sabato 28 maggio 2011

Un Ju Jitsu a contatto pieno è possibile

Da molti ignorate, le percussioni sono un bagaglio autentico del Ju Jitsu. Di modi per colpire ne esistono sia di propri della dolce arte sia di assorbiti dalla sempre nipponica arte del Karate. La presenza delle percussioni fa del Ju Jitsu una disciplina estremamente completa, difatti il nome -ju jitsu- in passato indicava un ricco numero di abilità marziali differenti (Kwansetsu, Nage, Osae, Atemi, Jime...).
Al di là di pratiche archeologiche (vedi Koryu) che invecchiano e inchiodano in pratiche anacronistiche un'arte in costante evoluzione, attualmente col termine Ju (o Jiu) Jitsu o Ju Jutsu troviamo i seguenti tipi di competizioni: il Ju Jitsu Fightimg System, il Brazilian Jiu Jitsu, il Ju Jitsu Duo System e... rare ma indagabili sul web competizioni di Ju Jitsu a contatto pieno. A me sconosciute sul nostro territorio, le competizioni di Ju Jitsu a contatto pieno offrono, a mio giudizio, spunti sul come perfezionare la pratica della dolce arte e per le caratteristiche proprie e sfaccettate del Ju Jitsu un ponte, un'anticamera per le Mixed Martial Arts.
I video proposti sono tutti a contatto pieno ma talvolta differiscono per particolari del regolamento. Buona visione. (Se siete interessati ad uno studio delle possibilità del Jiu Jitsu a contatto pieno contattatemi per scambiare idee, allenamenti e bozze di regolamento a nimercuri@gmail.com)



lunedì 23 maggio 2011

Il metodo Bianchi, questo sconosciuto.

Il metodo Bianchi è stato il primo Ju Jitsu di larga diffusione in Italia. Il Maestro Bianchi, campione militare di Savate (particolarmente diffusa nell'aerea ligure), impegnato nella Seconda Guerra Mondiale in una colonia giapponese, ebbe modo di apprendere il Ju Jitsu e di allenarvisi con i militari giapponesi. Entusiasta di questo stile di combattimento, che dobbiamo immaginare rivoluzionario per le conoscenze del tempo, decise di diffonderlo partendo dall'immediato dopoguerra, addirittura in un primo tempo in forma gratuita.
Negli anni questo Ju Jitsu di trasmissione italica è divenuto un metodo ufficialmente riconosciuto dalle diverse federazioni e probabilmente uno dei più diffusi sul nostro suolo. Il metodo consiste in ben 100 scenari, ove si mostra attacco e  difesa, in Kumite prestabiliti. Le 100 tecniche sono divise in 5 gruppi di 20 tecniche ciascuno. Questa codificazione ad opera dei perfezionatori del metodo, viene effettuata per aree tematiche: gruppo con prevalenza tecniche di proiezione, gruppo con prevalenza lussazione-chiave articolare e via dicendo. Di qui le varie azioni possono essere concatenate, unendo tecniche di proiezione a tecniche di soffocamento per esempio.
Nella mia pratica ho potuto constatare che il metodo viene spesso dato per conosciuto e noto anche da chi in realtà non lo conosce.
Le particolarità tecniche proprie del metodo sono variegate. E' assente il gioco di gambe tipico del Judo o di altri stili di Ju Jitsu per quanto riguarda le proiezioni che dànno la schiena all'avversario: nel perfezionare un O'Goshi ad esempio non sarà la gamba destra ad iniziare l'azione ma la sinistra che si allineerà alla destra e la destra che finirà non posizione speculare a quella iniziale (singolarmente questo approccio alle proiezioni è praticato in maniera del tutto simile nei primi video del Gracie Jiu Jitsu). Le percussioni sono sempre finalizzate all'aprire la possibilità di proiezione o lussazione o, ancora soffocamento. In alcuni casi sono diretti verso bersagli particolarmente sensibili. Altra caratteristica del metodo è la presenza di azioni spiccatamente acrobatiche e dal sapore eroico e di sacrificio totale, che comunque possono essere tranquillamente eliminate.
Il metodo non prevede una formalizzazione dei settori e delle relative tecniche ovvero non prevede che le situazioni prestabilite siano inscindibili. Pertanto ogni azione prevede la possibilità di essere scorporata e deve essere piuttosto un principio staccato dall'esecuzione nel solo settore.
Ecco alcune azioni tratte dall'opera del Maestro Orlandi "Ju Jitsu Moderno" delle Edizioni Mediterranee.

giovedì 19 maggio 2011

Creare un proprio stile e insegnarlo

Li conosciamo tutti. Hanno curriculum esorbitanti, iperbolici, vantano vittorie sportive in dubbi eventi, stage e seminari con nomi di manga giapponesi e o improbabili monaci cinesi. Basta fare giri e giretti sul web e qualche ricerca mirata ed escono fuori. Sono i maestri del nulla, personaggi con esperienze palesemente inventate. Spesso è sufficiente una sommaria ricerca per capire che il loro vissuto è interamente falso. Sebbene mi siano oscuri il coraggio e l'impudenza per fare ciò non mi sono oscure le motivazioni. L'uomo occidentale, l'uomo che segue mode e trend e non ama l'ignoto, desidera il "made in...", desidera la certificazione, per questo lo fanno. Gonfiare le proprie esperienze o vantare conoscenze di stili di Kung Fu mai studiati serve per soddisfare questa necessità. Per dare certezze. Nella migliore delle ipotesi questi personaggi hanno, successivamente, compiuto studi riparatori, hanno preso i contatti giusti e finalmente si sono inseriti in un lignaggio riconosciuto.
Altri invece, anche senza nessuna vocazione, si tuffano a prendere l'esclusiva della diffusione di un determinato stile marziale. E' successo nel Karate ad esempio, ove, una volta sdoganati gli stili a contatto pieno, c'è stata la corsetta per prendersi l'esclusiva. E' successo nel Kung Fu, ove molti si sono affannati a cercare un proprio lignaggio, purché di loro esclusivo dominio.
Tanto per i millantatori quanto per questi ultimi, una cosa sembra fondamentale: insegnare qualcosa di certificato, di origine controllata.

Una volta cercavo informazioni sopra un determinato stile di Kung Fu e mi imbattei in un Sifu che insegnava vicino casa mia.

mercoledì 18 maggio 2011

Recensione Libri TTF: Ju-Jitsu per tutti

Per chi vuole praticare il Ju Jitsu giapponese staccandosi dalla discutibile validità delle Koryu (scuole antiche di discendenza riconosciuta) e non vuole praticare il Ju Jitsu sportivo non rimane che una scelta: Approfondire personalmente. In questo compito non facile è ben riuscito Cosimo Costa, che dai suoi studi e dalla sua pratica, anche multidisciplinare, ha coniato un suo stile di Ju Jitsu, il Mizu Ryu (scuola dell'acqua). Il Ju Jitsu espresso nel libro "Ju-Jitsu per tutti" è davvero un ottimo esempio del moderno Ju Jitsu. Senza perdersi in forme, salici piangenti, miti e leggende, Cosimo Costa mostra quello che deve essere oggi il Jiu Jitsu, almeno a mio parere: "Japanese Martial Arts" ovvero una rivisitazione delle principali arti marziali giapponesi, che comunque sono state tutte figlie del Ju Jitsu. Proprio per questo motivo nel libro troviamo tanto percussioni, quanto proiezioni, tanto tecniche di lussazione quanto di immobilizzazione o soffocamento. Queste tecniche sono contemporaneamente proprie del Ju Jitsu e condivise da altre discipline giapponesi che spesso le hanno anche perfezionate. Così ogni karateka troverà note molte delle tecniche di pugno o di calcio, ogni judoka le tecniche di proiezione, ogni aikidoka quelle di lussazione. Il Ju Jitsu in origine era una disciplina variegata comprendente tutto questo, che poi ha anche preso la via della specializzazione negli stili menzionati. Dal testo evinciamo anche la filosofia tecnica del Ju Jitsu, ovvero quella legata all'azione compiuta con uso intelligente del corpo. Ricco di foto, sufficiente nella spiegazione delle tecniche, con tanto di tabelle riassuntive delle tecniche salienti Cosimo Costa ha realizzato un'ottima panoramica del Ju Jitsu giapponese. Arte marziale che storicamente si è definita come di sintesi dei vari aspetti del combattimento e di varie discipline marziali.

Autore: Cosimo Costa
Titolo: Ju Jitsu per tutti
Casa editrice: Edizioni Mediterranee

sabato 14 maggio 2011

Allenamento col Campione 2 (Iron Mike)

Diciamo che muoversi in libertà col Maestro è sempre difficile. Tutti lo abbiamo sperimentato. Torniamo un po' bambini, vogliamo dimostrare, vogliamo dare soddisfazione, abbiamo un rispetto profondo e certo timore reverenziale. Se il Maestro è anche un super Campione di diverse discipline, ha una forza disumana, una tecnica stellare e via dicendo, il compito è ancora più difficile. Michele ti schiaccia col peso della sua forza, con la sua tecnica sopraffina e col suo nome.
Posto questo allenamento Soft non tanto per i contenuti tecnici, che per ciò che riguarda la mia persona sono totalmente assenti visto che ero troppo impegnato a non essere finalizzato dal solo sguardo di "Iron Mike" (chi conosce michele sa che è come boxare con Tyson per un pugile), quanto per mostrare a tutti i neofiti delle MMA, come me medesimo, una metodica molto leggera, in cui i colpi vengono accennati a mano aperta e per conseguenza risalta il profilo lottatorio, ma si sperimentano le distanze nella loro totalità. Altro buon motivo per postare il video è vedere un Michele Verginelli che forse non tutti conoscono, calato nella veste dell'insegnate che si diverte col suo alunno, con l'umiltà e la semplicità che lo caratterizzano.
Ovviamente vi consiglio di provare lezioni private con lui, nella momentanea assenza di corsi collettivi. Michele è sempre disponibile a venire incontro a chi desidera imparare. Contattatelo a verginellimichele@gmail.com, lezioni di MMA da un pioniere delle MMA in italia... scusate se è poco!

lunedì 9 maggio 2011

Hitler polemico sul Jiu Jitsu

Questa scena del film "la caduta" è diventata la piattaforma ufficiosa per video sarcastici. Il web ne è pieno per ogni argomento, in altre lingue è stata usata anche per ironizzare sul Jiu Jitsu. Da parte mia non ho voluto mancare alla ghiotta occasione che fornisce questa pratica per fare un po' di sana ironia sul mondo del Jiu Jitsu... e mi sono dato al sottotitolaggio

Combattimento reale... nulla di paragonabile.

Paul Vunak, uno che di arti marziali se ne intende davvero, è molto deciso in merito: "E' una triste e comune storia. Una cintura nera battuta in una rissa da una persona marzialmente non istruita"...
In un suo libro, Vunak,  se ne esce così, distruggendo incrollabili certezze, addirittura quella della cintura nera e della relativa abilità combattiva. Purtroppo non ha tutti i torti.
La realtà dell'autodifesa, termine da preferire a difesa personale, non ha niente di paragonabile, nessuna pratica marziale gli si avvicina. Le variabili sono troppe e il fattore sorpresa gioca tutto. Ma le mie opinioni contano zero, non ho veri combattimenti né in strada né in ambienti più comodi. Vediamo quindi di estrapolare qualche informazione sul combattimento reale da chi ne sa più di me e da fatti e misfatti.
Taisen Deshimaru nel suo stupendo saggio "lo Zen e le Arti Marziali" (saggio che certamente i vostri maestri conosceranno... o forse no, ma è lo stesso) scrive: "Le arti marziali non sono teatro, né sport, né spettacolo. Il loro segreto diceva sempre Kodo Sawaki, è che in esse non esiste né vittoria né sconfitta. Non si può né vincere  né essere vinti! Negli sport è diverso perché in essi c'è il tempo per pensare, per decidere, per agire., mentre nelle arti marziali non c'è che l'istante. La vittoria o la non vittoria, la vita o la non vita si decidono nell'istante
... Nell'istante. "Qui ed ora!".
Beh, effettivamente negli sport da ring, è noto; l'incontro si pianifica ed ha poche variabili. Il peso è stabilito, la data è stabilità, la preparazione è stabilita, spesso è noto anche l'avversario, i suoi vizi e le sue virtù. Si compiono gesti rituali che, come per riflessi condizionati, ci preparano. Si prepara il Gi (Kimono) oppure si mettono i guantoni, si stringe la cintura oppure si mette la conchiglia. Tutto è stabilito e pianificato. Non è la realtà della competizione che ci può spaventare perché è nota ma solamente il nostro stato d'animo. Può sorprenderci una certa ansietà o una certa insicurezza. Ma non è la realtà a sembrarci ostile ma è il nostro animo. La realtà è stata pianificata, visualizzata e visionata, predetta, prevista, organizzata.
Quando è la realtà a sorprendere il nostro animo, perché questa, la realtà, ci coglie di sorpresa lì sorgono guai.
Un episodio di cronaca nera, accaduto ad un pugile professionista e affermato ci traghetta nel mondo dell'imprevisto, dell'animo che non ha il tempo (che Deshimaru diceva non esistere nella dimensione marziale) di adeguarsi alla realtà mutevole ed imprevista. Arturo Gatti, campione del mondo di pugilato, viene trovato morto in una stanza di albergo in Brasile. Le circostanze della morte non sono chiare. Sì può solo sapere quello che si era inizialmente ricostruito e che le agenzie italiane hanno battuto. La moglie lo ha prima colpito alla testa con un oggetto contundente per poi strangolarlo con la tracolla della borsa. La polizia brasiliana lo ha catalogato come suicidio ma la madre del pugile afferma che la moglie aveva detto di volerlo uccidere e un suo amico sostiene che sia inverosimile l'ipotesi della polizia. I commentatori su internet osservano l'inadeguatezza della polizia brasiliana e il goffo tentativo di proteggere la moglie, accusata di omicidio altrimenti, anche lei brasiliana.
 Una vita passata a combattere. Poi, di colpo, arriva un avversario che non hai pianificato, vile, meschino, codardo, ti prende magari alle spalle. La realtà non dà il tempo all'animo di adeguarsi ad essa.

Recentemente i mezzi di informazione hanno diffuso la notizia dei quattro giovani, un maggiorenne, due minorenni e una ragazza, che hanno ridotto in fin di vita due carabinieri. Durante un ordinario controllo era stata contestata al maggiorenne la guida in stato di ebrezza. Il giovane e i suoi amici hanno aggredito i militari, pestandoli a sangue, causando lesioni gravissime.
I carabinieri sono dei militari e come tali armati e teoricamente vigili e pronti all'emergenza. Eppure lì e d'improvviso è successo qualcosa che è sfuggito al loro controllo. Gli aggressori a giudicare dall'età sono ancora nell'età dello sviluppo, tra loro una ragazzina.

Ancora una vicenda che coinvolge "la Benemerita"  ci narra di un episodio simile ma con sensibili differenze. Due fratelli, da alcuni giornali indicati come due bruti nerboruti, hanno aggredito due militari che si erano permessi di chiedere loro un documento. Non l'hanno presa bene. Prima gli insulti poi una testata, poi i due carabinieri a terra coperti da calci e pugni. Roma, zona appio-tuscolano, IV Miglio.
Per quanto vigliacco possa essere un attacco, questo è accaduto durante un controllo, e con protagoniste persone che hanno prima iniziato la rissa verbalmente e poi aggredito con la più banale delle testate. Per quanto possa essere stato "traditore" l'aggressore, non proprio una situazione di relax, eppure qualcosa è andato storto.

La realtà dell'aggressione ancora non ha trovato una soluzione in nessun tipo di allenamento marziale che ho visto e meno che mai in sport da combattimento. Non c'è da stupirsi. L'aggressione è una variabile impazzita, è un vespone entrato in camera. Può toccarci come non farlo, ma non si può controllare del tutto.
Avevo scritto che autodifesa è un termine che preferisco a difesa personale. Deve essere chiaro fin dalla terminologia che la capacità di difendersi qualora possibile e allenabile sia qualcosa di intrinseco, interno a noi.  "auto" prefissoide che indica sé stesso ci chiarisce che tutto deve scaturire da capacità acquisite. Difesa personale si contrappone, invece, alla difesa di beni materiali, o alla difesa giuridica e quant'altro. Girare con due bodyguard può essere per difesa personale, ma non è per autodifesa perché c'è l'elemento che esula dal soggetto che intende difendersi, ovvero le due guardie del corpo. In mancanza di soluzioni, che magari cercheremo in seguito, non posso che offrirvi questi capziosi cavilli linguistici. L'importante è che sia chiara una cosa, un concetto che dà anche il titolo di un paragrafo del libro di Paul Vunak col quale ho aperto.
Combattimento reale? Non esiste nulla di paragonabile in quello che facciamo in palestra.



Come diceva lo scrittore Giuseppe Berto se c'è qualcosa che ci può salvare questa è l'ironia. E Bus Rutten ne ha davvero e di pregevole fattura.

venerdì 6 maggio 2011

I siti delle arti marziali on-line

Nel penultimo post abbiamo visto le dinamiche e le ragioni del supporto didattico virtuale per le arti marziali.
Sebbene ancora non ne siano chiari i confini, l'apprendimento in internet è sicuramente una nuova frontiera con la quale confrontarsi. Probabilmente non adatto al neofita totale (ma non è detto), indubbiamente influenzato anche dalle caratteristiche della disciplina che si intende praticare (se richiede o meno la presenza di un compagno, esercizi di coppia ecc.), questo approccio ha coinvolto praticamente tutte le arti marziali e gli sport da combattimento. Ecco per voi una breve, e certamente incompleta, rassegna delle scuole, dei corsi e dei supporti presenti sul web divise per disciplina (alcuni sono anche gratuiti).
Ovviamente TryToFight! non è garante per i siti che verranno esposti. La lista si limita alla citazione delle risorse telematiche, non è una certificazione di qualità, né un suggerimento.
Lista in costante aggiornamento: segnalate i siti assenti nel link per i commenti! Segnalate siti fraudolenti.

Jiu Jitsu/Grappling/ Japanese Ju Jitsu
www.gracieuniversity.com                                   
http://www.submissions101.com/
http://jeanjacquesmachado.com/onlinetraining/
http://www.ultimatejujitsu.com/
http://www.jiu-jitsu.net/
http://www.combatjiu-jitsuacademy.com/
http://www.draculinobjjtraining.com/
http://www.ehow.com/videos-on_1792_mma-ground-fighting-self-defense.html
http://www.ehow.com/videos-on_1690_advanced-brazilian-jiu_jitsu-moves.html

MMA
http://www.mma-training.com/
http://www.defenseondemand.com/default.asp
http://www.jiu-jitsu.net/
http://www.mmahomestudy.com/
http://www.ehow.com/video_4458967_learning-ground-work-mma.html
http://www.ehow.com/videos-on_1792_mma-ground-fighting-self-defense.html
http://damagecontrolmma.com/training/

Jeet Kune Do
http://www.tommycarruthers.com/
http://www.jpjkd.com/
http://jeetkunedouniversity.com/enroll
http://www.sgvjeetkunedo.com/

Karate
http://karateclassesonline.com/
http://www.gojushorei.com/Goju-Shorei_Home.php
http://users.iafrica.com/a/as/ashihara/webdoc37.htm
http://www.downloadkarate.com/
http://www.all-karate.com/129/how-to-learn-karate
http://www.ehow.com/videos-on_2313_beginner-kyokushin-karate-techniques.html

Kung Fu
http://www.energiaeforma.it/p.php?PAG=introduzione&argomento=1&ambito=corso
http://ikungfu.net/
http://www.awcaonline.com/emedia/dlp.html
http://www.kwokwingchun.co.uk/distance-learning-wing-chun
http://www.fongswingchun.com/academy-correspondence.php
http://www.cheungswingchun.com/c/3507/1/correspondence-courses.html

Krav Maga
http://www.kravmagabootcamp.com/
http://maxkravmaga.com/

Aikido
http://www.ehow.com/videos-on_1733_aikido-basic-techniques.html
http://learnaikidoonline.com/
http://www.iwamaryuaikido.com/index.php

martedì 3 maggio 2011

In Cina Hostess a lezioni di Kung Fu

A mali estremi, estremi rimedi. Una compagnia di linea cinese dichiara guerra alle molestie degli ubriachi a bordo dei voli. In Cina si tratta di un problema piuttosto grave che mette a rischio l'incolumità dei passeggeri e (spesso molestati) e delle hostess. Si corre ai ripari: le hostess si sottopongono alle lezioni di kung fu per poter difendere e difendersi (Foto Iberpress)
Stile Wing Chun

Testo e fonte La Repubblica

lunedì 2 maggio 2011

Imparare le arti marziali on-line. Didattica del nuovo millennio.

Yang Lu Chan, creatore del Tai Chi stile Yang, narra la leggenda, imparò il tai chi della famiglia Chen spiando i loro allenamenti. Un'altra storia circa il suo apprendimento delle arti marziali (storicamente più supportata) fa giocare un ruolo chiave ad un libro. Imparate le arti marziali egli decise di perfezionare un suo stile anche sulla base delle nozioni apprese dalla lettura di un libro di uno studioso marziale trovato per caso.

Helio Gracie imparò il Jiu Jitsu guardando le lezioni di suo fratello Carlos. Le fonti disponibili sembrano non avere piacere di esporre questo particolare apprendimento e sono un po' vaghe circa la formazione di Helio. Girando per il web, invece, è lo stesso sito della Gracie Academy a fare chiarezza. Così spiegano "Helio imparò tutte le tecniche a memoria guardando i fratelli allenarsi" e ancora "Helio capì che le tecniche che aveva imparato guardando erano difficili per lui che era più esile di suo fratello Carlos".

Posseggo libri di Kung Fu ove il divulgatore di un certo taolu (forma) certifica l'originalità di alcuni passaggi della forma partendo dalla visione che ne ha avuto su dei libri.
Nello stesso modo, per citare esempi più vicini a noi, tutte le persone che conosco nell'ambito marziale fanno uso di internet per vedere alcune tecniche o migliorarle oppure studiarne le varianti.

C'era un tempo e non è neanche lontano, tant'è che ci sono ancora tracce sul web, in cui maestri delle più disparate arti marziali tornavano maestri dopo la semplice conoscenza di un anonimo cinese per esempio, sconosciuto, irreperibile, insondabile. C'era un tempo, che è finito con la rivoluzione telematica, ove l'aver semplicemente visto all'opera un grande maestro giapponese era grande vanto per un insegnate e questo bastava a far tremare le vene ai polsi degli studenti... il maestro era davvero preparato! In quel tempo possedere un libro davvero pregiato sulle arti marziali significava essere maestri. Avere avuto contatti anche minimi, che oggi definiremmo stage, con persone esotiche significava diventarne rappresentanti. Ancora oggi non fatichiamo a trovare persone che hanno appreso dai libri, dalle VHS o da improbabili viaggi e filmici maestri chu cha quaa o yokopoko mayoko.
Oggi nell'epoca in cui possiamo vedere tutte le volte che vogliamo, anche modificando l'immagine per velocità o altre qualità, oggi che possono entrare a casa nostra quando desideriamo Helio Gracie, Hiroshi Shirai, Morei Uesihiba, Jigoro Kano, Mas Oyama, Bruce Lee, Dan Inosanto, Tommy Carruthers e tutti i grandi della divulgazione nonché del combattimento, qualcuno diviene polemico se gli si paventa l'opportunità di imparare qualcosina su internet. Oggi che possiamo avere sterminate informazioni su qualunque marzialista desideriamo, oggi che possiamo disporre di documenti un tempo impensabili e vedere abilità marziali un tempo solo oniriche molti non sono in grado di dare il giusto valore alla grande rivoluzione della didattica.
Diverse scuole dal Jiu Jitsu al Submission Wrestling, dal Karate al Jeet Kune Do, dalle arte marziali agli sport di combattimento propongono corsi telematici spesso anche supportati dalla possibilità dell'incontro in appositi stage che sono generalmente proposti con cadenza annuale.
Ora la questione, a mio modo di vedere è cruciale. Le arti marziali hanno perso quel ridicolo velo di segretezza che spesso le ha avvolte per dispiegarsi in una rete, "nella rete". Personaggi un tempo irraggiungibili per distanza o costo oggi si propongono di diffondere il loro sapere in maniera democratica, perché fruibile da tutti e quasi sempre con costi più che sostenibili.
Ovviamente questa novità fa davvero prudere l'orifizio intragluteo a coloro che hanno speso tempo immondo appresso a insegnanti indegni che gli hanno magari dilatato la didattica in lustri o decenni. Oggi costoro vorrebbero rivendere la stessa merce, distillata piano piano, centellinata, per guadagnare più possibile. Insieme al fattore tempo c'è un fattore concorrenziale: è palese che con questo tipo di didattica la concorrenza non ha più distanze, può essere ovunque. Poi il fattore umano e culturale: la terribile ignoranza in cui molti marzialisti vivono, degno insegnamento del secolo scorso, li rende diffidenti verso qualsiasi novità, molto meglio contare gli addominali in giapponese e fare le flessioni sui pugni che fa molto giapponese marzialista e incazzoso.
Non bisogna essere dei libri di neuroscienze per capire che un apprendimento veicolato attraverso immagini riprese, quindi fedeli al reale (spesso iperreali), può essere una possibilità, soprattutto perché spesso le immagini sono accompagnate da ricchissime spiegazioni o da pagine guida.
Yang Lu Chan e Helio Gracie non avevano internet e come loro, tanti nella storia, hanno dovuto apprendere o guardando o con informazioni di seconda mano e spesso anche per breve tempo. Basta leggere qualche biografia di grandi figure marziali per scoprire che molti di loro hanno studiato meno di tanti fanciulli che hanno iniziato il karate, per esempio, a 10 anni perché la mamma era preoccupata per il bullo della classe e hanno seguitato per inerzia pura e semplice.
Le contraddizione esposte sono evidenti.
Non so se la didattica a distanza (detta "distance learning" o "Home Study Course" generalmente nei siti anglofoni) possa servire anche ab origine, anche per il neofita totale. Purtroppo non lo sono più (purtroppo davvero) e anche se non sono molto lontano da costoro non riesco però ad immaginarmici. Ho saggiato molte discipline attraverso lezioni spesso annose, ho conosciuto praticanti di ogni tipo di realtà marziale, ho letto e mi sono informato. Questo mi distingue dal neofita totale. Certamente però chi già ha delle basi, delle informazioni di massima, può imparare pregevolmente guardando proprio come fece il grande Helio Gracie con il fratello Carlos. Potrà vedere ciò che desidera quando e come vuole e quello che vedrà non sarà rubato con gli occhi ma fatto appositamente per essere fruibile e assimilabile e avrà spesso documenti di testo come supporto e ricche e variegate spiegazioni.
Macelliamo qualche vacca sacra.
Con questo abbiamo introdotto la possibilità dell'apprendimento a distanza. Presto lo approfondiremo meglio.

domenica 1 maggio 2011

Essere colti (marzialmente)

Abbiamo spesso visto su queste pagine come praticare una disciplina legata al combattere spesso sia distante dal combattere vero e proprio. Così come il sempre attuale Bruce Lee ci suggerisce in alcuni suoi scritti, dobbiamo liberaci dei Kata, delle forme, degli schemi rigidi e non ci si deve ingabbiare nel proprio stile. Alcune cose, probabilmente non pienamente utili, mi permetto di suggerirle.

Quando incontro praticanti che anche dopo anni non sanno i nomi delle tecniche o nulla della cultura, delle informazioni relative la disciplina che praticano un po' mi infastidisco. Sapere che alcune tecniche di karate e judo o ju jitsu si denominano con otoshi, non è un vezzo culturale, ma ci spiega molto sulla dinamica di caduta nettamente verticale della tecnica. Così tutte le tecniche che fanno parte della dimensione uchi hanno delle caratteristiche che possono non essere studiate singolarmente e volta per volta. Basterebbe sapere che nell'ultimo termine giapponese si nasconde il concetto di percossa, che nella nomenclatura nipponica si differenzia dal pugno. Avere un lessico del tutto intraducibile, perché non ne capiamo un piffero, è solamente un inutile fardello. Non sapere che nel Kung Fu bong sao significhi braccio ad ala, ci fa chiedere se non sia migliore indicare questa tecnica con una dicitura italiana. Come spesso accade, i nomi delle tecniche parlano e spiegano molto. Non sapere che Ma Bu o Kiba dashi significa posizione del cavaliere, ci priva di un siggerimento visivo importante e ci priva di un messaggio che forse voleva conservare chi ha divulgato la tecnica con questo nome. Jujiteri che ignorino alcune basi storiche e filosofiche del Jiu Jitsu sviluppato dai Gracie effettivamente non fanno altro che praticare una forma di Judo a terra, senza capire le implicazioni profonde della loro pratica. Contare in giapponese gli addominali, cosa facevo fin da bambino, non serve se poi sono oscure terminologie come sandan, o ikkyo. Avere cultura marziale non è solo un vezzo ma ci semplifica il lavoro. Ci aiuta a categorizzare, a sapere in anticipo l'argomento di una tecnica o di un principio, ci aiuta a sapere come chi ci ha preceduto vedeva una determinata azione o cosa.
Nello stesso modo informarsi su discipline che non pratichiamo ci aggiorna sull'evoluzione del marzialismo e dà alla nostra pratica il senso della scelta... e non che siamo capitati per caso alla palestra più vicina.