecniche, sempre piu vero due discipline distinte. Ovviamente credo che le arti non kimonate siano quelle piu trasportabili in un contesto come quello delle mma, quelle kimonate, a seconda di quale stiamo parlando, piu adatte alla tradizione o alla settorializzazione del movimento. Se poi andiamo nell'universo di cosa sia più efficace in uno scontro reale...bè avremmo bisogno di molto piu spazio per snocciolare la spinosa questione...e comunque non credo che gli ambienti kimonati, con a volte l'aggravante dei paraocchi, siano adatti a quel poliedrico contesto!

C'è una domanda che vorresti ti fosse fatta che non ti ho fatto? Un sasso nella scarpa, un tuo pensiero che vuoi dare al pubblico?

Non ho mai pensato ad una domanda che vorrei mi fosse fatta, a dire il vero sono anche stupito che una persona che stimo molto come te abbia deciso di dedicarmi dello spazio, ma probabilmente un pensiero che vorrei lasciare è quello che forse verrebbe etichettato come "qualunquista", "utopico" o semplicemente "di circostanza"....ovvero che gli organizzatori di eventi pensassero tanto agli affari quanto alla PERSONE che sono dietro alle loro organizzazioni, che i vari maestri capiscano che insegnare una disciplina non può essere una moda, e va fatto con passione e dedizione senza fuorviare inesperti ragazzi, che formare un team non è solo scegliere dell abbigliamento appariscente, alla moda, cercare marche internazionali o disegnare loghi al pc, che la competizione sportiva va vissuta come crescita personale, molte volte estremizzarla come metafora della vita....insomma, il "tornare alle origini" che in questo periodo va molto di moda, non andrebbe, a mio avviso, rilegato al semplice sistema di regolamenti sportivi, ma al senso piu marziale di insegnamento, di disciplina marziale e di crescita personale....mi piace riassumere, e passare ai ragazzi del mio team, questo concetto quando andiamo nelle competizioni : " Non pensate al podio, andate li e fate il vostro sparring, metteteci concentrazione cuore e tecnica, divertitevi e godetevi ogni momento di quelle emozioni, senza pensare al podio o allo stress da agonismo...poi se qualcuno sale quei gradini...IL PODIO E' DELL'ATLETA, MA LA VITTORIA E' DEL TEAM ! "

Chi desideri ringraziare per il tuo percorso marziale?

Sicuramente mio padre, che con l'insegnamento prima e l'inspirazione poi, mi ha portato ad amare, appassionarmi ed approfondire le arti marziali e sport da combattimento in genere, poi l'attuale maestro di judo, Ignazio Melia, che ora insegna grappling con me, che mi ha accompagnato per anni nel mio percorso marziale, dandomi l'inspirazione per l'insegnamento, e sicuramente due persone importanti, che mi hanno dato le basi e le motivazioni tecniche per sviluppare la mia passione per la lotta a terra, il maestro Gianfranco delli Paoli che mi ha iniziato al bjj con tutto il suo team, come Francesco Staroccia, Lorenzo e Aldo Baldino tra gli altri, e senza ombra di dubbio il supervisore nonchè assegnatario del mio titolo per l'insegnamento, Gian Paolo Doretti, tecnico meticoloso, insegnante e oratore ineccepibile, fondamentale nel mio percorso nel giusto Insegnamento!

Dove può trovarti chi volesse contattarti o frequentare il tuo corso?

Questa è la pagina facebook del mio gruppo: https://www.facebook.com/FMGrapplingFrequency li ci sono tutti i contatti per il corso, per tutte le altre cose, specialmente legate alle MMA italiane e internazionali, ci si sente sul forum di MMA Mania.it !!!

venerdì 15 febbraio 2013

Intervista a Paolo Girone

La finezza dell'inteletto si vede quando una mente è capace di destreggiarsi con tante variabili. Distinguere un praticante oltre che per età, sesso e background anche per cultura e grado di istruzione significa introdurre nell'analisi una bella e complessa variabile. Cogliere queste sfaccettature è ad uso di chi raggiunge la maestria in quello che fa. L'assunzione stessa dell'idea della difesa personale è un atto di coraggio intellettuale e di sprezzo verso il conformismo, che marzialmente parlando, si è oggi proteso verso la distruzione degli idola della difesa personale. Come tutte in le rivoluzioni, si tagliano anche quelle teste che non andrebbero tagliate, si eccede col piglio del rivoluzionario depositario della "verità" e si finisce col gettare alle ortiche anche quello che di buono c'era stato, in nome della palingenesi giacobina. Paolo Girone si è inserito con la saggezza della persona di intelletto nel processo evolutivo delle arti marziali e in questa evoluzione ha saputo conservare ed evolvere allo stesso tempo. Ha saputo adeguare le sue attività tradizionali alle istanze moderne, eliminandone comunque il vecchiume, così come ha saputo essere interprete attivo e prolifico delle nuove discipline e dell'avanguardia marziale.
Paolo Girone, gestisce un ampio orizzonte di possibilità marziali, senza per questo addentrarsi nel pericoloso mondo del "far tutto". E' una delle personalità di base del prototipo che piace a Try To Fight! ovvero colui che ama diverse angolazioni della cultura, della pratica e dell'efficacia marziale.

L'intervista:

 Ciao Paolo, Presentati agli amici di TTF che non dovessero conoscerti. Esordi, esperienze, gavetta... 
Sono nato nel dicembre 1975, pratico arti marziali dal 1990; dopo un primo, brevissimo , periodo con il karate, dal 1991 ho iniziato lo studio del wing chun kung fu, che continua tutt’ora, dal 1998 al 2001 escrima, dal 2001 kali , dal 2004 muay thai, dal 2005 brazilian jiu jitsu ed mma. Nel frattempo ho conosciuto e sempre più apprezzato il campo della preparazione fisica, dedicandomi con passione all’allenamento funzionale. L’arte marziale che per prima mi ha appassionato è stata anche quella che mi ha spinto alla ricerca, al confronto continuo; di qui il nome del network che ho l’onore di dirigere Wing Chun Research Association (WCRA). Ho aperto il mio primo corso nel 1996 e dal 2003 insegno per professione.

Ho visto che gestisci sia corsi a carattere "tradizionale" sia corsi a carattere sportivo. Spieghiamo ai lettori in cosa consiste la differenza dei due approcci e a chi potrebbe essere più adatto l'uno e a chi l'altro.
È proprio cosi: nella WCRA pratichiamo stili tradizionali ma orientati fortemente al combattimento reale, il wing chun ed il kali, e discipline più marcatamente sportive quali le mma e il bjj, oltre a corsi di sola preparazione fisica, nello specifico allenamento funzionale. Io personalmente amo tutto ciò che faccio, ne ho fatto la mia vita e la mia professione, ma capisco che naturalmente il praticante medio, per gusti o esigenze di tempo e di energie, debba fare delle scelte. Quando qualcuno viene a trovarci in accademia, cerco di farci una lunga chiacchierata per capire cosa stia cercando, perché molto spesso non si ha una corretta visione di una disciplina e si può rimanere velocemente delusi da scelte affrettate. Capita anche che ci siano persone che, anche solo vedendola, si siano già appassionate ad una delle arti che pratichiamo, in quel caso tutto è ancora più facile. Negli ultimi anni , grazie ad internet, l’utente medio delle palestre è decisamente più informato, anche se non sempre correttamente. Da noi è possibile provare tutto ciò che insegnamo, ma tendenzialmente indirizzo verso il Bjj un pubblico giovane e il pubblico femminile, se interessato a coniugare arte marziale e vera e propria pratica sportiva; il wing chun ed il kali, invece, tendenzialmente sono più adatti ad un praticante più adulto e di buon livello culturale, perché sono discipline che hanno bisogno di uno studio attento e paziente per poter essere comprese ed apprezzate nella loro bellezza ed efficacia. Naturalmente queste sono indicazioni di massima che nascono dalla mia esperienza. A loro vantaggio, però, sono orientate fortemente al combattimento, più di altri stili tradizionali, e sono perfette per quella che molti, con un termine che non gradisco, definiscono “difesa personale”.

Spesso le arti marziali tradizionali vengono bollate come inefficaci. Cosa risponderesti a chi afferma questo?
Che hanno ragione! Sono molto spesso inefficaci perché quasi sempre trasmesse in modo a mio giudizio errato, con più attenzione ai numeri che al duro lavoro ed alla qualità. Inutile negare che buona parte della loro straordinaria diffusione si deve al fatto che sono state spesso rese estremamente accessibili. Non si può allenarsi per un’ora e mezzo e non versare una goccia di sudore. Ma si tratta, alla fine, di onesta intellettuale di chi insegna: se ti racconto che, senza essere colpita , senza stancarti, senza neppure scomporti l’acconciatura anche una ragazza di 50 kg può facilmente avere ragione di un energumeno di 90, non sono un professionista serio.

Rovescio della medaglia: spesso gli sport da combattimento vengono descritti come adatti solamente a persone giovani e con tanto tanto tempo da dedicargli. A questi cosa rispondi?
Non è così, io ho in accademia professionisti che si allenano 8 volte a settimana e competono ad altissimi livelli , cosi come cinquantenni che vogliono tenersi in forma, fare gruppo , imparare a difendersi, e hanno la possibilità di farlo integrandosi perfettamente con tutti gli altri. Avere dei campioni o dei maniaci dell’allenamento vicino a te , deve rappresentare uno stimolo, mai un obbligo. Ognuno fa ciò che può, l’importante è la qualità, su quella non si transige indipendentemente dalle ambizioni dell’atleta.
Con quale regolamento secondo te una persona comune può provare a combattere? Quali discipline vedi adatte a far confrontare persone che non hanno, magari, alcune attitudini peculiari del fighter vero e proprio?
Certamente le discipline di grappling, il jiu jitsu brasiliano su tutte. Si tratta di uno stile ad altissimo contenuto tecnico, sicuro nella sua pratica e privo di colpi, che punta controllo dell’avversario mediante leve articolari e strangolamenti. Molti hanno il terrore dei colpi all’inizio, di riceverne quanto di darne, e in questo modo superano velocemente le prime inibizioni.
Parlaci del tuo team agonistico. Come gestite gli allenamenti, in cosa andate a competere, risultati....
Il team agonistico è nato nel 2007 con le prime competizioni di submission wrestiling in giro per l’Italia, in seguito anche con il Brazilian Jiu Jitsu, il K1, le MMA , il Kali sportivo. Tanti bellissimi momenti e tanti successi, ma per parlare solo dell’ultimo anno: le partecipazioni e le vittorie al Ronin F.C. , la partecipazione e il buon piazzamento di 2 nostri atleti al campionato europeo di bjj di Lisbona, l’entrata nella Nazionale Italiana di MMA FIGRMMA di Carlo Milani e la sua partecipazione al mondiale di Cracovia, i numerosi ori vinti e la vittoria come squadra al campionato di Combat Kali nelle specialità bastone e colpi, sono bastone e mani nude, la vittoria a squadre in 3 tornei di bjj (di cui 2 no gi) e 3 di mma organizzati in Puglia, la partecipazione a numerose competizioni su tutto il territorio nazionale.

Paolo Girone quali progetti ha per sé, nel suo futuro marziale?
Diffondere sempre di più le discipline che amo, pratico con entusiasmo e insegno, far crescere il nostro network sempre di più, ma soprattutto spero di continuare sempre ad imparare.
Paolo chi ti senti di ringraziare per il tuo percorso? 
Se dovessi ringraziare quelli che mi hanno insegnato, dovrei fare davvero tanti nomi; scelgo invece di ringraziare quelli che da me hanno imparato, quelli che mi hanno fatto il dono più importante, quello della fiducia. Persone che all’inizio sono stati sono allievi, poi compagni di strada: 
Alberto de Giosa, Michele Lattanzi, Raffaele Spinelli, Claudio Soleti (mio primo allievo di bjj) Emanuela Soleti, prima valente atleta poi compagna davvero supportiva, Andrea Moresca, Michele Saliani, Marco Simone, Carlo Milani, Danilo Scarafile, Pier Dragone.
Oguno di loro, a modo suo, ha reso possibile o più facile il mio lavoro passato o presente, e a loro vanno i miei ringraziamenti.


Chi fosse interessato alle tue attività dove può trovarti, a quali recapiti?

il nostro gruppo facebook http://www.facebook.com/groups/51678921766/?fref=ts

il nostro blog wcra-bari.blogspot.com

Grazie

Grazie di cuore a voi.


martedì 12 febbraio 2013

Perché non possiamo aspirare alle olimpiadi (parte terza - la lotta fuori dalle olimpiadi)

La lotta non sarà più una disciplina olimpica. Ne danno il triste annuncio quotidiani, social network e coloro che dovranno correre a lavorare.
Dovranno correre nel libero mercato, senza più fondi, senza sperperi, senza più assessori, porta borse, politicanti e caserme. Dovranno cercarsi un posto dove insegnare e non per piacere a sé stessi come hanno fatto fino ad oggi, non per essere una volgarissima macchina autoreferenziale in cui lo Stato sceglie e mette in divisa atleti togliendo di fatto la fruibilità di uno sport a tutti. Sport professionistico? No sport di Stato, sport che paghiamo noi, sport chiuso in circoli impenetrabili che portano il nome di un qualche corpo militare o di Pubblica Sicurezza. Finalmente non potranno più contare su strutture che paghiamo noi e su atleti già consci di una ricca pensione. Dovranno fare quello che non hanno mai fatto: rendere questa benedetta lotta fruibile a tutti. Renderla godibile, di interesse per tutti, senza schernirti se vai a chiedere informazioni e hai più di venti anni. Dovranno smetterla di partecipare a missioni diplomatiche e finanziarie ammantate delle vesti delle Olimpiadi dell'Antichità. Le Olimpiadi quelle vere, dove la lotta c'era, perché forma dell'umanità stessa. Ma alle missioni diplomatiche e finanziarie non interessa dello sport.
Ma chi ha ucciso la lotta e chi ha reso possibile l'esclusione olimpica? Un tumore che ha dilaniato la lotta stessa. Le olimpiadi. Le olimpiadi, il CIO, il CONI hanno dapprima colpito la lotta togliendola al grande pubblico, sottraendola alla gente comune per darla in pasto a coloro che sarebbero dovuto divenire Atleti di Stato, pagati da noi, per portarci prestigi politico internazionale. Di qui la lotta, arte marzial folk per eccellenza, si è chiusa nelle caserme e nei circoli sportivi dove la gente era stipendiata per lottare. Questo ha allontanato tutti e reso impossibile l'audience, l'uso dell'immagine della lotta per la pubblicità e la pratica stessa. Olimpiades olimpiadi lupus!
Cercate una palestra di lotta su google. Vi sembrerà di aver digitato "cerco basi NATO e corpi militari". No avete cercato bene. Avete trovato qualcosa che per nostra fortuna non troverete più: uno sport che si era sottratto alla missione educativa, formativa, sociale, ricreativa rinchiuso negli uffici dei burocrati, dei contabili e dei politici.
Benvenuta in mezzo a noi Lotta (ex olimpica).

http://www.ilmessaggero.it/sport/altrisport/lotta_olimpiadi_cio/notizie/251077.shtml

Parte prima
 http://www.trytofight.com/2012/08/perche-non-possiamo-aspirare-alle.html
Parte seconda
http://www.trytofight.com/2012/08/perche-non-possiamo-aspirare-alle_3.html

lunedì 11 febbraio 2013

Intervista ad Antonio e Calogero di You Fighters

Tanto tempo fa mi contattò un ragazzo che si dichiarò appassionato lettore di Try To Fight! e in condivisione con molte mie vedute. Calogero, nome del ragazzo, mi parve molto umile ma al contempo anche intraprendente. A distanza di forse oltre un anno da questo primo contatto, mi sono trovato a fargli da angolo nella specialità a mani nude proposta nel Trofeo Kali Kalasag. Di tempo ne era passato e abbiamo approfondito la nostra conoscenza. Insieme a lui c'era Antonio Arcuri, il quale a sua volta ha preso parte al trofeo suddetto. Amici, appassionati di arti marziali a tutto tondo, sono stati ideatori del primo motore di ricerca dedicato alle arti marziali ovvero You Fighters.
Persone che non si sono negate tanti sparring interstile, che non si sono sottratti alla prova della gara e che dove c'è da provare a combattere lo fanno senza problemi.
Ecco a voi la prima "intervista doppia" di questo sito, Antonio Arcuri e Calogero Parisi mi rispondono tutto d'un fiato sul come hanno inziato la pratica, cosa hanno realizzato e quali sono i loro progetti.

Antonio Arcuri:
L'amore per le arti marziali, in tutte le sue forme e stili, inizia da bambino nella palestra delle scuole elementari sotto casa: si praticavano il ju- jitsu tradizionale e il karate.
A quei tempi nel mio quartiere fu davvero una rivoluzione! Ricordo che si iscrissero tutti i ragazzini della zona e che ci ritrovammo come per incanto dalla strada, dove spesso giocavamo, in palestra ad apprendere le tecniche e a capire il significato di parole come rispetto, impegno e determinazione.
Fu proprio quella piccola e sgangherata palestra che formò il mio carattere e che mi diede lo stimolo poi, nell'arco del tempo, di ricercare nuovi stili.

Proprio dalla ricerca di nuovi maestri e nuovi stili ho avuto l'idea di creare un portale che si chiama www.youfighters.com che raccoglie le scuole e i maestri presenti sul territorio italiano, descrivendone la storia, le attività, i progetti e mostrando foto e video che ben evidenziano le innumerevoli discipline da combattimento e il fascino che ognuna di esse suscita in chi osserva.
Www.youfighters.com è l'unico portale in Italia che consente di poter visionare a 360 gradi la scuola e il maestro visionandone ogni sua sfaccettatura.
Con la nascita di www.youfighters.com e con le esperienze maturate negli anni passati nello studio della muay thai , del jkd/kali e del silat ( Mike Faraone ) , discipline che tuttora pratico, è natoYoufighters System.
Youfighters system è un sistema di combattimento aperto a tutti gli stili, un open source marziale che ha come unico scopo la condivisione di tecniche e stili per arrivare all'esseza e all'efficazia.
Youfighters system è diviso in due sessioni: la prima studia il combattimento reale da strada sia esso a mani nude, con un’arma o al suolo; l'altra prettamente sportiva è invece legata alla muay thai in strettissima collaborazione con il Maestro Salvatore Abate.
Calogero Parisi:
Inizio la pratica delle arti marziali da ragazzino, seguendo la pratica di Ju Jitsu con il maestro Sebastiano Canicattì.
Dopo qualche anno di pratica, decido di aprirmi al mondo marziale senza seguire uno stile o uno schema definito, quindi inizio a studiare la Kick Boxing in una nota scuola di Castelvetrano, integrando allo studio la partecipazione a vari stage con diversi maestri, fin quando, conoscendo il maestro Antonio Arcuri, decido di intraprendere lo studio della Muay Thai e JKD che tutt’ ora pratico. 
 Chiunque voglia avvicinarsi a questo sistema puo' contattarci ai seguenti numeri:
Arcuri Antonio 3398495444
Parisi Calogero 320 6566455



Try To Fight! Davvero un buon lavoro.

Il numero crescente di mail e di commenti che mi arrivano mi porta a fare per la prima volta un bilancio pubblico ed alcune considerazioni.
Try To Fight! Sito nato giocosamente per postare idee e le ordinarie prove di combattimento di amici è cresciuto esponenzialmente arrivando addirittura nei giorni immediatamente successivi al Lutador De Elite a registrare 1700 visite in un giorno.
Le visite sono in costante aumento e devo dire, non senza un velo di imbarazzo, anche l'apprezzamento dei lettori che sono spesso giunti al punto di chiedermi lezioni o consulenze sulla propria situazione marziale. Qui fermiamoci un attimo: mi spiace ma non insegno nulla, né ho in mente di farlo senza aver dimostrato qualcosa o quantomeno oggi come oggi non ho le capacità che a mio avviso sono necessarie per farlo e per non essere il solito venditore di cultura orientale o altro... tutta roba che non ha a che fare col provare a combattere. Vi ringrazio comunque della fiducia, sebbene mal riposta.
Dai dati a mia disposizione esce fuori un profilo molto gradevole del visitatore medio di TTF. E' una persona che cerca informazioni su persone o su alcuni aspetti del combattimento. Di tutti gli intervistati c'è un numero, a mio giudizio incredibile, di visite che mi arrivano su ricerca dei loro nomi correlati ad altri criteri: “ lezioni private Tizio”, “dove insegna Caio”, “Sempronio allenamento palestra” e così via. Anche se ho notato che non a tutti piace ammetterlo, come se potessi chiedergli una percentuale sul lavoro, molte interviste o articoli dedicati sono stati il modo con cui molti internauti qui capitati hanno conosciuto i loro maestri e le rispettive palestre.
Dalla citazione spesso molto lusinghiera su diversi forum, fino alla creazione di veri e propri tormentoni come il video su Hitler e il Jiu Jitsu o “il Circolo dei cazzari”, fino all'apparizione su riviste specializzate come Budo International (in qualità di organizzatore) o il Web Magazine MMA MAG, interviste su MMA Café.
Da fine 2010 sono state totalizzate più di 100'000 visite. Un progetto partito nel 2008 fatto di una miriade di amici comuni che si sono prestati alle più disparate prove di combattimento fino all'amicizia con persone che reputo grandi campioni.
Un modo per conoscere persone leader del mondo delle arti del combattere e anche persone comuni.




Le lusinghe sono arrivate ad un punto tale che ormai TTF può vantare uno zoccolo duro di lettori, che sempre più spesso mi contattano direttamente e che spesso ho anche incontrato, che amano la filosofia implicita nel titolo di questo blog: provare a combattere. Provare a interrompere quella dicotomia, quell'insopportabile bipolarismo fatto di marzialisti tutti chiacchiere e distintivo da un lato e persone troppo, troppo non comuni per essere assurti a modello. Da una parte quelli delle forme/drill e basta, dall'altra quelli che non riesci non solo ad imitarne le gesta di combattimento ma nemmeno a stare lontanamente appresso ai loro ritmi di allenamento. In questo molti si sono riconosciuti, nel cocciuto praticante, conscio di non essere un campione e di non avere quelle qualità che fanno il “natural born killer”, ma di voler comunque provare a combattere veramente. Se non puoi essere Kasparov nulla ti vieta di giocare a scacchi. Così se un gruppo di sparring di agonisti di pugilato potrebbe essere eccessivo puoi comunque chiamare il tuo amico e menarti con le dovute precauzioni, magari lasciarlo anche stupito perché ti riteneva un esperto di arti marziali e invece ti ha rifilato un cazzottone sul naso. Così si impara tutti e si impara quello che a molti non basta una vita per imparare: non esiste modo per essere invulnerabile, intoccabile, imbattibile. Altra cosa gradita è stata l'idea di non sentirsi vittima di un regolamento. Persone che hanno giocato con me mi dicevano “io ho fatto altro, non so lottare come facciamo?”... scusate la volgarità ma veramente rispondevo così “ma sticazzi fai quello che ti viene in mente male che va ti fermi!”.
In qualche modo vorrei ritornare a filmare gli sparring ma devo scegliere una forma meno improvvisata e domestica di come avevo iniziato. Ma questo è un altro discorso.
Quello che conta è che dall'organizzazione di eventi pionieristici, alla diffusione di critica, anche aspra, alla nostra stessa passione, fino alle interviste sembra che si sia fatto un buon lavoro, apprezzato, amato, criticato anche, ma credo mai e poi mai si potrà dire disonesto sia in senso materiale che intellettuale.
Questo è il mio personale modo, per ringraziare tutti coloro che mi hanno scritto nel corso di questi anni, tutti coloro che hanno lasciato commenti entusiastici e tutti coloro in maniera più o meno diretta hanno dato man forte a questo sito.

Nicola Mercuri

domenica 10 febbraio 2013

Il lottatore internazionale

Il lottatore internazionale è un mirabile esempio di come l'ultima evoluzione dell'Homo Sapiens sia sempre più tesa verso la superficialità piuttosto che le virtù interne. Mirabile perché, come vedremo, la sua opera è scientifica e oculata e, ancora, se non smascherata con questa locuzione che ora gli attribuiamo, segreta e non nota ai più.
Il lottatore internazionale si distingue per l'annosa assenza, spesso totale, da ogni tipo di manifestazione nazionale, regionale, cittadina. Talvolta non si procaccia nemmeno sparring, si accontenta della sua cerchia. Si direbbe un amatore, un fautore del buon moto, del sano confronto dei giorni feriali, un classico volpone da palestra. Ebbene no, qualcosa stona, è sempre presente ai campionati internazionali: sceglie l'Europeo o il Mondiale oppure entrambe. In uno di questi eventi spesso è caratteristico al punto da far valutare alla pro loco del posto di gara se prenderlo o meno come guida turistica o totem informativo umano.
In alcuni casi egli è addirittura sconosciuto nel suo stesso ambiente, in altri noto, come noto è che in patria non ha mai dato prova di voler competere.
Il lottatore internazionale si rifà, nel suo percorso umano e marziale, ad un noto adagio citato da Plutarco in relazione a Cesare “meglio primo in Gallia che secondo a Roma”. Capovolge il punto di vista e si dice “meglio ultimo tra i grandi che secondo tra i piccoli!”. In realtà il fatto che sia secondo tra i piccoli è tutto da vedere. Potrebbe essere comunque ultimo in ambo i casi e lui lo sa, ma su questa ambiguità si gioca la sua figura. Se perde ha perso in grandi arene. Poi, astuto calcolatore, il lottatore internazionale sa che le competizioni sono come il raccolto, ogni anno è diverso, e un anno di magra capita. Tabellone vuoto o pochi partecipanti e il lottatore internazionale si porta a casa il suo tanto bramato alloro! La costanza annosa viene premiata, il buon raccolto è arrivato, finalmente è riuscito nel suo intento.
Il lottatore internazionale da questo momento in poi potrebbe essere ancora meno palpabile nell'ambiente nazionale, fino a divenire fantasmagorico. Fluttuerà tra le palestre evitando oculatamente confronto o come la divina Greta Garbo si ritirerà in impenetrabili segrete lasciando di lui solamente un file PDF che ne attesta la divenuta internazionalità.

mercoledì 6 febbraio 2013

White Collar FC. Beneficenza e agonismo.

Un evento pionieristico, in pieno stile Hung Mun, arriva venerdì 8 febbraio a Roma.
In quel di Via Rivarone 116 si daranno battaglia in nome della beneficenza e del sano agone sportivo dilettanti di tutte le età e di tutti i tipi, nelle specialità del K1, delle MMA (FILA rules) e del Grappling.
Un evento di Beneficenza per fare del bene attraverso chi si fa scientificamente del male, col sorriso in faccia, con la consapevolezza che battendosi si conosce se stessi.

La parola agli organizzatori

La prima serata di White Collar MMA si terrà presso l’ HQ dell’Hung Mun Studio in via Rivarone 116 il giorno 8 Febbraio dalle ore 20.30, avrà il format delle serate professionistiche (aperitivo compreso nel prezzo del biglietto) e sarà sponsorizzata da Warrior Fight Shop

L’intero ricavato dei White Collar Fight Club verrà devoluto alla Onlus Epochè di Tommaso Romani che si occupa di problematiche adolescenziali e che gestisce due case famiglia, perciò fatevi sotto o come atleti o come spettatori!

Per info riguardo i biglietti o per partecipare come atleti al White Collar Fight Club contattare la Segreteria Hung Mun allo 06.45.61.56.54 dalle 10.00 alle 22.00.