mercoledì 24 ottobre 2012

Le possibilità della difesa personale ed il piano H

La difesa personale è un vero puzzle. Bisogna far coincidere lo scenario, l'aggressore, la sua stazza, la sua motivazione, la nostra forma fisica, il nostro stato d'animo, la nostra stazza e la sua forza. Se questi elementi non si incastrano sufficientemente bene le possibilità di insuccesso si moltiplicano. Snervante è pensare che basta uno degli elementi citati a sfuggire al nostro controllo per metterci in una condizione di insuccesso.
Uno dei più grandi problemi degli approcci alla difesa personale è senz'altro la mancata conoscenza dei limiti entro i quali questa deve essere effettuata e quando va sfatto scattare il piano H.
Troppo spesso vengono suggeriti scenari estremi: difesa da armi improprie, da lame, da pistole, difesa contro più persone, contro uno stupratore e via dicendo. Sono scenari estremi e per molti di questi non esiste che il piano H.
Il complesso puzzle non sembra essere davvero allenabile e gestibile. L'unico modo forse è provare ad allenarsi quanto più non collaborativamente possibile, ma anche questa è una soluzione che prende solo alcuni pezzi del puzzle. Ma la cosa che più mi raccapriccia è che nessuna scuola ove si contempli la difesa personale prende in considerazione il piano H e le sue ragioni psicofisiche. Sappiamo della triplice reazione autosuggerita dai nostri meandri neuronali dell'individuo sotto stress: fight (combatti), flight (fuggi), freeze (congelati). Ma la conoscenza di questa partizione è accademica e capziosa, non esaustiva come la possibilità e la drasticità del piano H.
Il piano H è stato sviluppato da me anni addietro ed è riassumibile in un istante di genio di un fulmineo e concitato dialogo. In una brutta situazione mi fu chiesto: “se vengono verso di noi che famo?” risposi illuminato “famo scattà er piano H”. Il conciliabolo sembrava finito, ma il mio amico mi chiese “cioè? Che è er piano H?” “cioè se famo addosso a cacca”.
Suggerito il piano H, lo attuammo e ci mettemmo in sicurezza.
Il piano H è l'unico sempre valido nella difesa personale.

lunedì 15 ottobre 2012

Metamoris pro: Ryron Gracie VS André Galvao

Penso che per tutti noi era il match della serata. Il motivo in fondo ovvio: vedere se l'arte soave fosse rimasta tale o ormai avviata inesorabilmente all'atletismo delle mille qualità allenabili.
Pari. O meglio, non esattamente. Lo sconfitto è colui che si lamenta del risultato della gara, non può essere altrimenti, quindi forse Galvao ha perso.
In una competizione Ibjjf avrebbe fatto una vagonata di punti, molti davvero. Ne avrebbe fatti ancora di più se fosse stato zitto alla fine del match, senza rilasciare quella sciocca dichiarazione "lottiamo con le mie regole e poi vediamo chi vince"... ironico, provocatorio. Fischiato.
Le regole di Galvao sono un'astrazione, un adattamento della realtà all'intelletto, qualcosa di arbitrario, stabilito, qualcosa di artificiale, tant'è che cambiano le "sue" regole, cambiano e cambieranno. La finalizzazione non è una regola è la legge di natura. E' la regola della sopraffazione, della tigre che morde il collo della preda, è l'insindacabile vittoria. Non abbiamo bisogno di nessun regolamento per sapere chi ha vinto quando una persona sviene o gli viene rotto un braccio. Con le regole dell'intelletto sì, Jacaré docet.
Come sostengo da tempo alcuni parametri ormai del tutto acclimatati e connaturati al Jiu Jitsu sono assurdi. Punti per il passaggio della guardia: cosa decide? Come può dare punti qualcosa che è semplicemente l'inizio del combattimento vero e proprio per colui che risiedeva nella guardia avversaria?
Tutti siamo stati fulminati da un triangolo, da un armlock o da un mata leao. E tutti credo ne abbiamo percepito la potenza. La sensazione relativa al passaggio di guardia, invece, mi accompagna dalla prima volta che me lo hanno spiegato:  un gesto tecnico dove inesorabilmente le qualità atletiche sono più evidenti. Qualunque esse siano: esplosività o velocità o forza pura. Un gesto che tra i dilettanti come me si trasforma sempre o quasi in un braccio di ferro abominevole.
Era un semplice allenamento e il mio avversario riusciva quasi nell'intento di passare la guardia. Pongo le mie mani alla meno peggio, una sui fianchi una sulla spalla. Il tizio preme. Non so se per sovrabbondanza di forza sua o per carenza di grip del tatami, fatto sta che come un compasso ho iniziato a ruotare schiena a terra, a disegnare un cerchio per terra come Doris di mediobanca. Feci più di 360° gradi, forse un pochino provocatoriamente, ricordo che abbozzai un sorriso, come a dire "se sei contento così seguita pure e fammi pulire il tatami tutto". Scene ordinarie o quasi, con un avversario che sarebbe dovuto essere, tradizionalmente parlando, mio senpai. Scene da un matrimonio, quello del Jiu Jitsu con le regole dell'Ibjjf.
Culi a terra fanno segnare due punti, un regolamento astruso, uno dei più complicati senza dubbio su tutto il panorma agonistico. Stranezze. Iniziammo tutti per il vale tudo. Termine desueto e un pochino ridicolo ormai, ma è la verità. Poi il demone della coppa di plastica e della gloria effimera si è impadronito di molti che comunque rimangono una minoranza. La maggioranza invece è rimasta appecoronata, supina verso i dictat impliciti della pratica di quanti hanno scambiato la coppa di plastica da dodici euro con il sacro Graal. Sicuramente la necessità di recuperare i punti persi espone alla finalizzazione. Sicuramente quella finalizzazione, però, è un altro artificio, una forzatura.
Ryron contro Galvao dicevamo, Ryron contro il Jiu Jitsu moderno. Pari? No, ha vinto chi ha dimostrato che alcuni tecnicismi, alcune posizioni, sono del tutto inutili se non migliorate con qualcosa d'altro, se non caricate con i nostri schemi mentali e artifici burocratici.
Un altro Jiu Jitsu è possibile. E ben vengano a questo punto i Metamoris, i Lutador De Elite e Sagittarius e lo zodiaco tutto. Ben vengano le alternative. La libertà di scegliere è sempre un bene, il monopolio, è evidente, no.
Quelle gare dove falsi gesti tecnici segnavano punti già ce le avevamo e già le avevamo derise, già le avevamo schifate.

lunedì 8 ottobre 2012

Intervista a Jason Scully

Un giorno di un'ottobrata romana qualsiasi, ho il piacere di trovarmi Jason Scully a Roma, di essere partecipe al suo seminario e di intervistarlo davanti ad una pizza e una birra (cioè... solo io bevevo).
Questa è la nostra conversazione.
Ringrazio Paolo Strazzullo e Gianfranco Delli Paoli per lo stage che hanno organizzato in pochissimi giorni e il succitato Paolo e Vito Paolillo per l'aiuto nelle domande da porre a Jason.
Buona lettura!

Ciao Jason! Qual è il tuo curriculum marziale, come hai ccominciato?
Quando ero bimbo, mi piaceva vedere i film di Bruce Lee e di Karate. Sempre quando ero bambino amavo andare in libreria e comprare libri di Karate o di Taekwondo e altre arti marziali e memorizzavo tutte le tecniche. Così volevo iniziare a praticare Karate, ma poi alle scuole superiori  scelsi di praticare Ninjitsu. Volevo diventare un Ninja! Quando ho visto l'UFC per la prima volta, mi sono detto che non lo avrei più praticato. Così scelsi di cercare nel web quale fosse la migliore arte marziale: nelle mie ricerche uscì fuori il Jiu Jitsu. Il giorno dopo sono andato in scuola di di BJJ e mi sono innamorato. Era bellissimo perché avevo provato un po' di lotta prima, e sembrava simile con la bellissima differenza che nel Jiu Jitsu lotti per soffocare qualcuno o metterlo in leva. La prima sottomissione che ho fatto è stata uno strangolamento dai baveri. Mi sono detto che era bellissimo... di lì mi sono allenato ogni giorno.

Nell'idea originaria il Jiu Jitsu dei Gracie fu sviluppato come difesa personale e, forse, oggi è soprattutto sport. Cosa pensi di questo cambiamento di rotta del Jiu Jitsu.
Penso che chiunque faccia Jiu Jitsu sia più preparato di altri per difendere sé stesso, qualunque sia il suo fine. Si sviluppano attributi importanti per difendersi come un veloce tempo di reazione, come un buon senso dell'equilibrio e se vieni afferrato sai cosa fare: nel complesso sono cose che ti rendono pronto ad una buona difesa della tua persona. Ma ad ogni modo per la difesa personale serve anche una preparazione mentale: devi capire dove sei, lo scenario, i rumori intorno a te. Nelle mie classi insegno argomenti di difesa personale, spiego "in un torneo fai questo ma per strada questo", tuttavia anche un agonisto puro del Jiu Jitsu sportivo lo vedo in grado di difendersi efficaciemente quantomeno in un confronto uno contro uno. Se parliamo di armi o contro più persone allora le cose cambiano.

Rimanendo sul pensiero dei Gracie: Helio affermava che il Jiu Jitu era stato sviluppato per le persone deboli e per queste era efficace anche contro persone più grandi. Però mi chiedo, se sviluppato senza pensare agli attributi fisici, perché le persone che oggi rapprensentano il Jiu Jitsu sono così orientate alla preparazione fisica?
Perché l'obiettivo è differente. Nella difesa personale lo scopo è difendere te stesso e non combattere. L'obiettivo è fermare l'aggresione e o l'aggressore e poi andare via, non combattere nel senso proprio del termine. Nello sport l'obiettivo è vincere quindi provi tu stesso ad attaccare e non difendi solamente la tua persona, ma provi ad applicare delle tecniche. Questo comporta che la tua condizione fisica sia in diretta opposizione con quella del tuo avversario. Se vuoi fare sport ti devi allenare per lo sport. Nella difesa personale tutto accade nel giro di pochissimo tempo...

Lo sviluppo delle MMA in che modo influenzerà il Jiu Jitsu (col kimono)?
Molte persone che detengono titoli importanti si allenano col kimono. Anche Anderson Silva lo fa, Minotauro e suo fratello, St Pierre si allena col kimono... La gente sa solamente che fanno MMA, ma sono davvero molti che si allenano col kimono. Quando una persona viene nella tua palestra devi spiegare questo. Nella mia scuola arrivano persone che dicono che non vogliono allenarsi col kimono, allora io domando "perché mai?" e la risposta è "per le MMA". Allora spiego quanti campioni si allenano col gi.

Come vedi un futuro olimpico per il Jiu Jitsu?
Lo vedo difficile. Manca una federazione vera, la federazione oggi è business, è per il profitto. Non è una federazione buona per organizzare dei parametri olimpici. Peraltro c'è ancora un dominio brasiliano e un'assenza di altre nazioni di rilievo nelle gare più importanti di Jiu Jitsu. Per questo vedo questo ancora come qualcosa di non facile.

Grazie Jason!

venerdì 5 ottobre 2012

Intervista a Vito Paolillo

 L'anno sportivo è cominciato, portando con sé gli impegni agonistici. Cosa di meglio che intervistare il gentile Vito Paolillo? In Qualità di Vicepresidente della FIGMMA, Vito, ci espone oltre la sua persona e le sue visioni della disciplina, la "mission", i compiti e i progetti della FIGMMA.
Buona Lettura

Ciao Vito, presentati agli amici di Try To Fight! Che non dovessero conoscerti. Qual è il tuo percorso?
Ciao a tutti.
Mi chiamo Vito Paolillo e sono Vicepresidente e Segretario Generale della FIGMMA (Federazione Italiana Grappling Mixed Martial Arts) che in Italia gestisce per conto della FILA e della FIJLKAM (Federazione Nazionale del CONI) gli sport del Grappling e delle MMA.
Ho iniziato con il Judo, che ancora pratico, e successivamente grazie a Paolo Strazzullo ho conosciuto Saverio Longo con cui ho iniziato il mio percorso nel Grappling .
Per il resto sono laureato in Ingegneria Elettronica e come lavoro faccio il consulente IT.

Vito tu sei Vicepresidente Vicario della Figmma, spiegaci a cosa serve una federazione? Perché gli appassionati dovrebbero scegliere una federazione anziché partecipare di volta in volta a singoli eventi come era qualche tempo fa?
Per capire a cosa serve una Federazione, basta andare a parlare con uno qualsiasi dei nostri tesserati.
Elenco alcune delle cose realizzate dal 2009, anno di nascita della FIGMMA (dopo il primo anno sperimentale in FIJLKAM):
  • Gli atleti hanno avuto una copertura assicurativa valida sia per le gare che per la pratica in palestra.
  • È stata data agli atleti la possibilità di essere selezionati in nazionale (tra Grappling, BJJ e MMA allo scorso europeo la delegazione era di 25 persone) e partecipare completamente spesati a Campionato Europeo e Campionato Mondiale e agli SPORTACCORD WORLD COMBAT GAMES.
  • Vengono organizzate circa 10 gare federali, con il prezzo fissato a 20 euro (la media dei costi per le gare dei nostri sport prima si attestava sui 30-50 euro).
  • È stato creato un albo ufficiale degli insegnanti tecnici, attribuendo solo ai meritevoli la qualifica di Maestro. Questo ha permesso ai praticanti di scegliere le palestre secondo criteri qualitativi, cosa impossibile nel Far-West precedente la creazione della Federazione.
  • La Federazione predispone i programmi tecnici
  • La federazione forma gli arbitri
  • La Federazione pubblicizza e promuove i nostri sport con gare, corsi di formazione, ecc..
  • La Federazione pubblicizza i corsi svolti nelle societa’ sportive affiliate
Inoltre finalmente il CONI riconosce i nostri sport, il che è estremamente importante se si vuole togliere all’italiano medio l’idea che Grappling, BJJ o MMA siano sport violenti e magari illegali (seguendo stereotipi presi da film di serie B su tornei clandestini).

Come si diventa “Maestro di Grappling”? Quali risultati bisogna conseguire?
Diventare un Maestro di Grappling o di MMA è un percorso che dura molti anni (circa 10) e per accedere all’esame federale per il riconoscimento del grado di Maestro bisogna rispettare dei requisiti minimi (avere più di 22 anni, se il candidato ha meno di 45 anni aver avuto una carriera agonistica nella Serie A)
Per i dettagli invito tutti a leggere le apposite sezioni del sito Federale.
http://figmma.it/come-ottenere-la-qualifica-di-insegnante-tecnico.html
http://figmma.it/i-gradi.html

Da poco ha esordito il Jiu Jitsu nella vostra federazione con delle differenze dal regolamento IBJJF, come è andato l'esordio? Quali problematiche avete incontrato?
L’esordio è andato benissimo. In attesa della pubblicazione del regolamento ufficiale FILA abbiamo utilizzato il regolamento IBJJF 2011, il più conosciuto dagli atleti italiani. Le modifiche apportate riguardavano la parte organizzativa del torneo.
La durata dei match è stata uniformata al Grappling, così come il metodo della competizione (girone all’italiana per meno di 6 atleti e singola eliminazione con ripescaggio per categorie con 6 o più atleti), le classi e il controllo del peso (fatto la mattina della competizione e senza far indossare il GI agli atleti).
Inoltre rispetto alle gare IBJJF è stata data la possibilità alle cinture inferiori di cimentarsi nelle categorie superiori (ma non il contrario. Una blu può quindi fare con le viola, ma ovviamente non con le bianche).

Se fossi un utente di una federazione una delle garanzie che richiederei sarebbe una buona categorizzazione. Come garantite ai vostri affiliati che le classi (cinture) di appartenenza siano realmente corrispondenti al livello della categoria, quali criteri usate?
Gli atleti si iscrivono alle competizioni seguendo le seguenti linee guida Federali:
  • Al torneo di serie D possono partecipare esclusivamente gli atleti cinture bianche o che praticano sport di lotta da meno di un anno.
  • Al torneo di serie C possono partecipare gli atleti fino al grado di cintura blu.
  • Al torneo di serie B possono partecipare gli atleti fino al grado di cintura viola.
  • Al torneo di serie A può partecipare qualsiasi atleta.
L’introduzione delle cinture nel Grappling e nelle MMA ha permesso di limitare l’iscrizione degli atleti esperti in Serie inferiori, al solo scopo di ottenere una medaglia facile.

Considerando che le Olimpiadi hanno stretto la mano ad Hitler, all'Unione Sovietica di Breznev, al massacratore messicano Diaz Ordaz, alla Coca Cola e al Partito Comunista Cinese, pensi che l'eventuale ingresso olimpico del grappling o del Bjj sia un bene?
L’ingresso delle nostre discipline alle Olimpiadi sarebbe una cosa d’incredibile importanza aiutandone enormemente la crescita e la diffusione.
Spesso tra i praticanti delle nostre discipline s’instaurano meccanismi di gelosia rispetto alla propria pratica che portano a vedere la diffusione di questi sport in maniera negativa, quando invece dovrebbe essere l’obiettivo comune la crescita di popolarità, numero di praticanti e palestre, ovviamente controllando sempre la qualità dell’insegnamento.
Più nuovi praticanti avremo nelle palestre e più campioni potremo un giorno vedere nei circuiti professionistici.
Dovendo fare una previsione, dei tre sport federali penso siano le MMA quelle più papabili per un futuro Olimpico, vista la crescente popolarità dello Sport.

Quale preferisci tra grappling e Bjj e perché?
A livello di pratica non ho preferenze tra i due sport. Grappling, Judo, BJJ, Sambo, Libera, Greco-Romana etc sono tutte declinazioni della stessa disciplina sportiva, che è la Lotta.
Ognuna ha le sue caratteristiche peculiari, il suo bagaglio tecnico etc e non riesco a fare una classifica se non basandomi solo su preferenze di tipo affettivo.
Dal punto di vista regolamentare, trovo che il regolamento del Grappling sia quello più semplice e comprensibile essendo quello che lascia meno spazio a interpretazioni arbitrali.

Se dovessi scegliere cinque tecniche di grappling spendibili nella difesa personale, quali sceglieresti e perché?
Il Grappling, permettendo di controllare un aggressore senza infliggergli danni, è sicuramente la disciplina più adatta in contesti in cui si deve stare attenti a tutelare non solo se stessi, ma anche il proprio aggressore (vuoi per evitare contenziosi legali, vuoi perché magari si ha a che fare con persone non in pieno possesso delle proprie facoltà mentali).
Dovendo fare delle scelte, trovo gli strangolamenti sicuramente più utili delle Leve, in quanto la pericolosità di una leva prima dell’infortunio è chiara solo a una persona esperta (un ipotetico aggressore, non si fermerebbe fino a rottura dell’articolazione) mentre gli strangolamenti tendono a portare a una reazione di Panico in chi non ne è abituato, e anche in caso di strenua resistenza portano al massimo allo svenimento.
Ma la cosa più importante in assoluto penso sia la capacità di raggiungere una posizione di controllo e saper gestire le distanze (saper lottare in piedi e avere comprensione della gerarchia posizionale).
Quindi a naso direi
  • Almeno un Takedown (O dal Clinch o un Double leg)
  • Armdrag per passare dietro
  • Rear Naked Choke
  • Ghigliottina
  • Sapersi rialzare da terra
Quali discipline di combattimento o arti marziali ti piacciono oltre quelle federali che pratichi?
Oltre a quelle Federali ovviamente il Judo, che è quella che pratico da più tempo.
Tra quelle che non pratico stimo tutte le arti marziali con una componente agonistica a contatto pieno, in quanto ritengo che sia l’unico modo per non fossilizzare l’arte nello studio di tecniche mortali a parole ma inefficaci nei fatti.

Hai qualche novità Federale da condividere con i nostri lettori?
Il 28 Ottobre al Palafijlkam di Ostia la 5^ COPPA ITALIA DI GRAPPLING “MEMORIAL MARCO GALZENATI” , in onore del consigliere della Federazione recentemente scomparso.
Dal 16 al 18 Novembre i nostri Azzurri saranno impegnati ai Campionati Mondiali FILA valevoli come qualificazione per gli SPORTACCORD WORLD COMBAT GAMES che si terranno a San Pietroburgo nel 2013, dove la FILA porterà per la prima volta tutti i suoi sport (quindi oltre ai tre Sport Federali, non Olimpici, saranno presenti la Lotta Libera, Greco-Romana e Femminile).
Infine il 1 e il 2 dicembre 2012 si svolgerà a New York il Nord-America FILA Invitational, torneo internazionale di MMA dilettantistiche che si terrà all’interno del 4° World MMA Expo www.mmaworldexpo.com
Sarà il primo evento di MMA dilettantistiche organizzato a New York e la FILA è estremamente orgogliosa di contribuire alla promozione dello sport della MMA in uno stato, quello di New York, in cui le MMA professionistiche sono ancora vietate.

Vito, ti ringrazio dell'intervista. Come ti possono contattare gli amici di Try To Fight! che volessero conoscerti?
Potete scrivere all’email federale info@figmma.it , tramite i contatti che trovate sul sito www.figmma.ito tramite la pagina Facebook della Federazione https://www.facebook.com/pages/FIGMMA-Federazione-Italiana-Grappling-Mixed-Martial-Arts/249204288458570

martedì 2 ottobre 2012

Intervista a Vito Lettieri

 Le arti marziali filippine sono tanto nominalmente note quanto mal conosciute. Non è raro imbattersi in persone che praticano Escrima ma non conoscono i termini arnis de mano, Kali, panantukan. Questo è accaduto probabilmente perché del Kali filippino è stato preso in considerazione solamente il suo punto evidentemente peculiare: l'uso massivo, scientifico, di facile apprendimento ed efficace del combattimento a mano armata. Spesso dunque il Kali è materia di integrazione per altre discipline marziali carenti sul combattimento armato. Uno degli esperti dell'arcipelago delle Filipino Martial Arts è Vito Lettieri, Maestro richiesto per questa sua conoscenza d'insieme in tutta la Penisola, continuamente in viaggio per stage e corsi.
Qui il suo pensiero e la sua conoscenza: buona lettura!

Maestro Lettieri, si presenti agli amici di Try To Fight! Che non dovessero conoscerla? Qual è il suo iter marziale?
R. Sono nato a Ginevra nel 1964, il mio percorso marziale è iniziato nel 1976, avvicinandomi, anche se in modo discontinuo al Karate, ma è nel 1978 che la mia pratica diventa costante iniziando a praticare il Kung Fu sotto la guida di un Maestro della ex repubblica Jugoslava, amico di famiglia.
Nel gennaio 1981 mi arruolai nella marina militare, iniziai la pratica del Judo e del Ju Jitsu, come parte della formazione militare, nel frattempo quando la vita militare me lo permetteva, praticavo un particolare stile di Kung Fu chiamato Chat Long (sette draghi).
Congedatomi dalla marina, nel 1987 inizia la pratica del Ninjiutsu presso l’associazione Bunjinan e successivamente un sistema di Ninjiutsu chiamato Fuma Ryu.
La mia passione per le arti marziali, mi spinse nel 1990 a recarmi a Shangai per studiare Sanda ( kick boxing cinese) e Shuai Juao (lotta cinese) nello stesso anno inizia la pratica del Tai Chi stile Wu.
Mentre ero a Shangai sentivo spesso parlare dei famosi monaci guerrieri, e così l’anno successivo decisi di recarsi di nuovo in Cina, ma questa volta direttamente al monastero di Shaolin nella provincia dell’Henan.
Nel 1992 mi avvicinai per la prima volta alle arti marziali del sud est asiatico, sotto la guida di un maestro filippino iniziai la pratica del Kuntaw e dell’Arnis, dopo un paio di anni il maestro decise di trasferirsi in America, continuai per un certo periodo a praticare con una ristretta cerchia di amici, poi decisi di ritornare a studiare stili cinesi, in quel periodo, uno stile più degli altri si era fatto conoscere in Italia, il Wing Tsun, dove oltre a studiare in maniera assidua questo sistema, continuai lo studio delle armi, con il sistema chiamato Escrima Latosa, inoltre mi avvicinai agli stili interni cinesi, come l’ Yi Quan e lo Xing Yi, ma è proprio il fascino per lo studio delle armi, che mi spinse a praticare le arti marziali del sud est asiatico, proseguii la mia preparazione per molto tempo, sotto la guida di diversi maestri filippini, praticando differenti stili, ma la maggior parte di questi sistemi si specializzava in un particolare settore, tralasciando molti aspetti, altrettanto importanti, e a questo punto che decisi di creare un programma di studio, dove i vari aspetti si potessero fondere insieme, in modo da focalizzare l’attenzione sui principi e non sulla tecnica, e nel 2001 fondai il sistema chiamato Kali Kalasag.
Attualmente il mio lavoro consiste nella divulgazione e l’insegnamento di questo stile.


Che cos'è il Kali Filippino? L'Escrima, Eskrima e l'Arnis de mano sono la stessa cosa?
R. il Kali è un arte marziale dove l’utilizzo delle armi, viene spesso affiancato al combattimento a mani nude, la parte armata comprende armi contundenti, con bastoni di diversa grandezza, dal più piccolo di cm.15 al più grande di cm. 180, ci sono armi da taglio molto piccole come il karambit o il balisong, passando per vari tipi di coltelli e daghe, fino ad arrivare a vere e proprie spade di diversa forma e grandezza, la parte a mani nude comprende, le tecniche di braccia, un tipo di boxe dove vengono utilizzati anche i gomiti, le tecniche di gamba, con calci, ginocchiate e controlli con le gambe, inoltre ci sono tecniche di leve articolari, con controlli al suolo dove diventa una vera e propria lotta, un'altra caratteristica tipica del Kali, sono gli esercizi ciclici che permettono di sviluppare una certa sensibilità nelle tecniche sia con armi che a mani nude.
il Kali, l’Escrima e l’Arnis, sono tre nomi per indicare la stessa arte marziale, le filippine sono un arcipelago formato da migliaia di isole, con abitanti di etnie e culture molto diverse fra loro, questo crea spesso confusione sui nomi, ma la sostanza più o meno rimane la stessa, il nome più diffuso nelle filippine è l’Arnis, il termine Escrima viene usato in alcune isole del centro, mentre la parola Kali è usata nel sud, ma soprattutto è il termine più comune in occidente, le differenze si possono trovare non solo fra Kali, Escrima e Arnis, ma anche all’interno del Kali stesso, comunque, a grandi linee, nella maggior parte dei sistemi di Arnis, si dà molta importanza all’utilizzo del bastone, nell’Escrima, spesso l’utilizzo del bastone viene affiancato al coltello, e a volte, si possono trovare tecniche a mani nude, mentre nei vari sistemi di Kali, di solito c’è una visione più globale, dove si può passare da uno scontro armato a quello a mani nude utilizzando le stesse tecniche, diciamo che, più che il termine che viene usato, è il singolo stile a fare la differenza.


Panantukan, Dumog, Sikaran, Pananjakman cosa sono e qual è il legame tra questi e la pratica con le armi?
R. Panantukan o Suntukan indicano le tecniche di boxe con l’utilizzo anche dei gomiti e della testa, Dumog o Buno, indicano un tipo di lotta dove si utilizzano anche colpi e pressioni, Sikaran o Pananjakan, indicano le tecniche di gamba, oltre i calci che spesso sono medio bassi, ci sono anche dei controlli o bloccaggi, inoltre ci sono le Trankade che sono le leve articolari, tutti questi aspetti, specialmente nei sistemi di Kali vengono insegnati contemporaneamente all’uso delle armi, questo perché la maggior parte dei movimenti con gli arti superiori imitano le tecniche con le lame, questo ci permette durante un combattimento sia armato che a mani nude, di non cambiare i nostri principi o le nostre tecniche, ma è fondamentale ricordarsi che l’unica arma che abbiamo è la nostra mente, il corpo è uno strumento e le armi sono solo un rafforzativo.
Il Kali è un'arte marziale difficile da imparare, necessità di lunghi tempi di apprendimento?
R. Se vengono insegnate bene le basi è un sistema di facile apprendimento, e spesso dopo qualche mese di pratica, si può essere già soddisfatti dei risultati ottenuti.

Esistono gradi nella sua scuola? Come gestisce l'avanzamento di grado?
R. Ci sono dei gradi base, medi e avanzati, i gradi ci permettono di valutare le conoscenze acquisite del singolo allievo rispetto al programma, in questo modo si può lavorare in modo specifico dove ce ne fosse bisogno, l’avanzamento viene deciso dopo un esame che l’allievo dovrà sostenere in rapporto al suo livello.
Il Kali ha anche diversi format di competizione. Cosa ne pensa, quale le piace di più?
R. ogni scuola o associazione ha il suo regolamento, per lo più si utilizza solo il bastone, nella nostra scuola si preferisce combattere sfruttando al massimo le caratteristiche che lo stile ci offre, quindi oltre il bastone si può colpire con tecniche di braccia e di gamba, e in alcuni casi il combattimento si continua anche al suolo. Ci sono inoltre anche combattimenti senza il bastone, dove si può sfruttare al meglio la Panantukan, il Sikaran o il Dumog, personalmente preferisco il nostro format, soprattutto perché rispecchia le nostre idee di combattimento, ma trovo interessanti anche quelli delle altre scuole e i loro punti di vista.

Quali sono le principali differenze e similitudini tra la Boxe e la Panantukan?
R. rispetto alla boxe la panantukan non ha una guardia fissa, ma spesso cambia lato quando una specifica tecnica lo richiede, inoltre ci sono colpi portati con la parte laterale del pugno, oppure di palmo, ma la differenza principale e che spesso vengono usati i gomiti nella distanza ravvicinata, ma chiaramente la boxe è uno sport dove deve seguire delle regole, e avere delle protezioni alle mani per l’incolumità degli atleti, ma entrambi sono efficaci nello loro specifico ruolo.

Elementi di Kali vengono inseriti spesso in corsi di Jeet Kune Do Concepts e di Wing Chun. Secondo lei perché questo capita?
R. nel caso del Jeet Kune Do Concepts è dovuto dal fatto che Dan Inosanto, uno dei più famosi insegnanti di questo sistema, è anche uno dei maggiori esperti di Kali, e spesso integra i due sistemi, mentre nel caso del Wing Chun, è dovuto dal fatto che alcuni anni fa, la scuola di Leung Ting iniziò una collaborazione con Rene Latosa, maestro di Escrima, e da allora, spesso, alle varie scuole di Wing Chun viene affiancato anche l’Escrima.

Esistono diversi stili di Kali, in cosa si differenziano e quali sono le peculiarità del suo?
R. come ho già detto prima ci sono così tanti stili, e spesso con tante influenze da parte di altre arti marziali che sarebbe difficile conoscerle tutte per dare un giudizio obbiettivo, mentre per quanto riguarda il mio sistema le due cose che sicuramente ha di rilevante sono un programma con un percorso ben delineato, dove a qualunque livello l’allievo è consapevole di ciò che ha imparato, ed eventualmente, migliorare dove ci fossero delle lacune e la seconda cosa è l’importanza di capire prima i principi e poi le tecniche, conoscere molte tecniche senza capire i principi è come avere una bella macchina, ma senza motore.
In che modo con il Kali filippino si può provare a confrontarsi liberamente, come gestite lo sparring con e senza armi?
R. Il confronto in palestra avviene inizialmente facendo combattere due atleti, dividendogli i compiti, dove uno deve solo attaccare e l’altro solo difendersi, in questo modo, entrambi devono concentrarsi solamente sul proprio ruolo e poi si cambia, questo molto lentamente per correggere i movimenti, gli attacchi e le difese, poi gradualmente si aumenta la velocità ed infine, entrambi attaccano e si difendono, questo nella fase più lenta avviene senza protezioni, questo per ottenere più attenzione da parte degli atleti.

La ringrazio per la disponibilità Maestro, quali sono i suoi recapiti per chi volesse contattarla?
R. per avere altre info, potete visitare i siti: kalikalasag.com o kalikalasag.tv mentre per contattarmi lettieri@kalikalasag.com

lunedì 1 ottobre 2012

Intervista a Leonardo Leteri

Leonardo Leteri
Foto by Raoul Beltrame
Ospite di oggi il Maestro Leonardo Leteri, una delle cinture nere di Jiu Jitsu più attive nell'agonismo in Italia. Dirige con suo fratello Marcel corsi di Jiu Jitsu a Verona.
Leonardo ci offre un'ampia panoramica della sua visione del Jiu Jitsu e delle sue esperienze.
Buona lettura!

Ciao Leonardo, presentati agli amici di Try to Fight! che non dovessero conoscerti.
 Ciao a tutti, sono Leonardo Leteri Sasso, il fratello maggiore della squadra Fratelli Leteri, sono italo brasiliano originario da São Paulo, ho iniziato a praticare jiu jitsu tramite mio fratello Marcel Leteri Sasso nel 1997.
Mi sono allenato tutta la mia vita con il mio Maestro Rick Kowarike della squadra CIA Paulista de São Paulo Brasil, sono cintura nera dal 2006 e ho iniziato a fare il maestro in Italia nel 2008, quest’anno ho guadagnato il mio primo grado nella cintura nera.


Hai 36 anni, tanti dei quali passati nel mondo del Jiu Jitsu. Come è cambiato in questi anni il mondo del Jiu Jitsu? Quale preferisci, quello che hai conosciuto ai tuoi esordi o quello attuale?
 Quando ho iniziato nel 1997, non avevamo tutte le tecniche su you tube, le squadre erano chiuse, non avevano seminari, e quando un atleta andava ad allenarsi con altra squadra diventava “ Creonte” così si chiamavano i traditori nel mondo dello jiu jitsu.
Oggi un atleta, può guardare tutte le tecniche su internet, se uno ha i soldi e il tempo può allenarsi con il nome più forte e grazie a tutte queste cose si mpara in fretta; rispetto a quando ho iniziato io, un atleta può diventare ancora più completo tecnicamente, questa la vedo una cosa positiva però credo che un atleta debba avere un Maestro che lo posso guidare e che non pensi solamente a guadagnare su dei suoi atleti.

il jiu jitsu non è cambiato in nulla, è cambiato il modo di allenamento di chi si prepara per gareggiare. Il jiu jitsu come tecnica è una cosa, la preparazione atletica è un’altra, però messa insieme alla tecnica è la miscela giusta. Per fare un esempio di come il jiu jitsu sia sempre lo stesso: una delle tecniche più gradite del momento è il famoso “berimbolo” che era stata fatta nel 1993 da Marcelo Ferreira bi campione Mondiale Open deò 1993 e si chiamava “ Helicoptero”.
La cosa che si è perduta, e mi dispiace davvero, è la tradizione, il rispetto per il maestro, per la cintura, oggi si trovano in giro cinture blu con livello di bianche che mettono corsi in piedi, “Mestre” che vanno in giro a regalare cinture ovunque, e particolarmente in Italia è diventato un macello.

Nel Jiu Jitsu moderno accadono cose di non sempre facile comprensione: un ragazzino come Rafael Mendes che a 21 anni va in giro a fare seminari, magari anche a persone con più esperienza di lui. Come la vedi?
Io credo che sia bellissimo che un ragazzo come lui di soli ventuno anni che ha vinto il mondiale in tutte le cinture possa fare conoscere al mondo il jiu jitsu.
La cosa che non mi piace è far credere ad una cintura bianca o anche blu che per aver partecipato ad un seminario del genere abbia capito qualcosa.
  Sarebbe preferibile che le bianche e le blu si concetrassero sulle basi, perché in questo caso la cosa che vale è la FOTO che si mete su Facebook, ma questa è la mia opinione non voglio fare polemica.
Qui a Verona siamo in due cinture nere con quasi quindici anni su tatami, il mio maestro tecnicamente è il più forte che io abbia mai visto e per tutto questo quando un allievo mio vuole andare a un seminario, loro sanno che è per la foto, per il fatto di conoscere un personaggio famoso e non per imparare perché quando faccio vedere una tecnica, penso che quella tecnica per funzionare debba essere lavorata, allenata e il maestro deve restare vicino per far capire dove e se sbagli.
Anch’io sono andato ad allenarmi e anche in seminari di personaggi famosi, ma quando sei cintura nera oppure una cintura viola sveglia avrai modo di apprendere realmente le tecniche che vedi, potrai scegliere quelle che vanno bene e quelle che non ti servono e dopo far vedere a tuoi allievi e apprendere per te stesso.
I nostri allievi pagano un abbonamento, sono in palestra quattro giorni la settimana, Marcel ed io siamo sempre in giro a combattere, a scambiare tecniche con nostri amici, andiamo in Brasile ad allenarci con nostro maestro, tutto questo per diventare Maestri più completi e potere insegnare meglio, il jiu jitsu... è semplice, quello che tu imparerai quando sei bianca lo userai ancora quando sarai nera, cambia la velocità e come si percepisce il dettaglio, come ho detto prima i seminari con il personaggio famoso sono per la foto altrimenti è una bella fregatura se ancora non sei preparato.
Io consiglio se uno vuole davvero imparare con Rafael Mendes deve andare nella sua palestra e iscriversi per rimanere almeno tre mesi... e anche cosi c’è il rischio di non trovare quello che si cerca.


 Diceva Helio Gracie “il Jiu Jitsu che ho creato è stato perfezionato per dare una possibilità ai più deboli di battere i più robusti e forti”. Vedendo l'importanza attuale dell'allenamento fisico, il sogno di Helio è svanito?
 No, faccio ricordare il combattimento fra Rafael Mendes e Rodolfo Viera nell’Abu Dhabi Pro NO GI, Rodolfo ha vinto per un vantaggio, pero Rafael ha 20 kg di meno... quello voglio dire è che il jiu jitsu di Helio ancora funziona eccome, questo è un esempio in un combattimento professionistico. Io faccio questo esempio perché secondo me in palestra se un ragazzino di 64 kg combatte con dei 90 kg e quest'ultimo non lo finalizza ha vinto il più piccolo.
Pero ai livelli agonistico oggi gli atleti si devano preparare come tutti gli sport da combattimento professionistici, ma il jiu jiutsu di Helio non finirà mai, nella nostra palestra a Verona ancora si impara il vecchio jiu jitsu di Helio, lo stesso che mio il Maestro mi ha trasmesso.


 Sempre nella stessa intervista di sopra continuava Helio:”Il problema è creare regole e limiti di tempo, tutte cose che privilegiano i più allenati e i più forti”... Eppure sembra che il mondo del Jiu Jitsu sia particolarmente attratto dalla gare, forse ormai inesorabilmente. Abbiamo tradito i dettami di Helio? O semplicemente non facciamo neanche un derivato del Gracie Jiu Jitsu?
 Diciamo che il praticante di jiu jitsu che sono agonisti sono il 10% di tutti quelli che sono praticanti dell' “ARTE SUAVE”, in palestra è tutto diverso, in palestra si combatte senza pensare ai punti, magari senza tempo, io sono andato allenarmi due settimane a Barcellona nella palestra de Robin Gracie, figlio più piccolo di Helio, e in questa palestra si fa il combattimento senza pensare ai punti, al tempo, in sostanza come nella mia palestra in Brasile, come facciamo di solito qui a Verona.
Allora volevo dire una frase che mio maestro mi hai sempre detto, non si poi misurare un combattente per cinque oppure dieci minuti di gare, percheé ha perso per un vantaggio magari.
Ho conosciuto degli atleti che se cagavano addosso quando facevano le gare e non erano capaci di fare le stesse prestazioni in palestra, ma questo non vuole assolutamente dire che questi non siano bravi.
  Personalmente mi piace vedere il combattimento dei pesi leggeri, loro sono più veloci, più tecnici ed è un jiu jitsu ancora più bello da vedere, quanto più pesanti si è quanto più forza si usa, è inevitabile, ma come ho detto prima il Jiu Jitsu di Helio non finirà mai come tecnica, ma quando un atleta va a una gara, legge le regole e si iscrive non può lamentarsi dopo, le gare di jiu jitsu, come di Judo, devono esserci per motivi semplici, tempo, sponsor, trasmissione, ecc. 


Proviamo a mettere in campo le caratteristiche di un buon insegnante. Quanti anni possibilmente deve avere, quali esperienze, quali metodi d’insegnamento...
 Prima cosa deve essere coerente, sapere quello che fa, rispettare per essere rispettato, avere la cintura viola e più importante ancora“combattere con i suoi allievi” per che solamente cosi lui riuscirà a fare crescere un suo atleta. 

Se non avessi fatto Jiu Jitsu quale arte marziale ti sarebbe piaciuta?
Prima di iniziare con il Jiu jitsu facevo capoeira, pero non lo so se la capoeira è un’arte marziale in fondo, ma quando ero in Brasile, facevo Kempo Hawaiano con mio maestro... sì forse avrei fatto Kempo Hawaiano.

Se tu avessi un allievo che scrive prima di una gara che è pronto per la guerra, che il Jiu Jitsu è la sua vita (magari pratica da due anni..), se postasse sui social network immagini di campioni accompagnate da fanatiche didascalie e via dicendo saresti contento o preoccupato?
La cosa che mi dà più fastidio è vedere questi ragazzi che dicono "Jiu Jitsu Lifestyle", secondo me solamente quando tu hai realmente sacrificato qualcosa per fare della tua vita “Jiu Jitsu Lifestyle” puoi dire questo, io e mio fratello che abbiamo iniziato con il jiu jitsu nel 1997, oggi dopo quasi 15 anni sul tatami mi posso permettere di dire che il jiu jitsu è la mia Vita, perché tutto quello che faccio gira in torno ad esso.
Nella palestra di Verona, proviamo a insegnare che le parole sono solamente parole e che la verità è una solamente: il tatami, “il tatami no mente mai”.
Perciò questa è una roba che non lascio accadere.


Parlaci della tua partecipazione al Lutador De Elite. Forse non ti è stato fatto notare ma sei stato, con Paolo Strazzullo, il primo a sperimentare regole distantissime da quelle IBJJF sul territorio italiano... raccontaci.
La gara nel complesso è stata bellissima, mi è piaciutà la formula, come a tutti gli atleti che hanno partecipato, è stata un’opportunità unica di promuovere il puro jiu jitsu, anche se non ho vinto, sono fiero di avere fatto parte di questo bell’evento.

Leonardo, ti ringrazio di questa intervista. Posso assicurare ai lettori che sei un'ottima persona e un ottimo Maestro di Jiu Jitsu. Dove possiamo trovarti, quali sono i tuo recapiti?
Grazie a te per questa fantastica opportunità di farci conoscere un po’ meglio.
Palestra Athletic Club Verona
Piazza Giovanni XXIII B.go Roma 37134 - Verona
Brazilian Jiu Jitsu - Grappling - Submission -
Ginnastica Naturale - Difesa Personale
MARCEL LETERI SASSO Cell: 339 4585800
LEONARDO LETERI SASSO Cell: 331 3128696