sabato 22 settembre 2012

MMACafé Radio - puntata del 22/09/2012

Intervengo con Luca Anacoreta nella puntata di MMACafè per fare un piccolo resoconto del Lutador De Elite.
Ringraziamento al sempre gentile conduttore Andrea Bruni.

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venerdì 21 settembre 2012

Sensei Anko Itosu e i Cinque Pinan (o Heian)

Il to-te di Okinawa, quello che in futuro sarebbe diventato Karate, non aveva un sistema di apprendimento preciso. I più famosi maestri di Okinawa erano soliti perfezionarsi sotto vari insegnanti e spesso finivano per creare approcci personali al to-te. Questa esigenza nasceva dal fatto che nessun okiwanense aveva quella preparazione d'insieme nel Karate che avremmo poi trovato come costante dal secondo dopo guerra in poi. I vari Kata ancora non erano stati raggruppati e spesso un determinato Kata era il vanto e la specialità di un Maestro. Gli okiwanensi sapevano bene che l'arte marziale che praticavano, sebbene viziata da uno stazionamento secolare nell'isola, aveva origini cinesi, to-te, infatti, significava mano cinese. Gli stessi Kata avevano spesso nomi cinesi o nomi propri di eroi leggendari cinesi. Così come il Chinto o il Kusanku (o Kushanku) nome di un epico marinaio cinese che insegnò il Kata agli isolani.
Agli inizi del 1900, alcuni Maestri già avevano chiaro in mente che il Karate si sarebbe diffuso e che sarebbe stato necessario rimediare alle lacune della didattica, particolarmente se quest'ultima fosse stata dedicata ai bambini. Anko Itosu, uno dei maestri più rispettati della tradizione di Okinawa, decise quindi di creare cinque esercizi propedeutici ai Kata degli adulti. Dopo numerose correzioni creò così la serie di esercizi denominata ad Okinawa Pinan (Heian in giappone). I cinque Pinan erano molto banali, si caratterizzavano per lo schema di esecuzione ad H rovesciata ed il ritorno esatto al punto di partenza (embusen). Spesso il Karateka adulto iniziava l'apprendimento dal Kata Naihanchi (Tekki), ma questo non era visto adatto alla formazione dei bambini e degli adolescenti.. Soshin Nagamine, uno degli esegeti di Anko Itosu, non è molto prolisso su questo punto. Egli si limita a dire, in accordo con Itosu, che il Naihanchi era inadatto alle istanze fisiche infantili e per esso serviva “una precedente conoscenza della tecnica” e così si procedette verso la diffusione della prima storica umiliazione del futuro Karate Do.
Le tre maggiori arti marziali dell'arcipelago giapponese uscite dal secondo conflitto mondiale, Karate, Judo e Aikido, avevano tutte la stessa smania espansionistica. Tanto Funakoshi quanto Kano e Ueishiba volevano che le rispettive discipline conoscessero fama nazionale e internazionale, probabilmente per un sentimento di riscatto verso la sconfitta bellica. La pratica dei puerili Kata Pinan (o Heian) fu propinata a tutti i Karateka di qualunque età e di qualunque provenienza. I cinque esercizi del Sensei Anko Itosu, conobbero fama trasversale in quasi la totalità delle interpretazioni del Karate Do, gettando così il primo seme di ciò che a tutt'oggi mina la credibilità delle arti marziali orientali: l'arbitrarietà degli insegnamenti e il marketing.
Dai cinque esercizi fu omessa l'informazione di pratica originariamente volta ai bambini e fu data loro una nobiltà e un'importanza che non avevano fino a neanche ottant'anni fa.
La prima truffa perpetrata soprattutto ai danni dell'uomo occidentale sempre eccessivamente fiducioso della buona fede orientale, fu così compiuta.

mercoledì 19 settembre 2012

Intervista a Salvatore Costantini

Salvatore Costantini è il tipo di persona che piace a Try To Fight! e ai suoi lettori. E' un Maestro di arti marziali, un musicista, una persona colta e un rarissimo esempio di Maestro di una disciplina che ha cominciato ex novo un'altra. Ma c'è di più! Quando al suo Wing Chun (Ving Tjun nello specifico) ha aggiunto la pratica del Jiu Jitsu non si è accontentato di apprendere da zero un nuovo tipo di confronto ma si è anche cimentato attivamente nelle competizioni, conseguendo ottimi risultati. A ben figurare con lui, sui podi nostrani ed europei, anche i suoi allievi, segno inequivocabile che la scuola che presiede sia dinamica e di qualità. Attento alle istanze della difesa personale come all'agonismo, ai colpi come alle prese, allo scambio in piedi come alla lotta a terra. Un artista marziale completo.
Ecco il suo pensiero.

Maestro Costantini, si presenti agli amici di Try To Fight che non dovessero conoscerla.
Sono nato a Mesagne il 15 aprile del 1975, nella mia vita ho sempre e solo fatto musica e arti marziali (da ragazzo sino all'età di 16 anni ho giocato a basket impegnandomi molto, poi le ginocchia me lo hanno impedito)! A 9 anni ho iniziato a studiare musica e non ho ancora smesso, a 12 è iniziata la mia professione di musicista! A 18 anni ho cominciato ad allenarmi in diverse Arti Marziali nella città di Bologna (dove mi ero trasferito per proseguire i miei studi), nel 1996 ho iniziato ad insegnare Wing Tsun. Nel 2005 ho incontrato il Brazilian Jiu Jitsu e nel 2007 ho iniziato ad insegnarlo


Lei ha anche conseguito ottimi risultati in competizioni internazionali di Jiu Jitsu, cosa l'ha spinta a confrontarsi quando poteva benissimo sedere sugli allori visto che era già uno stimato maestro?
Ad inizio pratica mi è stato detto che essendo un maestro potevo scegliere di avere velocemente la blu ma ho preferito mettermi la bianca, attraversare le 4 strip e andare a prendere botte in gara perché in questo modo si impara molto.

Cosa le ha dato la pratica del Jiu Jitsu?
Il Bjj prima di tutto mi ha insegnato un aspetto imprescindibile del combattimento che non è presente in altre Arti Marziali o Sport, poi mi ha dato la possibilità di confrontarmi ogni giorno in modo non collaborativo e senza dovermi scusare con nessuno!! Infine il Brazilian Jiu Jitsu mi ha portato ad un livello fisico e mentale mai raggiunto prima.

Secondo lei il Jiu Jitsu è uno sport o un'arte marziale? Come possiamo riconoscere eventualmente l'uno e l'altro tipo di pratica?
Per me il Jiu Jitsu è sia sport che arte marziale e penso che dove manca il primo (inteso come sistema di confronto non collaborativo seppur regolamentato) ci sia un limite. Un certo tipo di gente cerca aspetti nelle Arti Marziali sicuramente importanti ma che non trovano dal mio punto di vista nessun tipo di giustificazione nel momento in cui si tralascia l'efficacia e i metodi per ottenerla.

Il Jiu Jitsu può essere utile nella difesa personale? Se lo fosse, non crede sarebbe necessario dividere ciò che è utile in gara da ciò che potrebbe esserlo nella difesa personale? Insomma, se si studia la “De La Riva” o la “Spider Guard” non possiamo pensare che siano utili nella difesa personale sebbene siano efficacissime in competizione. Come dividere questa polivalenza del Jiu Jitsu? …e quanti lo fanno?
Il Jiu Jitsu è utilissimo nella difesa personale!!! Dando per scontato che nessun lottatore pensi di tirarsi volontariamente in open guard l'avversario, il Bjj è utilissimo perché per molta gente è più spontaneo afferrare che colpire, perché se l'altro in modo tecnico o fortunoso ti si è attaccato addosso ti ha annullato in un attimo tutte le tecniche di striking e perché finire a terra e molto più probabile di quanto si possa pensare.
Per fare un esempio strettamente personale posso evitare di colpire con le mani perché mi servono per suonare, così come il poter controllare e sottomettere senza lasciare segni evidenti all'avversario può essere un vantaggio a livello legale! Personalmente nel momento in cui devo usare il Bjj per difesa personale e quindi senza regole mi viene naturale grazie al Ving Tjun però ho anche notato che i ragazzi che avevano praticato solo BJJ agonistico nel momento in cui si inserivano i colpi trovavano molte difficoltà e necessitavano di un lavoro integrativo.
Purtroppo la mia risposta riassuntiva a questa domanda è che quante più pratiche si aggiungono (Bjj agonistico, difesa personale, mma , VT etc...) più ore d'allenamento bisogna essere disposti a svolgere!


Da marzialista tradizionale come giudica lo scarso interesse dell'ambiente per il pensiero e la filosofia di Helio e Carlos Gracie? Lei sa benissimo quanto per un marzialista tradizionale sia importante la ricerca retrospettiva. Spesso questa ricerca dista secoli da noi ,è quasi archeologica in alcuni casi. Carlos Gracie è morto nel 1994, Helio nel 2009, sono nostri contemporanei quindi. Entrambe dichiaravano di aver creato un sistema di autodifesa, veniva osteggiato il confronto sportivo, e, se così vogliamo interpretarlo, quest'ultimo era effettuato nella forma del Vale Tudo (odierne MMA). Li abbiamo traditi?
In tutta onesta non mi ritengo un marzialista tradizionale, nella mia pratica ho sempre dato priorità all'aspetto pragmatico e ritengo che bisogna partire dallo studio e dalla tradizione per poi evolversi. Non credo che li abbiamo traditi altrimenti il Bjj non si sarebbe tanto evoluto e questo sarebbe stato il vero tradimento.....è un pò come quando i genitori ci osteggiano in una nostra scelta perché non è conforme al loro vissuto e al loro pensiero per poi ricredersi molto lentamente negli anni.

Lei è un Maestro di Wing Chun, ci può spiegare le particolarità di questo stile di Kung Fu e cosa dona al praticante?
Il modo più veloce per spiegarvi le peculiarità è dirvi subito che il Ving Tjun ha gli stessi principi del BJJ. E' appunto un'arte marziale basata su principi e non su tecniche come si tende a pensare soprattutto nei gradi bassi, è necessario raggiungere il massimo adattamento al movimento dell'avversario attraverso la reazione passiva/attiva e l'azione attiva/passiva/attiva. Chi viene ad apprendere il Ving Tjun vuole imparare a sapersi difendere ed è particolarmente innamorato di quel modo di usare le braccia!

Ho letto chi ha definito il Wing Chun un “concepts style”, uno stile di principi e linee guida, privo di tecniche codificate. Nella mia limitatissima esperienza personale potrei affermare che questo non è vero, perlomeno a livello di didattica. L'ultima volta che ho fatto una lezione di Wing Chun (lineage Wong Shun Leung per l'esattezza), ho passato una lezione intera a perfezionare il Tan sao (yoko kake uke, parata/dispersione con mano a calice, per capirci tutti). Nella fattispecie questa tecnica doveva essere eseguita con la mano lievemente intraruotata che avrebbe portato il mignolo in una posizione superiore rispetto alle altre dita... Mi scuso per essermi dilungato, ma era necessario per chidedere: dove risiede il “concepts style” se nella didattica si osservano geometrie millimetriche?
E' probabile che nel caso specifico che ha citato si volesse usare solamente una bella definizione! Le tecniche sono il mezzo (sicuramente molto importanti per chi è all'inizio) e non devono diventare il fine e il perfezionamento lo si deve ricercare quotidianamente nell'applicazione non collaborativa.

Il Wing Chun è uno stile di Kung Fu molto criticato, probabilmente in misura uguale a quanto viene lodato dai suoi praticanti. Secondo Lei chi e perché critica il Wing Chun?
Il Wing Chun viene giustamente criticato da chi conosce l'importanza di avere un sistema di confronto non collaborativo (con varie metodiche annesse) per avere risultati attendibili. Questa assenza ha permesso a molti di svolgere una pratica inadeguata che a loro non ha portato nessun beneficio, per giunta ha reso ridicolo il Wing Chun agli occhi degli addetti ai lavori.

Il Wing Chun non ha competizioni intradisciplinari (vedasi i regolamenti del Karate, Judo, Jiu Jitsu), né, di regola, le accademie che lo praticano prendono parte a competizioni. Tempo fa ho fatto un piccolo reportage su una gara aperta a tutti gli stili di Kung Fu. Tra le specialità anche il Sanda e il Lei Tai (una formula simile alle mma light). Hanno partecipato praticanti di tutti i maggiori stili di Kung Fu che conosco, nessuno di Wing Chun. Perché non esiste un circuito interno, intradisciplinare dunque, e perché non si prende parte a circuiti esterni?
Continuando la risposta precedente dico che ho sempre amato ed amo ancora tanto il Ving Tjun e vi assicuro ch'è un'arte marziale bella, efficace ed affascinante però vedo il suo limite proprio nel non aver creato un sistema di confronto regolamentato che permettesse dapprima un'evoluzione interna per poter successivamente accedere a circuiti esterni. Molti appassionati di quest' arte marziale cinese non riescono a capire che 2 praticanti di WC allenati con i sistemi utilizzati nell'agonismo seppur con meno tecniche rese possibili dal regolamento avrebbero al 100% la meglio su 10 praticanti di WC non agonisti e con tutte le tecniche a disposizione

Lei è una persona colta, un musicista ed un artista, come giudica il livello culturale dell'ambiente marziale?
Vede.....devo confessarle una cosa: i primi anni di BJJ mi sono talmente entusiasmato da arrivare ad attribuirgli ancor più qualità di quelle che ha, pensando stupidamente che la gente del BJJ fosse assolutamente migliore della gente del WC. Poi è passato il tempo e mi sono ricreduto, ho visto che anche nel BJJ oltre alle grandi persone ci sono le piccole persone quelle che valgono veramente poco ed è normale che sia così perché l'essere umano nel bene e nel male è sempre lo stesso. Il Brazilian ha la fortuna di avere un sistema di confronto ottimo, così tanto funzionale forse in nessun'altra disciplina e ciò riesce a rendere migliori nella maggior parte dei casi anche i praticanti.

Maestro, la ringrazio per aver accettato l'intervista. Dove e come può contattarla chi desidera studiare con Lei?
Grazie a Lei per avermi rivolto queste domande. Mi può contattare su Facebook, oppure usando l'indirizzo di posta elettronica salvatorecostantini@alice.it, oppure telefonandomi a questo numero: 348.5640826
Canale YouTube del Maestro Costantini - Ving Tjun
Canale YouTube del Maestro Costantini - Brazilian Jiu Jitsu
Sito internet www.vingtjun.it

domenica 16 settembre 2012

La carica dei blogger

Assisto con sincero disgusto all'aumento dei blogger marziali. Personaggi asettici, freddi, esperti del copia e incolla (e traduci) dal web anglofono, glaciali cronisti di eventi o di calendari. Maestri che diventano opinionisti, opinionisti che diventano maestri, praticanti che non vedono l'ora di spiegarci quanto sia bella, quanto sia figa, quanto sia unica, quanto sia maschia la disciplina che praticano. Blogger fanatici che non aggiungono nulla al loro ambiente in un turbinio di autoesaltazione, povertà di pensiero, leccaculismo verso i loro superiori-maestri. Blogger preoccupati di piacere, attenti a non disturbare quel clima di costante rassicurazione tra praticanti che non aspettano altro di sentirsi dire ancora una volta quanto sono fighi, belli, forti e fortunati a fare una certa arte marziale. Preoccupati di mettere “s” per rendere plurale un termine inglese, ignorando il convenzionale uso delle parole straniere che ne favorisce l'acclimatamento, sempre tesi verso la pubblicità per la loro accademia d'origine e mai realmente polemici. Maestri che sono fieri dei loro allievi blogger, perché sanno che sarà fonte di una costante e sottile pubblicità per la loro accademia. Tutto il contrario di quello che dovrebbe essere: il blogger in qualità di libero pensatore dovrebbe essere inviso alle accademie e spina nel fianco pensante per i guru d'ogni sorta. Accade in tutte le arti marziali, ma nel Jiu Jitsu sta diventando insopportabile. Dove è la critica, dove la ricerca delle magagne dell'ambiente, dove le idee per migliorare, dove sono esposti i punti deboli? Il nulla. Un manipolo di fan esaltati e basta. Un commento a firma del Maestro Giulio Candiloro recitava così: "L'ambiente è ormai diventato FANATICO, c'è gente che fa il segno dello shaka ovunque, anche ad un battesimo! La cosa no va bene... chi sceglie di praticare il jiu jitsu/grappling/mma lo fa per praticare un'attività fisica salutare al pari di chi gioca a tennis, fa nuoto o altro e questo non lo distingue dalla massa ne lo rende un illuminato". 
Praticare Jiu Jitsu in maniera alienante non ci renderà migliori. Praticare Jiu Jitu da un paio di anni e ripetere ogni giorno “il Jiu Jitsu è la mia vita” è da sociopatici e pone dei seri dubbi su cosa diavolo si facesse prima nella suddetta vita, riempire i socialnetwork di poster autocelebrativi del Jiu Jitsu è sintomatico di persone vuote e incolte. Prendere tutto il “pacchetto Jiu Jitsu” e farci girare intorno la propria vita è preoccupante: T-shirt Venum, infradito Avaianas, segno dello shaka in tutte le foto, zainetto a tema... ma chi vi ha plagiato così? Loro, anche loro. Gli inutili blogger che sovente praticano o esortano a praticare vicendevolmente l'atto che Mister Wolf di Pulp Fiction pregava di non fare, affinché non ci si accontentassi troppo presto del risultato ottenuto...
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